ROMA – L’Accademia Italiana di Alta Formazione Ferroviaria (AIAFF) è nata a fine Giugno del 2018 su iniziativa di Nietta Novielli tutt’oggi amministratore unico, a seguito di un’indagine di mercato in qualità di referente della divisione Railways Business Line in Generazione Vincente Agenzia per il Lavoro.
Alla base dell’idea, l’individuazione nel settore ferroviario di una nuova opportunità per rispondere al forte fabbisogno di formazione altamente specialistica richiesta dai clienti e in particolare dal Gruppo Ferrovie dello Stato.
Abbiamo chiesto direttamente alla dottoressa Novielli di parlarci dell’Accademia.
AIAFF è un Centro di Formazione riconosciuto dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (ANSFISA) da Agosto 2019 per gli ambiti di formazione di base sul quadro normativo, il mantenimento ed il recupero delle competenze del personale operativo impiegato in tutte le attività di sicurezza della circolazione ferroviaria.
Inoltre, assicura un’offerta formativa completa per la qualificazione professionale del personale delle Imprese Appaltatrici dei lavori all’infrastruttura ferroviaria e della manutenzione veicoli ferroviari.
Dal 2024 è anche accreditata presso il Ministero del Lavoro come Agenzia per Ricerca e Selezione del Personale.
A Gennaio 2025 l’Accademia ha ottenuto il Riconoscimento come Centro di Formazione per il settore dei traporti su impianti fissi (impianti a fune e sistemi di trasporto a guida vincolata).
Il nostro obiettivo è duplice: colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro in un settore strategico per il Paese, e contribuire attivamente ad una mobilità sempre più sicura, moderna e sostenibile.
Che titolo professionale acquisisce chi esce dall’Accademia?
Per quanto riguarda il comparto ferroviario, i nostri discenti, a seconda del percorso, acquisiscono le competenze teoriche per conseguire le abilitazioni di agenti di condotta, capotreno, preparatore del treno, regolatori della circolazione, manutentori dell’infrastruttura e/o manutentori dei veicoli.
Per quanto riguarda gli impianti fissi possono essere formati direttori e responsabili di esercizio, capi servizio, manutentori di ascensori e scale mobili, verificatori, macchinisti e agenti di stazione.
Non solo ottengono le certificazioni necessarie previste dall’ANSFISA, ma acquisiscono anche una formazione tecnica e comportamentale in linea con le direttive europee.
A livello generale il numero di professionisti nel settore ferroviario è sufficiente o c’è carenza come per gli autisti su strada?
C’è una buona carenza soprattutto lato imprese ferroviarie merci, esattamente come nel settore del trasporto su gomma. Le imprese ferroviarie oggi faticano a trovare personale qualificato, soprattutto agenti di condotta, preparatori del treno e manutentori dei veicoli.
La domanda è in crescita non solo per favorire la transizione ecologica ma per adeguarsi alla direttiva europea 796/2016 che ha stabilito le condizioni per soddisfare l’interoperabilità del sistema ferroviario UE con lo scopo di migliorare e sviluppare i servizi di trasporto ferroviario all’interno dell’Unione e con i paesi terzi, contribuendo in tal modo al completamento dello spazio unico europeo e favorendo il passaggio a tipologie di trasporto più efficienti.
Percentuale di donne coinvolte?
Ad oggi le donne sono in minoranza, soprattutto nelle figure professionali più tecniche/meccaniche, ma è una percentuale in aumento. Il settore ferroviario sta diventando sempre più inclusivo, e con il giusto supporto culturale e formativo ci aspettiamo un equilibrio più rappresentativo nei prossimi anni.
C’è confronto con il mondo del lavoro? Si chiede alle aziende di cosa avrebbero più bisogno?
Assolutamente sì. La nostra formazione nasce proprio da un dialogo costante con le imprese ferroviarie, appaltatrici e operatori del settore. I programmi didattici vengono aggiornati periodicamente sulla base delle loro esigenze operative, in modo da offrire ai corsisti competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro.
Siamo soci fondatori di un ITS, un sistema duale che favorisce la connessione tra istruzione e lavoro.
E con porti e interporti in prospettiva di intermodalità?
Siamo molto attenti al tema dell’intermodalità. Collaboriamo con attori della logistica integrata, anche nei porti e negli interporti, per formare figure professionali che sappiano operare in contesti dove il trasporto ferroviario si interseca con quello marittimo e stradale. È una sfida cruciale per il futuro della mobilità sostenibile.
