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Come vanno le PMI industriali italiane? Prime in produttivit� e seconde per fatturato. I dati e statistiche Studio Mediobanca 2025


Le medie imprese industriali in Italia rappresentano un segmento chiave del sistema produttivo nazionale, costituite da realtà con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 500 e un fatturato annuo oltre i 19 milioni di euro ma inferiore ai 415 milioni. La struttura tipica è quella del “capitalismo familiare”, spesso con assetti proprietari autonomi.

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Secondo i dati forniti da Mediobanca, Unioncamere e il Centro Studi Tagliacarne, le imprese di media dimensione incarnano l’efficienza del made in Italy, trainando comparti come meccanica, agroalimentare e chimico-farmaceutico. Queste aziende rappresentano il 17% del fatturato totale dell’industria manifatturiera, contribuendo considerevolmente anche a export e occupazione.

Produttività e Fatturato: Il Primato delle PMI Italiane in Europa

Sul fronte della produttività, il segmento delle medie imprese italiane si distingue nel panorama europeo. Nell’ultimo decennio, l’aumento della produttività del lavoro è stato del 31,3%, superiore non solo alla media spagnola (+29,9%), tedesca (+25,8%) e francese (+20,2%), ma anche alle performance storiche del Paese.

Il fatturato complessivo è cresciuto di quasi il 55%, il che posiziona queste aziende al secondo posto in Europa, dietro solo alle cosiddette “mid cap” spagnole. Per quanto riguarda l’occupazione, l’incremento è stato del 24,2% dal 2014 al 2023. Questi risultati sono una conferma della centralità del modello produttivo italiano nel contesto industriale europeo.

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L’orientamento verso l’innovazione è evidente: quasi una media impresa su due possiede almeno un brevetto, risultati che, in Europa, sono superati solo dalla Germania. Le imprese industriali medie mostrano un’eccezionale propensione all’export, con una quota che raggiunge il 42% della produzione totale e il 45% sul totale nazionale.

Le strategie di crescita privilegiano la penetrazione in nuovi mercati esteri (programma dichiarato dal 70% degli imprenditori intervistati), lo sviluppo tecnologico avanzato (55%) e la creazione di nuovi prodotti e servizi (52%). I comparti più attivi sono caratterizzati da elevate capacità innovative nelle specializzazioni di nicchia.


  • Brevetti: 45,8% delle aziende

  • Investimenti in tecnologia: 55%

  • Espansione sui mercati esteri: 70%

Analisi Territoriale: Performance delle Medie Imprese nelle Principali Regioni Italiane

Il tessuto delle medie imprese italiane è fortemente radicato sul territorio, con regioni dove la densità e la performance risultano particolarmente elevate:









Regione

N. aziende

Fatturato (mld €)

Addetti

Quota export regionale (%)

Emilia-Romagna

467

25

58.700

36,5

Toscana

231

12,3

29.038

45,3

Campania

171

10,1

19.600

30,6

Piemonte e Valle d’Aosta

350

18

43.500

circa 44,4

Liguria (area metropolitana Genova)

0,937

61 (di Genova sul totale regione)

Le province leader, come Torino, Cuneo, Firenze, Parma e Napoli, si distinguono sia per volumi di fatturato che per apertura all’internazionalizzazione. Gli indici di efficienza e redditività, misurati dall’Ebit margin, raggiungono anche il 10,6% in alcune aree. Emilia-Romagna e Toscana confermano la loro vocazione all’export nei settori ad alto valore aggiunto, mentre Piemonte presenta casi di successo con forte orientamento tecnologico.

Le Principali Sfide delle PMI Industriali: Competizione, Pressione Fiscale, Energia e Dazi

Le imprese medie in Italia si confrontano costantemente con diverse criticità:


  • Concorrenza low-cost: Circa il 70% degli intervistati segnala la presenza crescente di operatori stranieri dai costi competitivi, specie dalla Cina.

  • Pressione fiscale: Il tax rate medio è superiore di 5,8 punti percentuali rispetto alle grandi imprese. Secondo i calcoli Mediobanca, le differenze fiscali hanno inciso per oltre 6 miliardi di euro nell’ultimo decennio.

  • Caro energia: Il 60% delle aziende dichiara un impatto negativo sui margini a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia.

  • Dazi e protezionismo: Più della metà delle aziende teme conseguenze rilevanti sui bilanci da eventuali nuovi dazi USA; alcune risposte operative includono il rialzo dei prezzi per l’export negli Stati Uniti o la diversificazione dei mercati.

  • Burocrazia UE: Oltre un terzo delle aziende evidenzia la difficoltà di aderire ai programmi di transizione ambientale a causa di elevato carico burocratico.

Capitale Umano e Diversità: Occupazione, Competenze e Inclusione nelle PMI

L’aumento dell’occupazione nel segmento delle medie imprese è stato notevole nel decennio analizzato (+24,2%). Tuttavia, rimane irrisolto il mismatch tra domanda aziendale e competenze disponibili: l’80% dei dirigenti segnala difficoltà nell’assunzione di profili tecnici e scientifici.


  • Didattica e formazione: Solo il 40% delle aziende ha investito in programmi formativi per il personale negli ultimi anni.

  • Automazione: Il 37% mira a potenziare l’automazione per sopperire alle carenze di competenze.

  • Inclusione: La presenza femminile resta inferiore al 25%, mentre la quota di under 30 impiegati si attesta al 18,3%.

Sostenibilità e Transizione Verde: Obiettivi, Percorsi e Ostacoli

Il tema ESG (Environmental, Social, Governance) assume rilevanza crescente: oltre l’80% delle medie imprese ha avviato progetti in ambito sostenibilità, dei quali il 67% concentrati sulla riduzione dell’uso di fonti fossili.

Tuttavia, soltanto il 40,9% valuta l’obiettivo di “zero emissioni” entro il 2050 come realisticamente conseguibile. Le principali difficoltà risiedono nella complessità delle procedure e nella mancata capacità di misurare efficacemente le emissioni di gas serra (un nodo critico per il 62,3% delle aziende).


  • Uso di fonti rinnovabili e riciclo: 67% e 62% rispettivamente

  • Formazione ambientale sul lavoro: 43%

  • Barriere burocratiche nei programmi UE: 35%

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