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l’Italia ha bisogno di una visione di lungo periodo. Oltre i confini urbani con più ampio respiro « LMF Lamiafinanza


L’Italia ha bisogno di una visione di lungo periodo — 

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Il deficit infrastrutturale italiano è una realtà consolidata e ampiamente riconosciuta. Dalle reti ferroviarie alle autostrade, dalla logistica portuale alla digitalizzazione delle aree interne, il nostro Paese soffre da decenni di un ritardo che compromette non solo la competitività economica, ma anche la coesione territoriale e la qualità della vita dei cittadini. I tentativi di colmare questo gap non sono mancati, e vanno riconosciuti come lodevoli: dal PNRR ai fondi strutturali europei, fino ai recenti progetti di rigenerazione urbana e potenziamento delle infrastrutture digitali. Tuttavia, il punto critico rimane: manca una visione strategica complessiva del territorio nazionale.

Il rischio, oggi più che mai, è di rincorrere le emergenze senza governare il futuro. Le opere infrastrutturali sono spesso pensate come interventi isolati, scollegati tra loro, dettati da esigenze contingenti o logiche politiche di breve termine. In questo modo si perde l’occasione di trasformare il territorio in un sistema integrato, capace di generare sviluppo sostenibile, inclusione e resilienza.

I bisogni del Paese

Una vera politica infrastrutturale dovrebbe partire da una mappatura chiara dei bisogni del Paese, valutando priorità e impatti a medio-lungo termine. È indispensabile un approccio che metta al centro l’interconnessione tra aree metropolitane e aree interne, la sinergia tra mobilità sostenibile e sviluppo industriale, la transizione ecologica e la sicurezza del territorio. Solo in questo modo sarà possibile superare quella frammentazione che da anni frena il potenziale dell’Italia.

“Affinché gli investimenti producano gli effetti sperati” sostiene oggi sul Resto del Carlino  “non si può prescindere da una visione di territorio che forzi i confini urbani e abbia un respiro strategico. Dove questa manca, o non è chiara, occorre correre ai ripari per evitare che i risultati siano al di sotto delle aspettative (e dei disagi arrecati). Ad esempio, a Bologna, il tram è un’opera controversa, ma la città può ancora trasformarla in un’occasione di crescita. A patto che si recuperi l’ambizione metropolitana”.

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Integrare crescita economica e giustizia territoriale

Non si tratta solo di costruire ponti, ferrovie o reti digitali, ma di dare forma a un progetto-Paese che sappia integrare crescita economica e giustizia territoriale. Una strategia nazionale delle infrastrutture, costruita con il contributo di amministrazioni locali, imprese, università e cittadini, può rappresentare il primo passo verso un cambiamento strutturale.

Il deficit infrastrutturale è una ferita aperta, ma anche un’occasione per ripensare il futuro del nostro territorio. Servono coraggio politico, visione condivisa e capacità progettuale. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi: il tempo delle scelte è adesso.



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