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Crescita e criticità dell’economia a reggio calabria tra innovazione e sfide strutturali


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L’analisi del sistema economico della città metropolitana di Reggio Calabria negli ultimi vent’anni mette in evidenza un quadro complesso, segnato da risultati contrastanti. Da una parte, emerge la capacità delle imprese locali di adattarsi, innovare e aprirsi ai mercati esteri. Dall’altra, permangono difficoltà strutturali legate alla limitata crescita del valore aggiunto e alla presenza di un’economia dominata da servizi poco competitivi. Il rapporto redatto dalla Camera di commercio di Reggio Calabria, con il contributo del Centro studi Tagliacarne, offre una lettura dettagliata di questi fenomeni e invita a definire strategie più efficaci per il futuro dell’area.

Imprenditoria resiliente e sviluppo dell’innovazione

Negli ultimi vent’anni, il sistema imprenditoriale reggino ha mostrato una capacità di resistere a crisi profonde, dalla recessione finanziaria globale del 2008 fino all’emergenza pandemica. Una delle novità più significative riguarda la crescita del numero di imprese, che a partire dal 2013 si è sviluppata in controtendenza rispetto al calo registrato a livello nazionale. I dati indicano un rafforzamento della struttura aziendale: la quota delle società di capitali è passata dal margine più basso a una percentuale del 15%, segno della maggiore solidità e capacità organizzativa delle aziende.

Sostenibilità ambientale e investimenti in innovazione

Sul fronte della sostenibilità ambientale, la zona metropolitana di Reggio Calabria si posiziona al quarto posto in Italia per numero di imprese che adottano pratiche per ridurre l’impatto ambientale. Inoltre, il territorio si piazza al ventunesimo posto per gli investimenti in innovazione, testimonianza di un’attenzione crescente verso soluzioni tecnologiche e nuovi processi produttivi. Tale orientamento è affiancato da un’espansione notevole delle esportazioni, che nel ventennio analizzato sono triplicate e superano nettamente i risultati del Mezzogiorno e della media nazionale.

Nonostante il maggior dinamismo nel commercio internazionale, il rapporto tra export e valore aggiunto resta basso rispetto al resto d’Italia, attestandosi al 4,2% contro il 32,8% nazionale. Questo indica che, benché le esportazioni crescano, il tessuto produttivo locale ancora non sfrutta appieno il potenziale commerciale a favore dell’economia interna. Resta quindi aperta la sfida di sviluppare filiere produttive con maggior valore aggiunto collegato alle esportazioni.

I limiti della struttura produttiva e il predominio dei servizi poco specializzati

Il quadro settoriale analizzato evidenzia una contrazione del comparto manifatturiero a favore di una crescita marcata nel settore dei servizi. Tuttavia, questa espansione riguarda soprattutto attività di base, caratterizzate da modesti livelli di innovazione e competenze. Questi servizi non generano un impatto significativo sullo sviluppo economico del territorio, limitando la capacità complessiva di creare ricchezza.

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Fenomeno dell’impresa nascosta e performance economica

Un elemento rilevante riguarda la cosiddetta “impresa nascosta”: oltre il 43% dei reggini imprenditori operano fuori dal territorio metropolitano. Questo fenomeno toglie risorse importanti al tessuto produttivo locale e aggiunge un ulteriore freno ai piani di crescita regionali. Anche i dati sul valore aggiunto confermano un rallentamento rispetto ad altre aree: mentre a livello nazionale la ricchezza cresce di oltre 51 punti dal 2003, a Reggio Calabria l’incremento è di soli 30 punti circa, inferiore anche alla media calabrese. La maggior parte della produzione si concentra nei comuni costieri , suggerendo una disomogeneità territoriale dentro la stessa area metropolitana.

Il valore aggiunto generato dal settore dei servizi poco evoluti e con basso contenuto specialistico mostra un aumento in termini percentuali, passando dal 27,8% al 30,4% del totale. Questa quota supera nettamente la media nazionale , un segnale della prevalenza di un modello economico poco sofisticato. Il valore aggiunto pro capite resta basso: nel 2023 la città si colloca alla 97ma posizione tra le province italiane, in peggioramento rispetto all’88ma del 2003.

Profonde trasformazioni in commercio, agricoltura e turismo

Alcuni settori chiave del territorio mostrano cambiamenti significativi e dinamiche in parte contrastanti. Nel commercio, si registra una crescita delle superfici di vendita, ma il movimento riguarda quasi esclusivamente piccoli negozi familiari. Questi esercizi hanno sostituito l’espansione della grande distribuzione organizzata, fenomeno poco diffuso a Reggio Calabria rispetto ad altre zone italiane.

L’agricoltura ha vissuto una profonda ristrutturazione negli ultimi due decenni. I dati censuari evidenziano una riduzione del numero complessivo di aziende agricole e delle superfici coltivate. Tuttavia, le imprese agricole rimaste tendono a ingrandirsi, con una dimensione media più ampia. Questa trasformazione indica una possibile concentrazione delle risorse e un cambiamento nelle strategie produttive rurali.

Scenario e prospettive del turismo

Infine, il turismo rappresenta un settore in crescita per imprese e occupazione. Malgrado l’espansione a livello imprenditoriale e l’aumento degli addetti, il numero totale di arrivi non ha ancora raggiunto i livelli precedenti al 2008 e al periodo pre-pandemico. Questo rallentamento limita infatti le prospettive di sviluppo e richiede un impegno mirato per rendere l’area più competitiva e attrattiva sullo scenario nazionale e internazionale.





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