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Voto di sfiducia a Ursula von der Leyen: l’Europa va alla conta. Favorevoli Lega e M5s, il no di FdI e Pd


di
Francesca Basso, inviata a Strasburgo

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L’appuntamento delicato a mezzogiorno sul cosiddetto «Pfizergate». I socialisti hanno ottenuto che il Fondo sociale europeo non sparisca dal budget Ue

A mezzogiorno il Parlamento europeo vota la mozione di sfiducia nei confronti della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del suo collegio. Salvo colpi di scena la sfiducia non passerà, ma la mozione certifica un momento di debolezza politica della presidente, appena a un anno dalla sua riconferma, quando invece dovrebbe esprimere unità e forza nel mezzo del negoziato sui dazi con gli Stati Uniti e di fronte all’impegno per la pace in Ucraina. 

Nei giorni scorsi von der Leyen ha negoziato con i socialisti per garantirsi il pieno appoggio ed evitare l’astensione, che non avrebbe compromesso il risultato finale (servono a favore i due terzi dei voti espressi), ma politicamente sarebbe stato un pessimo segnale. La mozione presentata dall’europarlamentare dell’Ecr, il romeno Gheorghe Piperea, che ha raccolto le firme tra l’estrema destra, contesta a von der Leyen lo scandalo del Pfizergate, il non coinvolgimento del Parlamento nello strumento Safe del piano europeo di riarmo e le interferenze nelle elezioni tedesche e romene attraverso l’applicazione scorretta, secondo i promotori, del Digital Service Act. Fin dall’inizio è stato chiaro che la mossa non avrebbe avuto successo: popolari (di cui von der Leyen fa parte), socialisti, liberali, verdi e Sinistra hanno detto che non avrebbero sostenuto la mozione presentata dall’estrema destra. Mentre i Patrioti e l’Europa delle nazioni sovrane si sono detti a favore. Spaccato l’Ecr, con Fratelli d’Italia contrari




















































Ieri la Sinistra ha fatto sapere che non parteciperà al voto, fatta eccezione per il M5S e la delegazione irlandese che voteranno per la sfiducia. I liberali hanno confermato il loro no perché ritengono che non sia il momento di fare il gioco dell’estrema destra. La leader dei socialisti Iratxe García Pérez aveva invece spiegato, martedì, di stare riflettendo tra voto contrario o astensione e che sarebbe dipeso dai segnali di von der Leyen.

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C’è grande insoddisfazione all’interno della «maggioranza Ursula» — popolari, socialisti e liberali — che un anno fa votò con i verdi per il secondo mandato di von der Leyen. Il Ppe è accusato da S&D e Renew di perseguire maggioranze alternative con la destra a scapito del programma condiviso e del Green Deal. E von der Leyen di essere appiattita sulle politiche del Ppe. Una tensione culminata a fine giugno nell’ultimatum di García Pérez a von der Leyen per un cambio di passo entro settembre, quando pronuncerà il Discorso sullo stato dell’Unione che indica le priorità politiche dell’anno. A complicare il quadro hanno contribuito le ipotesi circolate sulla nuova architettura del bilancio pluriennale dell’Unione post 2027, che von der Leyen presenterà il 16 luglio: accorpamento dei fondi di coesione e agricoltura, futuro incerto per il Fondo sociale europeo, accentramento della governance a livello nazionale in un unico programma. Senza contare il passo falso dell’annuncio, poi non tradotto in pratica, del ritiro della direttiva «Green claims» contro il greenwashing, ormai in dirittura finale nel negoziato, in risposta a una sollecitazione del Ppe e dell’Ecr.

Alla fine i socialisti ieri sera hanno deciso di votare contro la mozione della destra e di non astenersi, posizione condivisa anche dalla delegazione del Pd, dopo avere ricevuto la rassicurazione da parte di von der Leyen che il Fondo sociale europeo sarà incluso nel prossimo bilancio Ue: «S&D ha ottenuto un’importante vittoria per i cittadini», ha postato ieri sera su X il gruppo. Le tensioni non sembrano però risolte, domani la polvere sarà semplicemente messa sotto il tappeto. E per far passare le proprie proposte, la Commissione ha bisogno della maggioranza di centro, perché come spiegano al Parlamento: con l’estrema destra si riesce a distruggere ma non a costruire l’Ue.


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9 luglio 2025 ( modifica il 9 luglio 2025 | 22:31)

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