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Verso una nuova governance dei mari: il Trattato sull’Alto Mare e le implicazioni economiche per il settore marittimo europeo


La Commissione Europea ha compiuto un passo decisivo per la sostenibilità degli oceani integrando nel diritto dell’Unione il Trattato internazionale “Biodiversity Beyond National Jurisdiction” (BBNJ), meglio noto come “Trattato sull’Alto Mare”. Presentata il 24 aprile, la proposta ha l’obiettivo di rafforzare la protezione delle aree oceaniche situate al di fuori delle giurisdizioni nazionali, con ricadute strategiche sul futuro della blue economy europea.

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Firmato nel settembre 2023 dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il Trattato si inserisce nell’ambito del Quadro Globale sulla Biodiversità di Kunming-Montréal, impegnando l’UE alla tutela di almeno il 30% degli oceani entro il 2030 e a una più equa condivisione dei benefici economici derivanti dalle risorse genetiche marine.

Implicazioni per portualità e shipping

Per il comparto portuale e dello shipping, l’attuazione del Trattato BBNJ comporterà una trasformazione sistemica. L’imposizione di aree marine protette potrà influire sulla pianificazione delle rotte commerciali e sull’accessibilità di determinati corridoi marittimi. Questo richiederà un adeguamento delle strategie logistiche da parte degli operatori del trasporto marittimo, con una crescente enfasi su tecnologie a basso impatto ambientale e una maggiore collaborazione con le autorità di controllo.

Inoltre, la regolamentazione sull’accesso e l’uso delle risorse genetiche marine – come enzimi o microrganismi utilizzabili in ambito farmaceutico, nutraceutico e industriale – potrebbe aprire nuove opportunità per il settore privato, ma anche imporre vincoli di tracciabilità e redistribuzione dei profitti, soprattutto per le imprese attive nella bioprospezione oceanica.

Nuove sfide per la logistica marittima

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Il rafforzamento del quadro giuridico internazionale sulle acque internazionali renderà necessarie nuove forme di compliance e certificazione ambientale per le flotte, i terminal e gli hub logistici. Le autorità portuali dovranno adeguare le proprie infrastrutture ai requisiti previsti, investendo in digitalizzazione, monitoraggio delle emissioni e sistemi di gestione ambientale avanzata.

Ma le sfide si accompagnano a opportunità. Gli investimenti pubblici e privati destinati alla sostenibilità marittima, alimentati anche dai fondi europei legati al Green Deal e al Piano per la Transizione Verde, potrebbero accelerare l’innovazione nel settore, stimolando lo sviluppo di carburanti alternativi, tecnologie navali eco-compatibili e modelli di logistica integrata sostenibile.

Un punto di svolta per la blue economy

Il Trattato sull’Alto Mare rappresenta un cambio di paradigma nella governance oceanica e pone le basi per una gestione più equa e sostenibile delle risorse marine. Per l’industria marittima europea si apre una nuova fase: non più solo vettore di merci, ma attore attivo nella salvaguardia degli ecosistemi globali. In questo contesto, il settore dovrà rivedere le proprie strategie di sviluppo, coniugando efficienza economica, responsabilità ambientale e competitività internazionale.



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