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L’AI agentica, il nuovo stratega personalizzato per le aziende


Un nuovo modello di intelligenza artificiale per rendere il pensiero aziendale più intelligente, più originale e distintivo.

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L’intelligenza artificiale già oggi accelera numerose attività aziendali, come l’organizzazione delle fatture, la risposta a domande semplici dei clienti o la stesura di una prima bozza di un report. La prossima rivoluzione è però alle porte, grazie a strumenti ancora più potenti: i modelli linguistici di nuova generazione capaci di ragionare.

Queste AI saranno in grado di aiutare i leader ad affrontare problemi complessi e ad alto impatto, come decidere dove investire, quali prodotti lanciare o come riorganizzare un’azienda. Non si limiteranno a elaborare numeri: sapranno ragionare, testare ipotesi e suggerire azioni.

Il vero punto di svolta è che le aziende non si limiteranno a usare AI generaliste così come sono, ma inizieranno a trasformarle, progettando o selezionando in modo intenzionale sistemi di AI agentica.

Questi “agenti” incorporeranno teorie e obiettivi, apprenderanno dai feedback e condurranno esperimenti per testare le proprie ipotesi e raggiungere i propri scopi. Poiché le aziende possono progettare questi agenti su misura e alimentarli con i propri dati, regole e know-how, l’AI agentica si comporterà come una sorta di stratega personalizzato, perfettamente allineato alla visione aziendale.

Per le decisioni gestionali più operative, gli agenti osserveranno, decideranno e agiranno in base a segnali ricorrenti (come un picco nei resi) e coinvolgeranno gli umani solo quando emergono elementi inusuali o delicati.

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Per le scelte più strategiche e incerte, invece, genereranno diverse ipotesi sul futuro dell’azienda, le testeranno virtualmente e guideranno i leader nei processi decisionali.

Se da un lato alcuni ruoli amministrativi tenderanno a scomparire, crescerà invece la domanda per progettisti e orchestratori di agenti: persone in grado di costruire, testare e guidare questi strumenti, ma anche di sapere quando fidarsi di loro e quando disattivarli.

A emergere saranno le organizzazioni capaci di individuare i problemi giusti, formulare buone teorie per affrontarli, scegliere o costruire gli agenti più adatti e governarli in modo responsabile. Ogni volta che un agente conduce un esperimento, infatti, impara qualcosa di nuovo sul funzionamento del mondo aziendale. E questo know-how, in continua crescita, sarà difficile da imitare per i concorrenti.

Inoltre, si intravede già un’evoluzione nel modo di distribuire il lavoro: non solo le aziende, ma anche il mondo accademico, e in particolare gli studiosi di scienze sociali, economia e management, potranno contribuire allo sviluppo degli agenti AI, fornendo i modelli che li alimentano.

Un’opportunità resa possibile anche dal fatto che oggi, grazie ai modelli linguistici, è sempre più semplice “programmare” fornendo istruzioni in linguaggio naturale. Questa sarà una funzione fondamentale, perché la capacità di modellare il mondo è il frutto di una specializzazione propria di una certa categoria di lavoratori della conoscenza: quei “filosofi e uomini di speculazione”, come li chiamava Adam Smith, “spesso capaci di combinare insieme gli oggetti più lontani e dissimili”.

In sintesi, la prima ondata di AI ha velocizzato le attività di routine. La prossima, quella dell’AI agentica, renderà il pensiero aziendale più intelligente e, nella misura in cui le aziende sapranno progettare i propri agenti, più originale e distintivo.

Le imprese che riusciranno a padroneggiare queste intelligenze guidate da obiettivi non si limiteranno a fare le cose di prima in meno tempo: scopriranno nuovi modi per competere e per vincere.

Sarà cruciale la capacità di modellare i problemi in forme relativamente generali e astratte – “teoriche”, se vogliamo usare il termine più corretto – così come quella di alimentare e testare questi modelli con dati aziendali o, più in generale, con dati il più possibile vicini alle condizioni specifiche dei problemi da affrontare.

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Per farlo, le imprese potrebbero dover contare sempre di più su “filosofi e uomini di speculazione”, sia assumendoli direttamente, sia collaborando con istituzioni che si occupano di modellare e comprendere i meccanismi che guidano le nostre domande e i nostri problemi nel business, nell’economia e nella società.

L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia del giugno 2025 (numero 5, anno 8)



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