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semplificazione, impatti e sfide per la sostenibilità


L’Unione Europea ha lanciato il Pacchetto Omnibus, una riforma che mira a ridurre gli oneri burocratici per le imprese e semplificare la rendicontazione ESG.

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La proposta promette risparmi significativi e maggiore competitività, ma solleva anche interrogativi sull’impatto ambientale e sociale della riduzione delle regole. Questo articolo analizza le principali misure previste, i pro e i contro della riforma e le possibili conseguenze per il futuro della sostenibilità in Europa.

L’Unione Europea ha adottato la Bussola per la competitività, una nuova strategia basata su cinque attivatori trasversali per la crescita sostenibile: semplificazione, riduzione degli ostacoli al mercato unico, finanziamento della competitività, promozione delle competenze e creazione di posti di lavoro di qualità, e miglioramento coordinato delle politiche a livello nazionale e dell’UE.

Semplificazione: cosa prevede il Pacchetto Omnibus

Sul fronte della semplificazione, la proposta della Commissione – primo Pacchetto Omnibus – è di esonerare un grande numero di imprese dagli obblighi di rendicontazione di sostenibilità e due diligence aziendale che sono attualmente imposti delle direttive CSRD e CSDD.

Infatti, il pacchetto si propone di ridurre del 35% gli oneri burocratici legati alla comunicazione di dati ESG per le piccole e medie imprese entro il 2029, con un risparmio stimato di 6,3 miliardi di euro. Questo escluderà circa l’80% delle aziende originariamente incluse nella CSRD, come le grandi imprese con meno di 1000 dipendenti e le PMI quotate. Per loro, la Commissione adotterà uno standard di rendicontazione volontario.

Pacchetto Omnibus: pro e contro

Sul fronte della due diligence gli obblighi saranno ridotti e più mirati: le imprese non dovranno condurre sistematicamente valutazioni approfondite degli impatti negativi dei loro partner commerciali indiretti, ma solo se disporranno di informazioni plausibili che suggeriscano che tali impatti negativi si sono verificati o potrebbero verificarsi.

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Anche per quanto riguarda la tassonomia – il sistema di classificazione dell’UE per le attività economiche ecosostenibili – gli obblighi di rendicontazione saranno limitati alle imprese più grandi.

L’adozione del Pacchetto Omnibus potrebbe rendere l’Unione più attrattiva per gli investitori, riducendo il divario con altre economie globali dove le normative ESG sono meno restrittive, come gli Stati Uniti e la Cina, ma rischia anche di minare la fiducia nelle politiche ambientali e sociali della UE compromettendone il ruolo di leader globale nella sostenibilità, sino ad impedire il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Inoltre, la “marcia indietro” dell’Europa penalizzerebbe le imprese che già puntano sulla sostenibilità come vantaggio competitivo e che si troverebbero ad operare in un mercato con standard meno chiari e benefici ridotti.

Parallelamente, la limitazione della due diligence obbligatoria ridurrebbe la pressione sulle imprese ad impegnarsi per migliorare le condizioni di lavoro e ambientali nei paesi in via di sviluppo dove operano i loro partner commerciali.

Conclusioni

In conclusione, a seconda di come verrà attuata, la riforma potrebbe rafforzare il mercato europeo oppure aprire un pericoloso precedente di deregulation, minando la fiducia nelle politiche ambientali e sociali dell’UE.


Fonte: articolo di Laura Ciccozzi, Confprofessioni




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