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Prato, il Pd dopo il ‘terremoto’: “Stop soldi dalle imprese, ora un nuovo modello di sviluppo per il territorio”


Prato, 9 luglio 2025 – A poche ore dal commissariamento del Comune, mentre la direzione dem non è ancora conclusa, il segretario del Pd Marco Biagioni parla per la prima volta dopo il ’terremoto’ politico e amministrativo.

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Segretario Marco Biagioni, un anno dopo una vittoria eclatante al primo turno la bufera giudiziaria investe la sindaca e l’amministrazione comunale: dimissioni di Bugetti, arriva il commissario. Non è un incubo, è l’amara realtà. Una pagina molto triste per la città di Prato.

“Non è solo triste, Prato ha il diritto di essere arrabbiata. Come Pd ci assumiamo la piena responsabilità di quello che è accaduto. Ma essere responsabili vuol dire anche guardare al futuro, trasformare quella rabbia per dare una prospettiva politica alla comunità, vuol dire costruire, anche sulle macerie, e non distruggere“.

Le dimissioni della sindaca sono state la scelta migliore per Bugetti e per l’amministrazione comunale?

“Bugetti ha fatto un doveroso passo indietro per tutelare il prestigio delle istituzioni. Mi auguro che Prato possa contare su un commissario di grande esperienza, capace di essere subito operativo. Dal Pd avrà il massimo supporto“.

Affari e politica, interessi di parte e amministrazione. Se non vogliamo parlare di questione morale comunque va affrontato il tema. Come si trova un equilibrio nuovo che metta al centro il bene comune e la crescita collettiva rendendo tutto molto trasparente?

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“Prato è una grande città, la locomotiva economica della Toscana. Storicamente la collaborazione tra amministrazioni e imprese è stata un fattore di successo. E le vicende giudiziarie dei singoli non possono affossare un progetto ambizioso con radici robuste nel territorio. Ma qualcosa va cambiato. Faccio un appello alle associazioni datoriali, ai sindacati e a tutti i soggetti che muovono la città: immaginiamo un nuovo modello di sviluppo, mettiamoci tutti in discussione. Facciamolo insieme“.

Quali sono le responsabilità politiche del Pd in questa vicenda? Non avete sottovalutato segnali che erano sotto gli occhi di tutti?

“Per troppo tempo abbiamo minimizzato la presenza di un sistema produttivo fondato sullo sfruttamento dei lavoratori e solo nell’ultimo anno e mezzo lo abbiamo affrontato con decisione. Lo stesso vale per le infiltrazioni mafiose. Un errore che abbiamo condiviso con importanti pezzi della classe dirigente pratese e non solo. Occorre mettere in campo tutte le energie per tutelare la parte sana del distretto e colpire duramente chi sfrutta, evade, fa affari con le organizzazioni criminali“.

Come pensate di riconquistare credibilità dopo questo ’terremoto’?

“Questa vicenda lascia purtroppo un’ombra sul Pd e sul rapporto tra politica e potere economico. Sia chiaro: la stragrande maggioranza delle imprese pratesi è sana ed è in prima fila contro mafie e sfruttamento. Ma ora è necessario dare un segnale per ribadire l’indipendenza e l’autonomia della politica a una città preoccupata. Per questo, in vista delle prossime scadenze elettorali, proporrò al mio partito di non accettare contributi economici dalle imprese. Non perché non siano interlocutrici fondamentali, ma proprio perché il loro valore aggiunto risiede nella sinergia sui temi della città, non nel sostegno economico. Serve una cesura per rilanciare questo rapporto in maniera credibile e fuori da ogni ambiguità“.

Nelle carte della procura si parla anche di massoneria.

“Per me è inconcepibile avere rapporti pubblici o privati con esponenti della massoneria. La massoneria è un ferro vecchio, un residuato di un Paese fondato su oligarchie e notabilati. La politica la fanno i partiti, con il ruolo che la Costituzione attribuisce loro“.

Lei non ha mai pensato di dimettersi in queste settimane?

