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La sfida del Digital Product Passport: creare un linguaggio comune


Nel percorso verso un’Unione Europea sempre più focalizzata su sostenibilità ed economia circolare, il passaporto digitale dei prodotti diventerà uno strumento chiave, obbligatorio per tutti i settori produttivi dal 2027. Il Digital Product Passport (DPP) rivoluzionerà la gestione delle informazioni sui prodotti, garantendo trasparenza, tracciabilità e sostenibilità lungo l’intero ciclo di vita di un bene.

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Il DPP rappresenta un cambiamento radicale nella gestione delle informazioni sui prodotti fisici, ponendosi come strumento essenziale per garantire trasparenza, tracciabilità e sostenibilità lungo l’intero ciclo di vita di un bene. Questo è stato il tema centrale della Digital Excellence Roundtable, evento organizzato da Fashion in Interno 1, l’innovation center di GS1 Italy. Nel suo intervento di apertura, Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy, ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra aziende e stakeholder per affrontare le nuove sfide legate alla digitalizzazione delle informazioni di prodotto.

«Una vera sfida, una grande complessità a cui andiamo incontro e quindi direi che incontrarsi e parlarne è la cosa migliore da fare per capire come affrontarle insieme in maniera costruttiva, coerente, senza dispersioni», ha affermato Aceto, evidenziando la necessità di un approccio coordinato per evitare duplicazioni e sprechi di risorse.

GS1, gioca un ruolo chiave in questa transizione, offrendo alle imprese strumenti avanzati per la tracciabilità e l’identificazione. «Noi aiutiamo le imprese con la standardizzazione dei prodotti, delle informazioni, ma soprattutto forniamo strumenti che servono a fare scambi massivi di informazioni», ha spiegato Aceto, sottolineando l’importanza di un ecosistema digitale efficiente e interoperabile.

Uno degli obiettivi principali del DPP è quello di automatizzare il flusso di informazioni tra tutti gli attori della supply chain, garantendo un accesso rapido e sicuro ai dati relativi a origine, composizione, sostenibilità e riutilizzo dei prodotti.

«La grande sfida sarà questa: fare un network di imprese e attori della supply chain dall’upstream al downstream fino al consumatore, che devono scambiarsi delle informazioni in maniera massiva e rilevante» Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy

Il Digital Product Passport non è solo una risposta alle crescenti esigenze normative in tema di sostenibilità e trasparenza, ma rappresenta un’opportunità per le aziende di ottimizzare le proprie operation e migliorare l’esperienza del consumatore, fornendogli informazioni affidabili e facilmente accessibili. Per raggiungere questo obiettivo, la standardizzazione dei dati è cruciale: «Pensare di fare questo senza standard sarebbe una cosa impossibile», ha concluso Aceto, sottolineando il ruolo di GS1 nel facilitare questa trasformazione digitale.

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Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy

Bruno Aceto, ceo di GS1 Italy

Il DPP? Non solo un obbligo, ma un’opportunità

Dopo l’entrata in vigore, lo scorso 18 luglio 2024, del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR – Ecodesign for Sustainable Products Regulation), come parte delle iniziative del Green Deal europeo per minimizzare l’impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita del prodotto tessile e accessorio e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, le aziende sono chiamate a un cambio di passo, che mette in campo nuovi strumenti e un nuovo mindset.

In occasione della Digital Excellence Roundtable, Paolo Cibien, industry engagement & customer success director di GS1 Italy, ha illustrato le coordinate normative del Digital Product Passport, fulcro del regolamento ESPR, mentre Karolin Catela, standard specialist GS1 Sweden, e Olivia Sjöberg, senior sustainability controller del brand Filippa K, hanno portato sul palco la case history di un marchio, come quello svedese, che ha intrapreso questo percorso, mettendo in luce opportunità e scommesse future.

Una filiera sostenibile e digitale? Insieme si può

Il DPP rappresenta un tema centrale del regolamento ESPR, e – come ha spiegato Paolo Cibien – prevederà un “identificativo unico”, ossia un’identità univoca, per ciascun prodotto, che dovrà essere riportato su un supporto dati, al fine di trasmettere e rendere fruibili le informazioni (come origine del prodotto, composizione, durabilità, riciclabilità dei componenti ecc.).

Tutti i dati contenuti nel passaporto digitale, infatti, sono basati su «norme aperte ed elaborate in un formato interoperabile e leggibile elettronicamente, strutturate e consultabili, nonché trasferibili mediante una rete per lo scambio di dati interoperabile».

