La decisione, definita “irrevocabile”, è motivata “da un clima politico divisivo e da attacchi alla reputazione del Gruppo, emersi durante il recente dibattito in consiglio comunale”. Luigi Maramotti: “Sconcerto per le parole di Massari”
REGGIO EMILIA – Max Mara Fashion Group rinuncia in modo “irrevocabile”, testuale, al Polo della Moda e anche all’acquisto dell’area delle ex Fiere. Niente maxi investimento da oltre cento milioni di euro, peraltro già presentato pubblicamente lo scorso 23 maggio al Tecnopolo, mentre fuori andava in scena la protesta delle operaie di Manifatture San Maurizio e della Cgil. E proprio da quello sciopero, di due giorni prima, è nato tutto. Una protesta che la famiglia Maramotti non ha gradito, come non ha gradito un dibattito arrivato in consiglio comunale, sulla stampa locale e nazionale, e anche a Roma con interrogazioni parlamentari di Avs, Movimento 5 Stelle e Pd. Al centro le lamentele delle lavoratrici per le condizioni di lavoro, portate dalla Cgil anche davanti al sindaco Massari il 25 giugno scorso.
La notizia è arrivata alle redazioni alle 16,42, mentre in Sala del Tricolore era in corso il consiglio comunale. La decisione è stata comunicata da Luigi Maramotti al primo cittadino in una lettera come “la conseguenza diretta del clima di divisione e strumentalizzazione che ha reso impossibile la prosecuzione del piano“.
Luigi Maramotti indica chiaramente il punto di rottura: “Il consiglio comunale del 23 giugno, durante il quale il dibattito si è concentrato non sui meriti urbanistici ed economici del progetto, ma sulle relazioni industriali interne al gruppo”. In quella occasione il consiglio ha approvato all’unanimità il piano attuativo.
“Il voto favorevole di gran parte dei consiglieri è stato in realtà un voto condizionato a future verifiche sul comportamento del nostro gruppo, come se avessimo bisogno di stimoli esterni per rispettare la legalità ed i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Poi l’affondo contro il sindaco: “Sconcerto per le dichiarazioni pubbliche di Massari relative alle condizioni di lavoro di Manifatture di San Maurizio”.
Per Luigi Maramotti in ballo c’è la reputazione dell’azienda di famiglia e di migliaia di lavoratori e lavoratrici che la fanno vivere. Parla di “attacchi diffamatori”. E sull’area delle ex fiere: “Non procederemo al suo acquisto. Ci auguriamo che il lavoro di analisi fatto possa essere utile ad altri. Nonostante il ritiro del progetto, confermiamo la volontà di investire nelle aziende del gruppo anche sul territorio”.
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