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Aumentano i mercati esteri di riferimento per le imprese bergamasche. Ma il quadro geopolitico preoccupa


Si è svolta martedì 8 luglio a Palazzo Gio Ponti a Milano la presentazione dell’Indagine Internazionalizzazione 2025 di Confindustria Lombardia, curata dal centro studi Assolombarda e realizzata con le altre associazioni territoriali e in collaborazione con Ispi e Sace.

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L’edizione 2025 dell’Indagine, realizzata su un campione di 1.012 imprese manifatturiere del territorio lombardo attive sui mercati esteri, approfondisce l’impatto della geopolitica sulle decisioni strategiche e organizzative delle aziende. Fra gli altri dati emerge che il 65,5% delle imprese manifatturiere internazionalizzate considera gli scenari geopolitici come il macro-trend di maggiore influenza sulle scelte strategiche, seguiti dall’evoluzione tecnologica (26%) e l’accessibilità a materie prime critiche (18,1%).

Anche l’analisi dei rispondenti bergamaschi dell’Indagine Internazionalizzazione mette in rilievo come l’incertezza sia il fattore più temuto dagli imprenditori. Sulle 117 imprese internazionalizzate partecipanti (con 10.243 dipendenti), oltre 3/4 individua negli equilibri geopolitici il principale macro-trend destinato a condizionare la strategia aziendale, mentre la rilevanza attribuita alla sostenibilità ambientale appare in diminuzione (dal 34% al 14%).

In generale l’attività aziendale risulta fortemente condizionata dall’incertezza generale e dall’incremento dei costi delle materie prime e dei trasporti, nonché dalla stagnazione economica che caratterizza l’area europea. Nei prossimi 12 mesi si prevede un impatto significativo da un eventuale deterioramento delle relazioni diplomatico-commerciali tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina. Circa il 50% delle imprese teme ripercussioni dirette su strategia e assetti organizzativi, con implicazioni come una revisione più frequente dei budget, il riposizionamento delle esportazioni verso mercati alternativi e il rinvio di investimenti di ampia portata.

Anche nel panel bergamasco le esportazioni rappresentano la principale modalità di internazionalizzazione delle imprese (98%), seguite dalle importazioni di materie prime e componentistica (66%), in significativo aumento rispetto alla rilevazione di due anni fa (+24 %).

In media, circa il 50% del fatturato aziendale viene generato sui mercati esteri, con una rilevanza accentuata nelle realtà medie e di grandi dimensioni. Le imprese operano mediamente su 21 mercati esteri, in aumento rispetto al biennio precedente; contestualmente, c’è una riduzione dal 40% al 32% del peso del primo Paese di destinazione sul totale export, evidenziando un rafforzamento delle strategie di diversificazione adottate tra il 2023 e il 2024.

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Tra i mercati potenziali di espansione assumono crescente rilievo le economie emergenti, in particolare Messico, Indonesia, India, Brasile e Arabia Saudita. La ricerca mette in luce anche che il 14% delle imprese ha effettuato un cambio di fornitore nel corso del 2024, motivato da considerazioni economiche (64% dei casi) oppure qualitative (43%).

“Queste indagini – sottolinea Claudia Persico, vicepresidente di Confindustria Bergamo per l’Internazionalizzazione – confermano da un lato il valore dell’export bergamasco, dall’altro l’impegno per consolidare la presenza sui mercati anche in contesti molto difficili come quelli attuali. Significativo l’aumento medio dei mercati esteri in cui ogni impresa opera: dato che, unito al sensibile calo percentuale del peso del primo Paese di riferimento, è indice della presenza di strategie di diversificazione già in atto e che andranno tendenzialmente a rafforzarsi”.

Il recente approfondimento a cura dell’Ufficio Studi di Confindustria Bergamo – “Bergamo nelle catene globali del valore: commercio, investimenti e presenze multinazionali nel 2024” – conferma, la forte integrazione del tessuto locale, con 396 imprese bergamasche che controllano oltre 1.100 unità produttive estere in 83 paesi; viceversa, 201 imprese manifatturiere bergamasche sono controllate da gruppi o aziende estere e occupano in Italia circa 34mila addetti generando ricavi per 19 miliardi di euro.

Gli Stati Uniti d’America sono il paese con il maggior numero di unità locali (134) controllate da imprese o gruppi manifatturieri bergamaschi (111), a sottolineare l’importanza strategica di questo mercato e il suo presidio diretto.

“In uno scenario di caos globale emerge con forza che le imprese lombarde sono consapevoli delle sfide e si adattano rapidamente ai cambiamenti e agli shock – commenta Giuseppe Pasini, presidente di Confinudstria Lombardia -. In questa fase di incertezza e con un’Europa che, piuttosto che essere un valore aggiunto, è l’anello debole del tessuto produttivo, le imprese manifatturiere dimostrano di essere una delle poche certezze per un futuro all’insegna della competitività e del progresso”.

Per la vicepresidente di Assolombarda Veronica Squinzi “in uno scenario economico e politico complesso, le nostre imprese dimostrano un’elevata capacità di adattamento: investono in tecnologia e sono proiettate sui mercati internazionali grazie alla loro capacità competitiva. Ma occorre fare di più per sostenerle nel tentativo di cogliere il cambiamento in atto, mentre, cioè, portano a compimento la transizione digitale ed ecologica. È necessaria una politica industriale efficace, capace di far fronte alle nuove frontiere dell’innovazione e dell’Ia”.

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