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La Lombardia rischia uno scippo da 4,4 miliardi. Nel silenzio generale




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Ultim’ora news 7 luglio ore 20


C’è un possibile scippo che può mettere in ginocchio le regioni e in primo luogo la Lombardia, locomotiva d’Italia e d’Europa. Per motivi che sfuggono alla logica ma che spesso avvengono in Europa, qualcuno a Bruxelles ha pensato di cambiare la gestione dei fondi di coesione, che rappresentano una fonte di finanziamento fondamentale per tutte le zone dell’Unione Europea che vogliono crescere senza l’aiuto statale.

Ebbene, in Commissione hanno deciso che il trasferimento di tali fondi, i quali per la sola Lombardia secondo l’attuale piano settennale (2021-2027) valgono 4,4 miliardi di euro, dovranno prima andare all’amministrazione centrale e poi essere redistribuite alle regioni, in più con un possibile taglio del 30% dalla somma totale perché si deve finanziare il bilancio comunitario per il riarmo.

L’allarme in Lombardia

In Lombardia è scattato subito l’allarme e la giunta ha avuto rassicurazioni dal vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto (FdI), che nessuna lungaggine e nessun taglio verrà effettuato nell’effettuare il passaggio di queste risorse da Largo Chigi, dove ha sede il ministero nel quale arriveranno questi soldi, retto da Tommaso Foti (Fdi), e le destinazioni future, al Nord a guida Lega.

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Vista l’aria che tira da tempo nel governo Meloni tra il Carroccio e Fratelli d’Italia qualcuno nella torre della Regione a Milano, come l’assessore al Bilancio Guido Guidesi, sta cominciando a muoversi per evitare di trovarsi con un bel buco nelle risorse europee disponibili. Si vedrà come andrà a finire.Intanto, visto che l’unione fa ancora la forza, molti paesi si stanno mobilitando per evitare di restare a secco ed è nato un gruppo denominato «Amici della coesione», che si oppongono appunto alla riforma di Ursula von der Leyen sul bilancio.

La risposta degli «Amici della coesione»

A due settimane dalla presentazione della proposta sul nuovo quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2028-34 della Ue) questo gruppo di Stati ha inviato un avvertimento alla presidente della Commissione: i fondi per le regioni non devono essere messi in discussione.

In un «non-paper» di una sola pagina, un miracolo per la burocrazia europea, Italia, Polonia, Spagna, Bulgaria, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Ungheria hanno affermato la loro opposizione all’idea di von der Leyen di un fondo unico per la coesione e l’agricoltura, le cui risorse dovrebbero essere versate sulla base di riforme e investimenti. «Solo un bilancio distinto e solido e una metodologia di allocazione basata sulle regioni, che tenga conto dei diversi livelli di sviluppo regionale, insieme a una legislazione autonoma dedicata alla politica di coesione, possono garantire che il prossimo quadro finanziario pluriennale assicuri unità, competitività e convergenza a lungo termine tra le regioni dell’Ue», hanno detto i 14 Paesi. Ma il succo è che non si fidano tanto di come si muovono le loro capitali. Insomma, il federalismo non è ben visto, a tutte le latitudini. (riproduzione riservata)



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