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Trattato globale sulla plastica, le grandi aziende chiedono regole comuni e obblighi condivisi


In vista della conferenza INC-5.2 prevista a Ginevra dal 5 al 14 agosto 2025, oltre 290 aziende, istituzioni finanziarie e ONG, tra cui Coca-Cola, Nestlé, Unilever e PepsiCo, hanno firmato una lettera aperta per sollecitare un trattato globale vincolante contro l’inquinamento da plastica. Lo riporta Packaging Europe, evidenziando l’appello per norme armonizzate e misure ambiziose a livello internazionale.

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Obiettivi comuni – Secondo la Business Coalition for a Global Plastics Treaty, che coordina l’iniziativa, regole comuni rappresentano la via più efficace per affrontare in modo strutturale l’inquinamento da plastica, garantendo al contempo benefici economici, ambientali e sociali su scala globale. Le proiezioni della Coalizione indicano che l’adozione di norme condivise potrebbe portare a un aumento del 77% nella disponibilità globale di contenuto riciclato entro il 2040.

Rifiuti evitabili – La lettera sottolinea che una regolamentazione coerente potrebbe ridurre del 23% i rifiuti gestiti in modo improprio a livello globale, permettendo anche l’eliminazione del doppio dei prodotti plastici definiti “problematici” o evitabili. Tra le misure proposte figurano criteri comuni per il design dei prodotti, sistemi di responsabilità estesa del produttore (EPR) e l’eliminazione progressiva di materiali difficili da riciclare.

Benefici economici – La Coalizione evidenzia che le entrate cumulative derivanti dai sistemi EPR potrebbero più che raddoppiare tra il 2026 e il 2040. Secondo i promotori, questi sistemi aumenterebbero l’efficienza nel riciclo, favorendo anche soluzioni di riutilizzo e ricarica. Inoltre, regole uniformi potrebbero contribuire a ridurre il costo del capitale per le imprese e migliorare le condizioni per decisioni a lungo termine.

Impatto sociale – Tra i vantaggi sociali citati, vi sono la creazione di posti di lavoro lungo l’intera catena del valore della plastica, miglioramenti nei servizi pubblici e sanitari e ricadute positive su settori come il turismo e la pesca, grazie a un ambiente più pulito.

Contesto internazionale – L’iniziativa si inserisce nel solco della Nice Call for an Ambitious Treaty on Plastic Pollution, siglata durante la Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani in Francia. “Per le imprese è cruciale uscire da Ginevra con almeno una bozza iniziale su cui costruire in futuro”, ha dichiarato Fisk Johnson, CEO di SC Johnson.

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Proposte concrete – Johnson ha ribadito la necessità di “programmi EPR ben progettati, criteri comuni per il design degli imballaggi e meccanismi di finanziamento per migliorare la raccolta dei rifiuti nei Paesi del Sud globale”. Secondo l’azienda TOMRA, una regolamentazione armonizzata porterebbe a costi pubblici inferiori, maggiore prevedibilità normativa e crescita occupazionale. L’India, ad esempio, potrebbe vedere un +73% di crescita economica e un +57% di posti di lavoro nella filiera della plastica.

Voci aziendali – Hiroshi Fujikawa, dirigente di Kirin Holdings, ha evidenziato come la mancanza di standard condivisi ostacoli l’efficienza del riciclo: “Un trattato internazionale rafforzerebbe le pratiche aziendali e la competitività, sostenendo la circolarità dei materiali”. Per Gandha Wiraraharja di Amcor Indonesia, “regole comuni sul design dei prodotti e sistemi EPR faciliterebbero soluzioni scalabili e circolari”.

Posizione brasiliana – Andrés González di Unilever Brasile ha dichiarato che solo un trattato robusto e con obblighi comuni può portare benefici duraturi, anche per l’economia brasiliana.

Discussione in corso – Dopo l’ultima sessione dell’INC in Corea del Sud, la Francia ha ribadito l’urgenza di un trattato universale ed efficace, ricevendo il sostegno di 95 Paesi. Tuttavia, secondo Ed Shepherd di Unilever, rimangono lacune nel testo attuale e il rischio di “negoziati infiniti”. Anche WWF, con Eirik Lindebjerg, ha messo in evidenza la necessità di chiarire punti cruciali in vista di INC-5.2.

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