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Olio, Coldiretti lancia il piano per l’autosufficienza


L’Italia non è più in grado di soddisfare il proprio fabbisogno di olio extravergine con la sola produzione nazionale. È questo il grido d’allarme lanciato da Coldiretti e Unaprol che, nel pieno di una crisi climatica e produttiva, rilanciano un piano strategico per riportare il Paese all’autosufficienza. Secondo l’analisi dell’organizzazione agricola, l’Italia ha bisogno di incrementare del 25% la superficie olivicola nei prossimi 7-10 anni per garantire la sostenibilità economica, sociale e ambientale del comparto.

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Olio, Coldiretti lancia il piano per l’autosufficienza: “Servono il 25% di uliveti in più”

La produzione nazionale di olio ha subito una contrazione significativa a causa della siccità, dell’instabilità dei prezzi e della concorrenza internazionale. Le giacenze di olio extravergine italiane risultano oggi inferiori del 35% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio, un dato che mette in evidenza le difficoltà del settore. “Per invertire la rotta serve un Piano Olivicolo Nazionale ambizioso e concreto – afferma David Granieri, vicepresidente di Coldiretti e presidente di Unaprol (nella foto) – capace di valorizzare le potenzialità del nostro territorio e della nostra filiera”.

Nuovi impianti e recupero degli uliveti abbandonati

Al centro del piano Coldiretti-Unaprol c’è una strategia integrata che prevede il recupero delle superfici abbandonate, la sostituzione degli impianti improduttivi e il reimpianto con varietà italiane adatte alla meccanizzazione. In parallelo, si punta alla modernizzazione dei sistemi tradizionali, spesso definiti “eroici”, con strumenti tecnologici capaci di coniugare innovazione e sostenibilità. L’esperienza maturata con il decreto del 2021, che ha stanziato 40 milioni di euro per il rinnovamento olivicolo, diventa la base da cui ripartire con un investimento più ampio e strutturato.

Controlli e trasparenza nella filiera

Oltre al rilancio produttivo, Coldiretti insiste sulla necessità di rafforzare i controlli nella filiera, introducendo un Registro Telematico Unico Europeo che segua il modello italiano del SIAN, per tracciare i flussi di olio anche a livello comunitario. L’obiettivo è garantire la trasparenza delle importazioni e tutelare i produttori italiani da pratiche sleali e concorrenza al ribasso. In questa direzione si chiede anche l’introduzione del principio di reciprocità nelle regole commerciali, per garantire che gli stessi standard qualitativi, ambientali e sociali si applichino anche ai prodotti importati da Paesi terzi.



L’olio come presidio economico e culturale


Il progetto non guarda solo al mercato, ma alla difesa di un patrimonio identitario. “L’ulivo non è solo un albero, è un simbolo della nostra civiltà rurale – ha sottolineato Granieri – e la difesa dell’olio extravergine italiano è anche la difesa del nostro paesaggio, del lavoro agricolo e della qualità alimentare”. Secondo Coldiretti, rilanciare l’olivicoltura italiana significa anche sostenere l’occupazione, contrastare l’abbandono delle campagne e preservare l’equilibrio idrogeologico in molte aree del Paese.

La sfida del 2025

Con l’annuncio di un nuovo Piano Olivicolo da presentare al Governo, Coldiretti e Unaprol mettono in campo una visione che lega economia, ambiente e cultura. L’autosufficienza non è più un’opzione ideologica, ma una necessità strategica per un’Italia che vuole continuare a essere leader nel mondo con un prodotto simbolo del Made in Italy.



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