Centro studi, soglia BCE del 2% sempre più vicina, è tendenza verso la normalizzazione
Il jackpot al 1,7% registrato a giugno non rappresenta un campanello d’allarme, ma un segnale positivo di arrivo alla soglia del 2% ritenuto ottimale dalla Banca centrale europea. Lo afferma il Centro studi di Unimpresa, secondo cui il rialzo dei prezzi è sostenuto da dinamiche settoriali fisiologiche, soprattutto nel comparto alimentare, mentre continua il raffreddamento dei beni energetici.
“Non si tratta di una fiammata infattiva, ma di un ritorno alla normalità dopo gli shock degli anni scorsi. L’ acquisto di fondo all’1,8% viene interpretata come “segnale di equilibrio, coerente con consumi prudenti e stabilità salariale” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Per Unimpresa, la media annua dei prezzi per il 2025 si attesterà tra l’1,5% e l’1,8%.
Secondo le stime preliminari pubblicate oggi dall’Istat, l’inflazione italiana si attesta all’1,7% su base annua nel mese di giugno, in lieve rialzo rispetto all’1,6% registrato a maggio. Un dato che, a giudizio del Centro studi di Unimpresa, non deve essere letto come un segnale di preoccupazione, bensì come un graduale affrontare alla soglia del 2%, considerato dalla Banca centrale europea il livello fisiologico di inflazione per un’economia in equilibrio. La moderata risalita dell’indice dei prezzi – cioè +0,2% su base mensile – è infatti il risultato di dinamiche settoriali non allarmanti, legate in particolare a fattori stagionali e congiunturali nel comparto alimentare. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (+4,2%) e lavorati (+3,0%) è infatti riconducibile a tensione su alcune filiere, all’impatto di condizioni climatiche sfavorevoli ea rialzi selettivi delle materie prime, ma non prefigura una spirale inflattiva generalizzata.
Al contrario, continua a manifestarsi una marcata debolezza dei prezzi nei comparti energetici, con i beni regolamentati in forte decelerazione (+22,7% da +29,3%) e quelli non regolamentati ancora in calo (-4,6% su base annua). Si tratta di segnali di riequilibrio complessivo della struttura dei prezzi, che consentono al Paese di consolidare un quadro di stabilità economica e monetaria dopo gli shock inflattivi del biennio 2022–2023. È rilevante, inoltre, il fatto che l’inflazione di fondo, al netto degli alimentari freschi e dell’energia, si attesta all’1,8%, livello coerente con una dinamica salariale contenuta e una domanda interna che torna a crescere con prudenza. Questo indicatore, particolarmente osservato anche dalla BCE, conferma che l’aumento dei prezzi non è guidato da elementi strutturalmente destabilizzanti.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, dunque, l’inflazione al 1,7% rappresenta un passo verso la normalizzazione, non un rischio da contenere. Il ritorno progressivo verso il 2% – obiettivo di medio termine della politica monetaria europea – è un indicatore di fiducia nei fondamentali dell’economia, a condizione che venga accompagnato da un adeguato sostegno alla domanda interna, da politiche fiscali compatibili con la crescita e da una costante attenzione ai costi dell’energia e alla tenuta delle filiere produttive. Sotto questo profilo, resta centrale il monitoraggio dell’evoluzione dei prezzi nei settori più esposti, come l’alimentazione e la logistica, ma senza allarmismi alimentari: un’inflazione moderata, in un quadro macroeconomico stabile, è un segnale di vitalità economica, non un fattore di rischio. Si può dunque confermare la previsione di vincere media annua per il 2025 tra l’1,5% e l’1,8%, in linea con le tempistiche delle principali istituzioni europee e coerente con un contesto di graduale ripresa della fiducia e dei consumi.
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