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ESwatini. Il piccolo regno che vuole diventare la Svizzera d’Africa


di Daniele Priori

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Un nuovo modello di sviluppo economico e istituzionale sta prendendo forma nel cuore dell’Africa australe. Il Regno di Eswatini, piccolo Stato anglofono incastonato tra Sudafrica e Mozambico, ha avviato un ambizioso progetto di trasformazione che punta a fare del Paese un hub finanziario internazionale sul modello della Svizzera. La svolta passa attraverso la creazione di una Free Economic Zone completamente digitale, realizzata in partnership con il gruppo bancario europeo iSwiss Bank.
Il progetto, fortemente voluto dal banchiere Christopher Aleo, fondatore di iSwiss, prevede un’infrastruttura giuridica e finanziaria innovativa, pensata per attrarre investimenti, startup, professionisti globali e imprese ad alta mobilità. Le imprese potranno costituirsi da remoto in meno di 24 ore, firmare atti con firma elettronica, beneficiare di tassazione zero per le startup, e disporre immediatamente di conti bancari operativi nei circuiti SEPA e SWIFT.
A differenza delle tradizionali zone franche, spesso appesantite da una burocrazia inefficiente e dalla mancanza di strumenti bancari adeguati, il modello proposto in Eswatini è costruito attorno a un ecosistema finanziario integrato, dove la banca, in questo caso iSwiss Bank, diventa promotore, garante e fornitore di servizi. Un cambio di paradigma, pensato per superare i limiti strutturali che frenano lo sviluppo di molte economie emergenti.
Dal punto di vista istituzionale, uno degli elementi più significativi è la nascita di corti commerciali specializzate, istituite con il supporto del Governo locale e affidate a magistrati europei in pensione. Queste corti garantiranno procedure rapide e trasparenti, riducendo drasticamente i rischi legati all’incertezza del diritto, una delle principali criticità percepite dagli investitori stranieri nel continente africano.
Il contesto geopolitico gioca un ruolo decisivo. A fronte di una crescente instabilità in diverse aree dell’Africa subsahariana, Eswatini si presenta come una “isola” di stabilità politica, neutralità economica e governance efficiente. Il Paese, che dispone di risorse minerarie significative e non registra debito pubblico rilevante, si candida così a diventare una piattaforma continentale per la finanza, l’innovazione e il commercio.
Il progetto, diviso in tre aree tematiche: Commerciale, Industriale e Finanziaria, mira a posizionare Eswatini come snodo strategico tra Africa australe, Europa e Asia, intercettando flussi di capitale, imprese tecnologiche e talenti in cerca di giurisdizioni più agili e trasparenti.
A sottolineare la portata della visione è lo stesso Christopher Aleo, il quale ha dichiarato che “Abbiamo rovesciato il paradigma: non è lo Stato a cercare banche internazionali, ma è stata la banca iSwiss a proporre un nuovo modello di crescita sostenibile. Eswatini ha le caratteristiche per diventare ciò che la Svizzera è stata per l’Europa: un punto di riferimento per stabilità, innovazione e tutela degli investimenti.”
Un’operazione che, se porterà i frutti sperati, potrebbe ridefinire l’equilibrio economico regionale e segnare l’ingresso di un nuovo attore nel panorama geopolitico globale. Il futuro dell’Eswatini, insomma, potrebbe non somigliare più a quello di un piccolo regno ai margini della modernità, ma a quello di una nuova Svizzera africana, digitalizzata, fiscalmente attrattiva e pronta a fare da ponte tra continenti.



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