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Dominio sull’IA: Pechino accelera l’autonomia tecnologica


Negli ultimi anni, la Cina ha intrapreso una corsa strategica per affermarsi come leader globale nell’Intelligenza Artificiale (IA), sfidando il predominio tecnologico degli Stati Uniti. Mentre le aziende americane si concentrano sullo sviluppo di modelli avanzati e complessi, Pechino ha adottato un approccio pragmatico, puntando sull’applicazione pratica dell’IA per risolvere problemi concreti legati alla crescita economica e all’ammodernamento industriale.

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Guidata dalla visione del presidente Xi Jinping, la Cina sta investendo massicciamente in innovazione, autosufficienza tecnologica e infrastrutture, cercando di colmare il divario con l’Occidente e di costruire un ecosistema di IA indipendente e competitivo. Esploriamo le strategie, i vantaggi e le sfide della Cina nel suo ambizioso piano per dominare il futuro dell’IA.

la svolta pragmatica della strategia cinese sull’intelligenza artificiale

Mentre le aziende americane si concentrano sullo sviluppo di modelli avanzati di Intelligenza Artificiale (IA), in quella che il vicepresidente JD Vance ha definito una vera e propria “corsa agli armamenti” con la Cina, Pechino sembra aver riorientato la propria strategia, puntando sull’applicazione pratica dell’IA.

Inizialmente simile a quella statunitense, la strategia cinese si è evoluta verso due obiettivi principali: da un lato, indebolire il predominio americano sull’IA avanzata replicando le innovazioni occidentali e rilasciando gratuitamente i propri modelli, come dimostrato dall’esempio di DeepSeek; dall’altro, concentrarsi sull’implementazione quotidiana dell’IA, come esortato dal presidente Xi Jinping.

Mentre i giganti tecnologici americani spesso prospettano scenari futuri utopici per l’intelligenza artificiale, la Cina si concentra pragmaticamente sulla sua applicazione per risolvere problemi concreti come la crescita economica e l’ammodernamento industriale, ha osservato Karson Elmgren del think tank RAND.

Un piano realistico tra limiti strutturali e imitazione strategica

L’approccio cinese, fortemente orientato alle applicazioni, riflette le attuali carenze della Cina in termini di talenti e chip per l’intelligenza artificiale, nonché di “teoria di base e tecnologie chiave”, come sottolineato dallo stesso Xi Jinping lo scorso aprile: “Dobbiamo colmare il divario”. Liu Zhiyuan, dell’Università Tsinghua, ha paragonato questa strategia a quanto sostenuto da Mao Zedong nel 1938 nelle sue lezioni “Sulla guerra di lunga durata”: un avversario più debole può logorare e superare in durata uno più forte.

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Dalla replica dei modelli USA alla ricerca di indipendenza teorica

L’8 maggio, la rivista Qiushi ha pubblicato un articolo di Tang Jie, anch’egli dell’Università Tsinghua, in cui si raccomandava alla Cina di monitorare attentamente le innovazioni americane, concentrandosi però sulla creazione di applicazioni più economiche e rapide. Zhu Songchun, direttore del Beijing Institute for General Artificial Intelligence (BIGAI), ha più volte sottolineato la necessità di un percorso indipendente per lo sviluppo dell’IA, che si distacchi dall’imitazione del modello americano basato sui grandi modelli linguistici. Zhu propone un’IA più robusta, basata su una profonda comprensione teorica, capacità di ragionamento e integrazione di valori.

Autosufficienza e controllo politico nell’IA secondo Xi Jinping

Il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato l’importanza di una maggiore “autosufficienza e autorafforzamento” nello sviluppo dell’IA, esortando il Paese a ridurre il divario tecnologico con gli Stati Uniti.

Durante una sessione di studio del Politburo ad aprile, Xi ha evidenziato la necessità di promuovere l’innovazione tecnologica, lo sviluppo industriale e le applicazioni basate sull’IA. Ha inoltre ribadito l’importanza di sfruttare il “nuovo sistema nazionale” per accelerare i progressi nell’IA, con un forte sostegno politico in aree come gli appalti, i diritti di proprietà intellettuale, la ricerca e lo sviluppo dei talenti.

Riconoscendo le sfide future, Xi ha insistito sulla necessità di rafforzare la ricerca di base e di padroneggiare tecnologie chiave, come i chip di fascia alta e i software fondamentali, per costruire un ecosistema di IA “indipendente, controllabile e collaborativo”. Ha inoltre auspicato un’accelerazione nella creazione di normative sull’IA, sistemi di allerta per i rischi e protocolli di emergenza, al fine di garantire uno sviluppo sicuro e responsabile della tecnologia.

Vantaggi competitivi cinesi basati sull’uso e non sulla teoria

In Cina, l’idea centrale è che il valore generato dall’intelligenza artificiale andrà a beneficio di chi la utilizza, piuttosto che di chi la sviluppa.

Secondo Kai-Fu Lee, un influente imprenditore con sede a Pechino, quando l’intelligenza artificiale raggiungerà la piena maturità, la Cina sarà in una posizione di vantaggio rispetto agli Stati Uniti. Questo grazie alla presenza di “solide applicazioni social, motori di ricerca, agenti e hardware già pronti”.

