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Spagna: vendite di ortofrutta al dettaglio in crescita, ma margini incerti per le imprese


Nel primo trimestre dell’anno, il settore della vendita al dettaglio di prodotti ortofrutticoli ha registrato un inizio positivo in Spagna: l’84% delle aziende ha visto aumentare il valore delle proprie vendite. Tuttavia, nonostante questo slancio iniziale, meno della metà delle imprese (43%) si aspetta un miglioramento della redditività nel 2025. A rivelarlo è un’indagine condotta dall’Associazione delle Imprese dei Beni di Consumo (Aecoc), che ha raccolto le opinioni dei dirigenti del settore per tracciare un bilancio dei primi mesi dell’anno e analizzare le prospettive future.

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Secondo il rapporto, mentre una piccola parte delle aziende (13%) dichiara vendite stabili – solo il 3% segnala un calo – il discorso cambia quando si guarda alla redditività: solamente il 40% dei dirigenti afferma di aver migliorato i propri margini, mentre il 39% non ha riscontrato variazioni significative e circa il 21% ha registrato invece un peggioramento. E guardando al futuro? Le aspettative sulle vendite restano complessivamente positive, sia a valore che a volume. Difatti, ben il 77% degli intervistati prevede un incremento nei volumi movimentati e il 93% si aspetta un aumento anche nel valore delle vendite. Tuttavia, quando si parla di redditività, l’ottimismo si attenua: oltre la metà delle aziende (51%) prevede una situazione stabile, mentre solo il 43% scommette su un miglioramento e un 6% teme un peggioramento.
“Il settore arriva da una situazione molto complicata, segnata da un forte aumento dei costi – ha spiegato Enrique de los Ríos, presidente del Comitato Ortofrutticolo Aecoc e CEO del Gruppo Unica – e nonostante alcuni segnali di contenimento, la situazione rimane delicata anche per via delle tensioni geopolitiche”.
Come spiega lo stesso de los Ríos, la produzione di valore è effettivamente cresciuta, ma le aziende hanno dovuto sostenere investimenti importanti per far fronte alle difficoltà precedenti. “È il momento di restare prudenti – ha sottolineato – perché il costo del lavoro continuerà a salire”.

Lo scenario internazionale pesa
A complicare ulteriormente il quadro, ci sono le dinamiche internazionali. L’accordo commerciale con il Mercosur, ad esempio, è visto con una certa preoccupazione: circa la metà delle imprese teme che possa compromettere la competitività del settore. Le preoccupazioni principali riguardano il rischio di concorrenza sleale (49%), la sicurezza alimentare (13%) e le differenze di qualità nei prodotti (7%). Anche le politiche tariffarie degli Stati Uniti, promosse dal presidente Donald Trump, dividono le opinioni: il 39% degli intervistati non prevede conseguenze sulle esportazioni, mentre il 38% teme un impatto negativo.

Normative e regolamenti sotto osservazione
Sul fronte interno, molte aziende esprimono apprensione riguardo alle normative ambientali e di settore. Il 58% dichiara di essere preoccupato per il decreto sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, mentre il 21% cita il decreto sulla registrazione dei contratti e il 9% indica la legge sullo spreco alimentare come fonte di incertezza. (bf)



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