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Il decreto flussi non basta, 2 imprese su 3 chiedono immigrati


Un’indagine di Unioncamere ha rilevato una forte domanda di lavoratori stranieri da parte delle imprese italiane, il giorno dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto flussi con cui il Governo permetterà la regolarizzazione di 500 mila immigrati in tre anni. Quasi la metà delle aziende impiegherà operai specializzati che provengono da fuori l’Unione europea entro il prossimo anno.

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La ragione di questa domanda non è tanto l’assenza di competenze specifiche nella popolazione italiana, ma la mancanza di manodopera sia italiana che europea, causata dall’invecchiamento della popolazione e dalla scarsa attrattività del mondo del lavoro italiano per il resto dell’Ue, che ha origine dagli stipendi troppo bassi.

Le imprese italiane cercano immigrati

Secondo lo studio di Unioncamere e del Centro Studi Tagliacarne, svolto su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi con un numero di dipendenti tra 5 e 499, la domanda di lavoratori stranieri in Italia è in crescita. Un’azienda su tre ha già assunto o assumerà entro il prossimo anno almeno un dipendente che proviene da fuori l’Unione europea.

La formazione necessaria per permettere a questi lavoratori di adattarsi all’impiego richiesto non sembra essere un fattore che scoraggia la domanda. Il 68,7% delle imprese si è detta disposta a investire in corsi per formare il personale straniero entro il prossimo anno. Solo poco più della metà delle società italiane è contraria ad assumere manodopera da fuori l’Ue.

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Per quali lavori si assumono dipendenti da fuori l’Ue

Lo studio ha anche rilevato una forte discrepanza tra i ruoli che gli immigrati da fuori l’Ue ricoprirebbero all’interno delle aziende che li assumono. Se si considerano solo gli operai specializzati infatti, la percentuale delle imprese disposte ad assumere personale extra Ue sale dal 33% al 47,1%, quasi la metà.

Nella media italiana, invece, gli operai generici, 33,6%, mentre queste percentuali calano fortemente se si parla di artigiani (11,1%), operatori del settore terziario (13,3%) e tecnici specializzati (9,3%). Residuale il numero di tecnici specializzati (4,9%) e manager (1,1%) che provengono da fuori l’Unione europea.

Il decreto flussi e i motivi della domanda delle imprese

Per rispondere a questa domanda di manodopera, il Governo ha recentemente aggiornato il decreto flussi, il principale strumento per l’assunzione di lavoratori extra Ue in Italia. Nei prossimi 3 anni le aziende potranno assumere 500 mila persone che provengono da fuori l’Unione europea, anche se spesso i lavoratori regolarizzati attraverso il decreto flussi si trovano già in Italia illegalmente o con permessi diversi da quello lavorativo.

Sulle ragioni di questa domanda di manodopera, Unioncamere ha le idee chiare. Andrea Prete, presidente dell’associazione, ha commentato:

L’Italia comincia ad avvertire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione dovuto alle dinamiche demografiche. I lavoratori immigrati sono quindi sempre di più una risorsa indispensabile per far fronte alla domanda di occupazione delle imprese.

Al fattore demografico si aggiungono anche i problemi del mercato del lavoro italiano. Le aziende del nostro Paese hanno difficoltà ad attrarre lavoratori dal resto dell’Unione europea, a causa degli stipendi molto bassi offerti per le posizioni aperte, salari che spesso non sono cambiati, nel loro potere d’acquisto, dagli anni ’90. Anche per questa ragione le imprese preferiscono assumere figure che provengono da Paesi meno ricchi, al di fuori dell’Ue.





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