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“Nel Pd siamo tutti utili ma nessuno è indispensabile. Continuerò a fare il segretario senza stipendio e domenica tornerò nel supermercato dove lavoro da dieci anni.da dieci anni. Ora sono qui a ricomporre i cocci, perché un progetto politico non finisce con la vicenda giudiziaria di un singolo. E questo è il momento della responsabilità condivisa“.

Nella relazione in direzione dem ha parlato della generazione nuova di politici che ha messo radici a Prato.

“Sì, ma non in senso anagrafico. Penso a chi è entrato per la prima volta in Consiglio comunale col sogno di contribuire al benessere della comunità. A chi viene da volontariato, terzo settore, mondo delle professioni. Alle persone che hanno costruito il proprio impegno dal basso, senza logiche di appartenenza o cooptazione. E soprattutto a chi, dentro e fuori il Pd, con i vecchi sistemi di potere non c’entra nulla“.

Non vi sentite eredi del passato anche recente quindi anche della segreteria dem Bugetti e del doppio mandato amministrativo Biffoni?

“Quando Bugetti era segretaria, io ero minorenne. Al di là delle stagioni politiche e di chi le ha guidate, siamo eredi, io per primo, di una comunità politica e militante. Il Pd è un partito riformista e progressista, che legge il suo passato e lo cambia lavorando ad un’idea di futuro. C’è bisogno di una stagione aperta all’innovazione politica: e non parliamo tanto di persone, quanto di metodo e contenuti“.

Lei ha detto che porterà il Pd pratese fino al voto regionale. Conferma? E al congresso conseguente che farà? Si ricandida?

“Una cosa alla volta. Diamo avvio al percorso rigenerativo della nostra comunità, ci mettiamo a disposizione del commissario e lavoriamo sulle regionali. Tutto il resto è secondario. Ora conta solo ricostruire la fiducia dei cittadini“.

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Il commissario dall’11 luglio, il voto presumibilmente a maggio 2026. Una città e un territorio sull’orlo di una crisi profonda anche per il tracollo politico-amministrativo. Ha letto il messaggio del vescovo? Chiama tutti a raccolta.

“Il vescovo Nerbini ha ragione: in un momento di grande difficoltà invita tutti a non tirarsi indietro. È l’occasione per rilanciare partecipazione e impegno, per affrontare con decisione la crisi dei corpi intermedi. Nell’epoca dell’individualismo dobbiamo trovare nuovi strumenti per organizzare le persone attorno a un’idea comune. Come rilanciare appartenenza e rappresentanza? Questo momento ci impegna a trovare nuove formule“.

Lei e il suo partito che messaggio mandate ai pratesi? E quali azioni concrete volete mettere in campo?

“Il Pd riparte da zero. Battaglia senza quartiere su legalità e trasparenza. Contro sfruttamento, concorrenza sleale, disoccupazione, precarietà. Temi che si legano al destino dei più giovani e alla tutela dei fragili. Ma non possiamo farlo da soli: abbiamo bisogno della città, delle sue forze vitali. Il pericolo è che la sfiducia produca solitudine e immobilismo“.

Il campo largo nato a Prato risorgerà alle prossime Comunali?

“L’unità delle forze progressiste è necessaria, a Prato come nel Paese. Il candidato sindaco non uscirà più solo dalle stanze del Pd, ma sarà frutto di una scelta collegiale. Il programma dovrà essere più coraggioso su abitare, clima e lavoro. L’anno scorso siamo cresciuti nei quartieri popolari, quella è la strada giusta. È tra chi fa fatica che costruiamo il futuro della sinistra pratese“.

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C’è chi dice che avete già scelto il candidato sindaco.

“Pura fantapolitica. A due settimane dalle dimissioni della sindaca pensare al candidato è da irresponsabili. Prima ricostruiamo il rapporto con la comunità, poi il programma, infine l’interprete di questo nuovo corso. E sottolineo: l’interprete. Non un uomo o una donna soli al comando“.



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