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Deloitte e ISPI: presentato uno studio sulla transizione energetica, focus su sostenibilità e sicurezza


Deloitte e ISPI pubblicano uno studio sulla transizione energetica: come conciliare sostenibilità, sicurezza e competitività nei Paesi industrializzati

I Paesi industrializzati si trovano oggi al centro di una sfida strategica complessa: accelerare la transizione energetica per contrastare il cambiamento climatico, senza compromettere la stabilità degli approvvigionamenti e la competitività economica. Un equilibrio delicato che emerge con forza dal nuovo studio ISPI-Deloitte, Reconciling Sustainability Transition Priorities with Energy Security ones: a focus on Industrialized Countries.

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Secondo il report, almeno l’80% della produzione elettrica dei Paesi G20 proverrà da fonti non fossili entro il 2050 nello scenario a 1,5°C, con le rinnovabili che hanno già raggiunto un nuovo record, rappresentando oltre il 90% della nuova capacità installata a livello globale. Tuttavia, il ritmo di crescita attuale non è sufficiente: per centrare l’obiettivo globale di triplicare la capacità rinnovabile entro il 2030, sarà necessario un incremento annuo del 16,6%.

Lo studio evidenzia anche l’urgenza della transizione: le emissioni energetiche di CO₂ hanno toccato il record di 37,7 Gt. Il settore elettrico ne è il principale responsabile (36%), seguito da industria (26,5%), trasporti (21,2%) ed edilizia (7,9%). Le proiezioni al 2050 indicano gravi impatti su salute, ecosistemi e sistemi economici, con circa 14,5 milioni di morti attese, 12.500 miliardi di dollari di perdite e oltre 1.100 miliardi di spese sanitarie aggiuntive.

A frenare la corsa verso la decarbonizzazione, però, sono anche le turbolenze geopolitiche: pandemia, guerra in Ucraina e instabilità in Medio Oriente hanno sconvolto le catene di approvvigionamento e fatto impennare i prezzi delle materie prime. In Europa, ad esempio, il costo del gas ha toccato livelli record, compromettendo la competitività di molte imprese. Un ulteriore ostacolo è la concentrazione geografica delle materie prime critiche necessarie alle tecnologie verdi: il cobalto dalla Repubblica Democratica del Congo (70%), le terre rare dalla Cina (60%), il nichel dall’Indonesia (40%), il litio dall’Australia (55%) e il rame dal Cile (25%). Anche la raffinazione è dominata dalla Cina, che controlla gran parte della lavorazione globale di litio, cobalto e terre rare.

Bilanciare la decarbonizzazione con forniture stabili, prezzi accessibili e filiere resilienti è una delle sfide più complesse per le economie avanzate”, osserva Andrea Poggi, Head of DCM Public Policy & Stakeholder Relations Centre e DCM Innovation Leader. “Serve una collaborazione profonda tra istituzioni e imprese, sfruttando innovazione e tecnologie emergenti come leva di sviluppo”. Per Antonio Villafranca, Vice Presidente ISPI per la Ricerca, “la transizione energetica non è in contraddizione con la sicurezza energetica. Al contrario, è nell’interesse stesso dei Paesi industrializzati guidare questo percorso per garantire uno sviluppo più strategico e sostenibile. Ma servono politiche mirate e risorse dedicate per affrontare l’impatto su famiglie e imprese”.





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