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Oxfam: aumentano le disuguaglianze e diminuiscono i fondi allo sviluppo


In occasione della Quarta Conferenza internazionale sul Finanziamento per lo Sviluppo, che si svolgerà da domani a Siviglia, l’Oxfam ha pubblicato un altro dei suoi rapporti che, come specco accade, fotografano l’evidente e strutturale disuguaglianza creata dal capitale, ormai in un fase in cui ha chiaramente perso ogni spinta progressiva.

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Il titolo è già di per sé esplicativo: “Dal profitto privato al potere pubblico: finanziare lo sviluppo, non l’oligarchia“. Bastano pochi dati per dare forma concreta a queste parole: la ricchezza di 3 mila miliardari, dal 2025, è cresciuta in termini reali di 6,5 trilioni di dollari, e oggi è l’equivalente del 14,6% del Pil globale.

Nell’ultimo decennio, in generale, i patrimoni netti dell’1% più ricco al mondo sono aumentati, sempre in termini reali, di oltre 33.900 miliardi. Si tratta di una cifra che è pari a 22 volte quella calcolata come necessaria per portare tutte le persone che vivono al di sotto della soglia di povertà al di sopra di essa. Significherebbe poter portare sopra gli 8,30 euro al giorno circa 3,7 miliardi di persone.

La concentrazione della ricchezza privata è cresciuta di 342 trilioni di dollari tra il 1995 e il 2023, otto volte più di quella pubblica nel corso dello stesso periodo. Questo ha portato, ovviamente, anche a una maggiore influenza delle scelte di gruppi privati su quelle delle autorità pubbliche.

Inoltre, i governi dei paesi più ricchi stanno tagliando nettamente i finanziamenti per lo sviluppo. I soli membri del G7, che sono stati fino a oggi responsabili di tre quarti di tutti gli aiuti ufficiali (anche per il ruolo di sfruttamento storico avuto verso il resto del mondo), hanno deciso di ridurli del 28% entro il 2026 rispetto ai livelli del 2024.

Il rapporto Oxfam sottolinea che, col sottofinanziamento cronico degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS), solo il 16% dei 169 target stabiliti dal programma ONU verranno raggiunti entro il 2030. I tagli operati dai governi più avanzati potrebbero costare 2,9 milioni di vite entro il 2030, solo per l’impatto dell’HIV/AIDS nei paesi poveri.

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Intanto, la crisi del debito “sta portando alla bancarotta i paesi poveri, che pagano ai loro ricchi creditori molto di più di quanto possano spendere per aule scolastiche o ospedali“. Ciò, ovviamente, non fa che cristallizzare e portare alla riproduzione continua, se non pure all’accentuazione, delle disuguaglianze.

L’esposizione dei paesi a basso e medio reddito verso ricchi creditori privati supera di cinque volte l’ammontare dei debiti da essi contratti con altri stati o enti governativi, e rappresenta oltre la metà del loro debito estero. Il 60% dei paesi a basso reddito è sull’orlo della bancarotta, e si ritrovano a spendere di più nel servizio del debito che in spese sociali.

Francesco Petrelli, portavoce e policy advisor di Oxfam Italia sulla finanza per lo sviluppo ha commentato dicendo che “a presagire prospettive flebili per un benessere equo e sostenibile c’è poi una subordinazione di lungo corso, da parte delle istituzioni preposte al sostegno dello sviluppo globale, delle azioni in grado di favorire una prosperità più equamente condivisa agli interessi particolari di pochi e privilegiati attori“.

Molto nette le parole di Amitabh Behar, amministratore delegato di Oxfam: “i paesi ricchi hanno messo Wall Street alla guida dello sviluppo globale. Si tratta di un’acquisizione della finanza privata globale che ha superato i metodi, sostenuti da prove, per affrontare la povertà attraverso investimenti pubblici e una tassazione equa“.

La finanziarizzazione ha raggiunto ogni angolo della nostra economia, e persino della filantropia. E con la crisi è evidente che i margini per continuare nella lotta al sottosviluppo diminuiscono, perché più fondi devono andare nei settori fondamentali della competizione globale.

Dando uno sguardo d’insieme alla faccenda, possiamo dire che è il capitale che ha raggiunto la sua maturazione – da un bel pezzo – e ora si è instradato verso la putrescenza.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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