Come spiega l’Allegato III del regolamento, i prodotti saranno dotati di un codice GS1 GTIN (Global Trade Identification Number) o simile, ossia un codice che identifica un prodotto in modo univoco a livello internazionale compliant alle norme ISO/IEC indicate. E per la prima volta la Commissione europea si doterà di un portale web e di un registro in cui tutte le merci, i componenti e gli operatori economici soggetti al DPP dovranno essere registrati prima dello sdoganamento.

Per i player del settore tessile arrivare preparati per affrontare questa sfida è fondamentale, visto che la data prevista di pubblicazione degli atti delegati è fine 2027. E proprio qui, come ha sottolineato Cibien, entra in gioco GS1, «un’organizzazione globale, neutrale e non-profit, creata dalle imprese per le imprese, con oltre 2 milioni di utenti nel mondo, di cui più di 40 mila in Italia».

Gli standard GS1 permettono infatti alle aziende di identificare in modo univoco i prodotti, di contenere identità e informazioni in un data carrier, come barcode, QR code o tag RFID, e infine di condividere le informazioni in un formato comune, grazie ai suoi standard ISO compliant.

Con la frontiera di un nuovo capitolo, firmato da 22 aziende leader nel largo consumo, che darà il via a un’altra rivoluzione del codice a barre, ossia la transizione globale ai QR code standard GS1, che permetteranno di dare accesso a più informazioni ai consumatori, supportando la tracciabilità e l’efficienza della filiera.

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Quali sono dunque le modalità di accesso al DPP? Il passaporto digitale sarà collegato a un identificativo univoco persistente del prodotto tramite un data carrier (codice a barre o QR code), applicato sul prodotto oppure contenuto nell’imballaggio o nella sua documentazione. All’interno si troverà un preciso identikit del prodotto, con informazioni legate al suo intero ciclo di vita.

«Il Green Deal europeo mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – conclude Cibien – ma per essere green bisogna essere anche digital, in modo da creare un ecosistema dove le informazioni possano circolare. Sì può fare ma solo unendo le forze, lavorando insieme e usando un linguaggio standardizzato lungo tutta la filiera».
Paolo Cibien, industry engagement & customer success director di GS1 Italy

Paolo Cibien, industry engagement & customer success director di GS1 Italy

Paolo Cibien, industry engagement & customer success director di GS1 Italy

Il DPP? Una stella polare per le scelte dei consumatori

Sul palco della Digital Excellence Roundtable è salita anche la case history di Filippa K, realtà fondata in Svezia nel 1993 da Filippa Knutsson, Karin Hellners e Patrik Kihlborg, pionieri dell’iconico minimalismo scandinavo, e oggi attiva con collezioni di prêt-à-porter femminile e maschile. La lana dei capi è stata tracciata “from farm to hanger” (dalla fattoria all’appendiabiti, ndr) nell’ambito della Fiber Traceability Initiative, progetto pilota promosso da Axfoundation in collaborazione con GS1 Sweden e la stessa casa di moda svedese. Come hanno spiegato Karolin Catela (Standard Specialist GS1 Sweden) e Olivia Sjöberg (Senior Sustainability Controller), le informazioni relative all’intera value chain della lana sono state incorporate in un QR code standard GS1 alimentato da dati basati sugli standard GS1 e cucito all’interno dei capi, offrendo così una tracciabilità e una trasparenza complete lungo tutto il processo, dagli allevamenti (compresa la certificazione Responsible Wool Standard che garantisce il benessere degli animali) allo scouring, dalla filatura alla confezione, fino all’arrivo nei negozi e al cliente finale. Un’operazione passata attraverso numerosi player e paesi diversi (tra i partner coinvolti, anche Tollegno), con tante sfide – in primis quella di catalogare le informazioni attraverso un linguaggio digitale basato sugli standard GS1 e l’interoperabilità lungo l’intera catena del valore – ma anche un’opportunità a beneficio della value proposition. L’obiettivo finale è quello di contribuire alla creazione di modelli più sostenibili e suggerire scelte più consapevoli ai consumatori, allungando la durata ai prodotti. «Siamo convinti – spiegano a questo proposito – che i DPP possano creare valore sia per i marchi moda che per il settore del resale, rendendo possibili partnership vantaggiose per tutti». Il next step sarà inoltre di espandere le potenzialità del passaporto digitale per ottimizzare il servizio al cliente con informazioni relative a “reuse&repair” e “recycle&repurpose” in un’ottica circolare.

Karolin Catela, standard specialist GS1 Sweden, e Olivia Sjöberg, senior sustainability controller del brand Filippa K

Karolin Catela, standard specialist GS1 Sweden, e Olivia Sjöberg, senior sustainability controller del brand Filippa K



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