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Come Smeup punta su innovazione, persone e intelligenza artificiale


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1 luglio 2025

“Gli ultimi cinque anni ci hanno permesso di raggiungere una dimensione che oggi ci consente di investire con forza su innovazione dei nostri prodotti e sulla formazione”, ha detto Dario Vemagi, general manager

di Anna Gaia Cavallo

Dopo aver chiuso il 2024 con ricavi pari a 98,7 milioni di euro (+16% sul 2023) e un Ebitda di 9,3 milioni di euro, Smeup, azienda italiana che supporta le imprese nel loro percorso di digital transformation, è pronta ad entrare in una nuova fase strategica, puntando su innovazione, organizzazione e valorizzazione del capitale umano. “Gli ultimi cinque anni”, spiega Dario Vemagi, general manager di Smeup, “ci hanno permesso di raggiungere una dimensione che oggi ci consente di investire con forza su innovazione dei nostri prodotti, persone e formazione. Ora è il momento di consolidare questi risultati e prepararci al prossimo salto.”

Il piano indutriale di Smeup

Il piano industriale 2026-2029 si articola attorno a tre pilastri fondamentali: efficienza, valore e collaborazione.
Efficienza per rispondere alle richieste di un mercato sempre più esigente in termini di costi, tempi e qualità; valore, garantendo tecnologie proprietarie sempre più complete e integrate; e collaborazione, rafforzando il legame con clienti e partner per sviluppare insieme soluzioni su misura.

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“La nostra offerta combina competenze interne e partnership mirate, senza mai perdere di vista il valore per chi ci sceglie,” aggiunge Vemagi. “In questo percorso, la comunicazione e il confronto continuo con tutti gli stakeholder restano fondamentali per affrontare insieme sfide complesse legate a futuro, tecnologia, cambiamento generazionale e trasformazioni demografiche, che ci portano a compiere scelte non scontate ma strategiche.”

Persone al centro

Anche in un’azienda digitale come Smeup, le persone restano fondamentali.  “Il nostro presidente, Silvano Lancini, definisce le operazioni di m&a come ‘aggregazioni di intelligenze’. Oggi, i nostri 710 collaboratori rappresentano il vero asset competitivo, più della tecnologia stessa”, spiega Vemagi. In quest’ottica, l’azienda lavora per equilibrare smart working e presenza fisica, valorizzando non solo l’efficienza organizzativa, ma anche lo scambio di idee e la crescita condivisa, puntando molto sulle proprie sedi per creare un ambiente di lavoro piacevole e stimolante.

“Non esiste una ricetta magica: serve ascolto, pazienza e dedizione quotidiana. Rispettiamo le diversità territoriali e settoriali, valorizzandole come elementi distintivi del nostro modello.”

Intelligenza artificiale e dati

Quando si parla di tecnologia inevitabilmente nel 2025 la mente va in una sola direzione: l’intelligenza artificiale. Guardando al 2025 e oltre, Smeup vede nell’AI un fattore chiave per accelerare l’innovazione e creare valore. “Il mercato la chiede a gran voce e noi crediamo fermamente nelle sue potenzialità: integrare l’AI nei nostri prodotti è fondamentale per ridurre la complessità, velocizzare le attività ripetitive, estrarre informazioni strategiche dai dati e semplificare l’uso delle tecnologie, rendendole accessibili anche senza competenze specialistiche,” spiega Dario Vemagi, direttore generale.

Tuttavia, le opportunità non sono prive di sfide. Il primo nodo cruciale è la qualità dei dati: “Dati scadenti generano risposte scadenti, un principio valido tanto per i nostri clienti quanto per i nostri sistemi,” sottolinea Vemagi, evidenziando la necessità di un cambio culturale che metta la cura del dato al centro delle priorità aziendali. A questo si affianca la necessità di superare un problema più ampio e strutturale: quello della frammentazione degli investimenti e della mancanza di cooperazione. “La soluzione? Creare un vero e proprio ecosistema che coinvolga imprese, istituzioni e università, capace di costruire una catena del valore condivisa e di rendere gli investimenti più efficaci,” conclude Vemagi.

Nel panorama italiano, Smeup è un punto di riferimento per oltre 2.600 aziende che affrontano sfide eterogenee. “Le aziende italiane fanno fatica su tre fronti principali: competenze digitali, investimenti e sicurezza,” osserva Vemagi. Il settore finance e bancario risulta più reattivo, mentre il manifatturiero procede più lentamente, ancorato a logiche operative tradizionali. Per questo, il percorso di digitalizzazione non è solo questione di strumenti, ma di mentalità e strategie di medio-lungo periodo.



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