Siamo soci di Alis, associazione fondata dalla famiglia Grimaldi nel 2016; una realtà di riferimento per l’intero comparto della logistica, del trasporto e dei servizi alle imprese in Italia e in Europa che riunisce insieme e rappresenta in maniera trasversale: imprese di logistica, società di autotrasporto, compagnie armatoriali e ferroviarie, aziende fornitrici di servizi, terminalisti, spedizionieri, interporti, porti, aeroporti, Scuole superiori, ITS, Università e centri di ricerca.
Il nostro intento è quello di creare dei percorsi di formazione integrati per coprire la domanda di figure specialistiche anche nel settore portuale.
Il settore ferroviario è cambiato? Come?
Sì, è cambiato profondamente. È diventato più tecnologico, sempre più sensibile alla sicurezza e alla sostenibilità. L’apertura alla concorrenza ha introdotto una dinamica virtuosa che ha innalzato gli standard formativi e operativi. E la digitalizzazione sta trasformando sia il modo di operare che le competenze richieste. Lamentiamo però un fenomeno a cui stiamo assistendo con crescente preoccupazione: il riordino normativo voluto dall’ERA — pur animato dalla volontà di armonizzare il quadro regolatorio a livello europeo — ha finito per svuotare progressivamente di funzioni operative l’autorità nazionale.
L’Agenzia italiana, che per anni ha svolto un ruolo cruciale di presidio, orientamento e vigilanza sul sistema ferroviario, oggi rischia di essere relegata a un ruolo marginale, con conseguenze concrete in termini di chiarezza normativa, coerenza applicativa e supporto agli operatori.
La sicurezza gioca un ruolo fondamentale?
È il perno di tutto. La sicurezza nel settore ferroviario non è un’opzione: è una cultura, un sistema di procedure, un insieme di responsabilità condivise. La nostra formazione insiste molto su questo aspetto, e il fattore umano è diventato centrale in tutti i percorsi formativi.
E oggi cosa è richiesto dal punto di vista delle competenze?
Oltre alla solida preparazione tecnica, si cercano persone flessibili, in grado di operare in ambienti digitalizzati, che sappiano lavorare in team e prendere decisioni in autonomia nel rispetto delle regole. Le cosiddette soft skill sono ormai tanto importanti quanto le competenze operative. Oltre al saper fare bisogna sviluppare il “saper essere”.
L’accademia si occupa di tematiche come decarbonizzazione, intelligenza artificiale?
Sì, li trattiamo nei nostri moduli avanzati e nei corsi per ruoli gestionali. La transizione ecologica e l’adozione di nuove tecnologie in ambito ferroviario sono temi chiave: riguardano il controllo del traffico, la manutenzione predittiva, la riduzione delle emissioni e la sostenibilità complessiva del trasporto. Il nostro obiettivo è formare professionisti consapevoli delle trasformazioni in atto.
Lei come è arrivata qui? Conosceva già il settore?
Non lo conoscevo affatto, ho iniziato ad analizzarlo per rispondere ai fabbisogni dei clienti che seguivo per i servizi di somministrazione di lavoro e formazione finanziata.
AIAFF è il primo centro di formazione ferroviaria ad aver ottenuto la certificazione per la parità di genere. Lei ha spinto molto per questo, perché?
Perché credo che un’organizzazione moderna debba essere giusta, inclusiva, capace di valorizzare ogni talento. La certificazione per la parità di genere non è un traguardo formale, ma un impegno quotidiano per abbattere stereotipi e favorire pari opportunità in un settore tradizionalmente maschile.
È stato facile il suo percorso nel settore?
Assolutamente no, ma credo fermamente nei miei progetti e cerco di portarli avanti con determinazione e avvalendomi di collaboratori con un significativo background tecnico. Ancora oggi purtroppo registro una forte resistenza alla liberalizzazione del mercato dettata da rendite di posizione che alcuni stakeholder vorrebbero mantenere, l’unico modo per combattere questo fenomeno è lavorare in qualità ed eccellere.
Lo è in generale, oggi per le giovani donne?
Le difficoltà ci sono ancora, ma ci sono anche più strumenti, più sensibilità e più spazio per dimostrare il proprio valore. È fondamentale avere modelli positivi e contesti formativi che incoraggino l’ingresso e la permanenza delle donne anche nei settori STEM e industriali. AIAFF si nutre di obiettivi ambiziosi e di valori etici fondamentali.
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