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Ferentino rilancia il Basso Lazio: la Tav come motore di sviluppo economico e sociale


Una sfida per il futuro del territorio

Lunedì 30 giugno, Ferentino ospiterà un appuntamento cruciale per lo sviluppo del Basso Lazio: il convegno promosso dalla CISL Lazio dedicato alla proposta di realizzazione della Stazione Tav tra Ferentino e Supino. L’iniziativa, fortemente voluta dal segretario generale Enrico Coppotelli, ha un obiettivo chiaro: trasformare un’infrastruttura in un volano di crescita economica e sociale per le province di Frosinone e Latina, e per l’intera area centro-meridionale del Paese.

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Non si tratta di un semplice incontro celebrativo, ma di un confronto operativo tra oltre cento rappresentanti del mondo istituzionale, produttivo e sindacale, riuniti per discutere del potenziale di un’opera capace di cambiare la geografia economica del territorio.


Il modello Reggio Emilia e la visione interregionale

Il riferimento è ambizioso: la stazione Mediopadana di Reggio Emilia, simbolo di rigenerazione urbana e innovazione economica. La scommessa della CISL Lazio è che lo stesso processo possa realizzarsi anche in una zona storicamente compressa tra marginalità e potenziale. Una zona che oggi, grazie alla sua posizione strategica e alla presenza di assi viari cruciali come l’autostrada A1 e la via Casilina, potrebbe diventare un vero e proprio hub interregionale.


La futura stazione avrebbe infatti un bacino di utenza vastissimo, esteso ben oltre il Lazio: Molise, Abruzzo, Alta Campania. Una visione che supera la logica dell’opera locale per abbracciare una dimensione macroterritoriale, capace di influire positivamente su tutta l’Italia centrale.


I numeri e le proiezioni della CISL

Le proiezioni presentate dalla CISL Lazio parlano chiaro: la realizzazione della stazione potrebbe generare un aumento del 30% dell’occupazione e una crescita del 40% delle imprese attive. Si tratta di stime fondate su uno studio tecnico-economico dettagliato, che verrà consegnato ufficialmente nel corso del convegno.

Secondo Enrico Coppotelli, quello della CISL è un “documento concreto, sostenuto da dati e con un profilo di fattibilità già delineato”. Una proposta realistica, pensata non per alimentare illusioni ma per tracciare una strategia condivisa e sostenibile.

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Un fronte istituzionale compatto

A testimoniare l’importanza dell’iniziativa è la partecipazione di esponenti di primo piano delle istituzioni: dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, fino ai sindaci dei comuni coinvolti e ai rappresentanti delle imprese del territorio. Una convergenza rara nel dibattito infrastrutturale italiano, che lascia intravedere la possibilità concreta di passare dalle parole ai fatti.

Il metodo, in questo caso, è tanto importante quanto il contenuto. Niente annunci vuoti, ma progettualità, numeri, interlocuzione diretta con RFI e Ferrovie dello Stato, e soprattutto una chiara volontà politica di non restare più ai margini.


Perché la Tav può fare la differenza

Il Basso Lazio sconta da tempo un ritardo strutturale in termini di connessioni e infrastrutture moderne. Eppure, il territorio è ricco di distretti industriali, università, risorse umane e competenze che aspettano solo di essere valorizzate. In questo contesto, la Stazione Tav può rappresentare la chiave di volta, l’opera in grado di integrare il territorio nel sistema Paese e renderlo finalmente competitivo.

Quello del 30 giugno a Ferentino sarà quindi più di un convegno: sarà un atto politico e sociale, una dichiarazione d’intenti con alle spalle uno sforzo tecnico, organizzativo e progettuale di grande rilievo.


Il futuro si costruisce con visione e concretezza

Alla base dell’iniziativa c’è la convinzione che il futuro non vada atteso, ma costruito. E costruirlo significa dotare i territori di strumenti per competere e crescere. Significa non accontentarsi più della marginalità, ma pretendere connessioni, risorse e visibilità.

La Tav nel Basso Lazio, in questo senso, è più di un progetto infrastrutturale: è una sfida di metodo, una visione condivisa e un’opportunità concreta. Il punto di partenza di una nuova stagione di sviluppo, che può cominciare da una stazione e da una comunità che ha deciso di non aspettare più.




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