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La Cassazione boccia il decreto sicurezza, rischio incostituzionalità


La Corte di Cassazione, l’organo di terzo grado di giudizio della giustizia italiana, ha espresso un parere molto negativo sul nuovo decreto sicurezza approvato dal Governo Meloni. La Cassazione ha criticato sia la scelta di rendere quello che in origine era un disegno di legge, un decreto di urgenza, in assenza di vere necessità, sia diversi passaggi nel merito.

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Tra questi, in tutto almeno una trentina, le norme sui cortei, sul “terrorismo della parola”, sulle carceri e le detenute madri, e anche sulla lotta alla mafia e sulla prevenzione dei crimini.

Il parere della Corte di Cassazione

Quello espresso dalla Cassazione è un parere, il numero 33 del 2025, non vincolante, ma che rimane comunque molto pesante dal punto di vista giuridico. La prima critica portata dai giudici al decreto sicurezza è il metodo con cui è stato approvato. La legge, molto eterogenea, era nata originariamente in Parlamento come un normale disegno di legge. Il suo percorso parlamentare si è però complicato e il Governo ha deciso di trasformarla in un decreto.

Come sottolineano i giudici però, lo strumento della decretazione da parte del Governo richiede alcuni parametri, in particolare quelli di necessità e urgenza. Non può essere usato per evitare scontri in parlamento o sottrarsi al dibattito. Questa era infatti la ragione citata da Giorgia Meloni, che aveva giustificato il passaggio di provvedimento come un modo per evitare “ulteriori ritardi al Senato“.

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Anche il contenuto eterogeneo del decreto è un problema secondo la Cassazione. La legge contiene articoli che riguardano argomenti troppo vari, dal terrorismo alle carceri, fino alla cannabis light.

Quali sono i passaggi criticati

Secondo la Cassazione però, gli errori nel decreto non sarebbero soltanto quelli tecnici, causati dal passaggio da disegno di legge a decreto. La corte ha segnalato una trentina di passaggi il cui contenuto mette a rischio il testo, e che potrebbero portare, una volta applicati, a provvedimenti di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale.

La Corte ritiene problematiche le norme contro le manifestazioni di dissenso nelle carceri e quelle cosiddette anti-cortei, che puniscono chi manifesta a seconda del luogo o del contesto in cui lo fa. Problemi anche per i passaggi sull’impunibilità dei servizi segreti, sul “terrorismo della parola”.

Finiscono nel mirino anche le norme antimafia, reputate non solo in contrasto con la giurisprudenza e le procedure già stabilite da altre leggi mai abolite, ma anche con alcuni passaggi costituzionali.

Le opposizioni contro il decreto sicurezza

Il giudizio della Cassazione ha comportato gli attacchi dell’opposizione al testo. Simona Bonafè, capogruppo Pd in Commissione Affari Costituzionali della Camera, ha dichiarato:

Il Governo deve assumersi la responsabilità di questo disastro e riveda immediatamente un provvedimento che non regge sul piano giuridico. Si riapra in Parlamento una discussione vera, libera da logiche propagandistiche, per restituire al Paese leggi serie, giuste e coerenti con la nostra Costituzione.

Molte critiche anche da parte di Riccardo Magi di +Europa, particolarmente opposto alle misure restrittive sulla cannabis light presenti nel testo, da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi Sinistra e da Italia Viva.





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