Nel cuore del sistema agroalimentare italiano si annida un pericolo crescente: la criminalità organizzata che diventa sempre più potente, come evidenziato dal Rapporto Agromafie per il 2025.
A testimoniarlo è infatti l’ottava edizione del Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia, frutto del lavoro congiunto tra Coldiretti, Eurispes e la Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e nel sistema agroalimentare. I numeri diffusi mettono in luce una realtà allarmante: le cosiddette agromafie rappresentano un business in espansione che ha ormai raggiunto un valore di oltre 25 miliardi di euro, con un impatto profondo su tutto il comparto, dalla produzione alla distribuzione.
Una rete criminale che soffoca l’eccellenza agricola italiana
L’agroalimentare rappresenta uno dei pilastri dell’economia nazionale, con un valore complessivo della filiera che supera i 620 miliardi di euro e un export vicino ai 70 miliardi. Proprio questa forza attrattiva lo rende terreno fertile per gli interessi mafiosi, che ne hanno contaminato ogni segmento: dall’acquisto dei terreni agricoli alla coltivazione delle materie prime, fino alla trasformazione, alla logistica e alla ristorazione. Un’infiltrazione capillare che sfrutta, manipola e mina l’intera catena produttiva.
Dai campi alla tavola: l’evoluzione delle agromafie
Negli ultimi anni, il crimine organizzato ha affinato le proprie strategie, spingendosi ben oltre i tradizionali schemi. Il rapporto 2025 denuncia un’espansione delle attività illecite anche a livello internazionale. Le mafie agricole utilizzano nuove modalità, come le cosiddette “aziende senza terra” per aggirare i controlli, mentre aumentano le sofisticazioni alimentari, la contraffazione dei prodotti e la diffusione di marchi che evocano l’italianità senza esserlo davvero – il fenomeno dell’italian sounding.
Tra le pratiche più gravi, inoltre, figurano il caporalato, che assume connotazioni transnazionali, l’usura ai danni degli agricoltori, l’appropriazione indebita di fondi pubblici e persino attività di cybercrime, sempre più diffuse in una filiera che si digitalizza ma resta vulnerabile.
Una risposta istituzionale: verso una nuova tutela penale
Il lavoro dell’Osservatorio Agromafie non si ferma alla denuncia. Proprio dalle sue analisi è scaturito un disegno di legge recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, noto come “Legge Caselli”, che introduce una riforma del codice penale con nuove sanzioni specifiche per il settore agricolo e della pesca. La proposta inserisce un capitolo inedito dedicato ai reati contro il patrimonio agroalimentare, colmando un vuoto normativo che per troppo tempo ha favorito l’impunità.
Un allarme che non può essere ignorato
Dietro le cifre del rapporto si nasconde una realtà che mette a rischio la qualità del cibo, la sicurezza dei consumatori, la legalità del mercato e la dignità del lavoro agricolo. Il contributo delle Forze dell’ordine, della Magistratura e degli enti di controllo resta decisivo per contrastare un fenomeno che minaccia non solo l’economia, ma anche l’identità culturale di un Paese che ha fatto del cibo uno dei suoi simboli più forti.
La lotta alle agromafie passa attraverso la trasparenza, la tracciabilità e la valorizzazione della filiera sana. Ma soprattutto, necessita di una consapevolezza collettiva: tutelare l’agroalimentare significa difendere il futuro dell’Italia.
Il video di presentazione del Rapporto
Qui di seguito il video di presentazione del Dossier.
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