Lee evidenzia che, accumulando utenti e dati in anticipo, le applicazioni cinesi possono creare un vantaggio competitivo difficilmente colmabile dai concorrenti occidentali, proprio come è accaduto con TikTok.

Il paradigma del corvo: filosofia e ragionamento nell’IA cinese

Zhu Songchun, direttore del Beijing Institute for General Artificial Intelligence (BIGAI), ha più volte espresso una visione critica sull’approccio cinese allo sviluppo dell’IA. Egli sostiene che la Cina non debba semplicemente seguire il modello americano, in particolare quello basato sui grandi modelli linguistici (LLM) e sui “big data”. Zhu critica il focus sull’addestramento di modelli di IA basati su enormi quantità di dati, definendolo il “paradigma del pappagallo”. Secondo lui, questi modelli, pur essendo capaci di replicare comportamenti e generare testo, non possiedono una vera comprensione o capacità di ragionamento.

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Zhu propone un approccio alternativo, il “paradigma del corvo”, che si concentra sullo sviluppo di un’intelligenza basata sul ragionamento, sulla causalità e su un sistema di valori. Questo approccio mira a superare la mera correlazione statistica dei dati per raggiungere una comprensione profonda e la capacità di agire in modo autonomo e significativo nel mondo. Zhu ritiene che il vero progresso nell’IA non risieda solo negli algoritmi o nella potenza computazionale, ma nelle fondamenta teoriche e filosofiche. Egli incoraggia la Cina a integrare il pensiero filosofico cinese, come il neoconfucianesimo, per sviluppare un’IA generale (AGI) che sia non solo capace, ma anche allineata ai valori umani.

Shanghai come polo sperimentale dell’intelligenza artificiale avanzata

Ad aprile, il governo di Shanghai ha offerto finanziamenti ai ricercatori che avanzano verso l’IA utilizzando nuovi tipi di architetture. Questi includono modelli che interagiscono con il mondo reale attraverso le immagini, altri in grado di controllare i computer con la mente o algoritmi teorici per emulare il cervello umano.

L’approccio di Shanghai nello sviluppo dell’IA rivela una chiara strategia per distinguersi, non limitandosi a seguire la “corsa agli armamenti” dei grandi modelli linguistici in stile americano, ma puntando sull’innovazione radicale. I recenti investimenti in centri di ricerca e startup dimostrano un impegno verso architetture IA avanzate, capaci di interagire con il mondo reale tramite la visione, controllare dispositivi con la mente attraverso interfacce cervello-computer ed emulare il cervello umano con algoritmi complessi.

Questa spinta verso l’intelligenza incorporata e l’IA ispirata al cervello sottolinea l’intenzione di Shanghai di colmare il divario nelle “teorie di base e tecnologie chiave” evidenziato da Xi Jinping. Riflette inoltre la visione di esperti come Zhu Songchun, che promuovono un’IA con fondamenta teoriche solide e applicazioni pratiche innovative, potenzialmente più economica e veloce.

Visioni politiche a lungo termine per la leadership globale nell’IA

Lo sviluppo dell’IA in Cina è guidato da una visione strategica che mira a posizionare il Paese come leader mondiale nell’innovazione tecnologica entro il 2030. Questa ambizione è delineata in documenti politici fondamentali come il Next-Generation AI Development Plan (2017) e l’iniziativa Made in China 2025. Entrambi i piani sottolineano l’importanza dell’autosufficienza tecnologica, della creazione di hub di innovazione e dell’adozione diffusa dell’IA in vari settori economici e sociali.

Ecosistemi innovativi e inclusione digitale nella strategia cinese sull’IA

Grazie a continui investimenti nelle infrastrutture di base e a un’attenzione strategica verso applicazioni settoriali specifiche, la Cina ha registrato progressi significativi. Un elemento chiave del piano di sviluppo dell’IA è il focus sull’innovazione e sull’imprenditorialità, promossi attraverso la creazione di basi imprenditoriali che fungono da hub per lo sviluppo di nuove iniziative.

Questi hub sono supportati dalla collaborazione tra giganti tecnologici come Baidu, Alibaba, Tencent e Huawei e il governo cinese. Parallelamente, università di prestigio come Tsinghua e Peking University si distinguono a livello globale per la ricerca avanzata in IA.

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Un altro aspetto cruciale è l’inclusione finanziaria digitale, che gioca un ruolo fondamentale nel soddisfare le esigenze di capitale degli imprenditori. Integrando l’IA in questo ambito, la Cina punta non solo a migliorare l’accessibilità e la praticità dei servizi finanziari, ma anche ad ampliare la loro portata.

Prospettive sulla strategia cinese nell’intelligenza artificiale

In sintesi, l’approccio pragmatico della Cina nell’applicare l’IA per la modernizzazione industriale e la crescita economica è un punto di forza che può portare a risultati significativi nel breve e medio termine. Tuttavia, la sostenibilità di questo successo a lungo termine dipenderà dalla capacità di Pechino di superare le dipendenze tecnologiche (soprattutto sui chip), di colmare il divario nella ricerca fondamentale e di sviluppare un’IA che vada oltre la mera applicazione, integrando anche una comprensione più profonda e un ragionamento causale.



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