La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

“Potete abrogare un partito ma non milioni di elettori!”, Togliatti dixit


Cosa sta succedendo nella democratica Europa? O forse… nella antidemocratica Europa, come l’ha definita il Vicepresidente americano Vance? Se un partito di opposizione non piace alla maggioranza o, diciamo, all’establishment di quel momento storico, non lo si sconfigge in un tenzone elettorale ma lo si elimina o attraverso un intervento della magistratura, evidentemente asservita alla politica, o attraverso altri interventi mirati a metterlo al bando, per esempio, per presunti illeciti o connessioni con la Russia di Putin.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Questo è quanto sta sostenendo una parte dei partiti politici neopopulisti europei, supportati da alcuni media di area (come La Verità che ha titolato in prima pagina “Così chi sta al governo decide se si può votare l’opposizione”). Senza contare alcune “invasioni di campo” di trumpisti come Rubio e Vance, intervenuti con dichiarazioni a nove colonne sulla stampa internazionale contro il rapporto stilato dall’Ufficio Federale per la protezione della Costituzione tedesca che ha messo sotto accusa Alternative für Deutschland (AFD), partito di estremisti che rimpiangono il nazismo e definiscono il popolo secondo criteri etnici – come ha scritto il Direttore de La Stampa Malagutti – “gente aggressiva e minacciosa, molto amata da Musk, dal potentissimo Rubio e soprattutto da 12 milioni di elettori tedeschi”.

Proviamo a fare un po’ di ordine in questa ingarbugliata matassa che ha già avuto recentemente, in Europa, due importanti precedenti: il primo nel dicembre scorso con la sospensione delle votazioni in Romania per il nuovo Presidente della Repubblica a causa delle provate attività di manipolazione e disinformazione realizzate dalla Russia in Romania con la conseguente esclusione del candidato filo-putiniano Georgescu dalle elezioni; in Francia, dove la magistratura con una sentenza di primo grado ha accertato la responsabilità di Marine Le Pen, condannandola per i reati contestati (un uso illecito dei fondi pubblici europei) che impedisce alla leader del Fronte Nazionale della destra francese di partecipare, per ora, alle prossime elezioni presidenziali.

Sentenza immediatamente impugnata dai legali della leader del Front National. Proviamo a partire dall’individuazione dei fatti oggetto del serrato confronto in tutte le capitali d’Europa, tirando poi delle conclusioni ovviamente discrezionali e basate sull’idea che ci siamo fatti su questa vicenda.

Romania

Dopo che la Suprema Corte di Bucarest sospese le elezioni nel dicembre scorso a seguito delle accertate interferenze da parte di Mosca sulla manipolazione dei votanti, la Romania è tornata proprio in questi giorni al voto e al primo turno, rispettando i principi di trasparenza e segretezza del voto, i rumeni hanno potuto serenamente esercitare il loro diritto e il risultato, almeno del primo turno, ha premiato il candidato, cosiddetto sovranista fra i vari papabili, George Simion, pupillo di Putin, secondo alcuni. Il 18 di maggio ci sarà il secondo turno a cui parteciperanno il vincitore di questo primo turno e il Sindaco di Bucarest, rappresentante dell’area liberal del paese. Dunque, almeno in base a questi fatti acclarati, il sistema democratico ha tenuto e soprattutto ha accertato e sanzionato illecite manipolazioni del voto esercitate da uno stato estero.

Francia

Il caso francese è diverso perché, come sappiamo, Marine Le Pen è stata condannata da una sentenza di primo grado per abusi compiuti nell’utilizzo di fondi europei destinati ai candidati. Avrebbe, secondo la sentenza di primo grado, costruito un sistema di fatturazioni fasulle per contratti di consulenza mai eseguiti al fine di sottrarsi al controllo delle autorità di vigilanza. In più con una serie di ipotesi di illecito connesse ai suoi rapporti con il Cremlino. La sentenza di primo grado, salvo ripensamenti della magistratura francese investita dal problema, impedisce alla Le Pen di poter partecipare alle prossime elezioni della presidenza francese.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Germania

L’articolo 21 della cosiddetta “Legge Fondamentale” della Germania, scritta e approvata nel 1949, si badi bene proprio su suggerimento degli americani che volevano costruire una Carta costituzionale che proteggesse la democrazia tedesca contro l’eventuale replica dei rischi accaduti durante la Repubblica di Weimar, con l’ascesa del Führer al potere, l’art. 21, dicevamo, prevede una serie di principi in merito. In particolare: “la dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla” – recita l’art. 1 di quella Legge Fondamentale, art. 1 che costituisce il presupposto del contenuto dell’art. 21. Tale articolo prevede, di conseguenza, l’incostituzionalità dei partiti che per le loro finalità o per il comportamento dei loro aderenti si prefiggano di attentare all’ordine costituzionale democratico liberale, o di sovvertirlo, o di mettere in percolo l’esistenza della Repubblica Federale Tedesca.

Come giustamente ha sottolineato di recente sulle colonne de L’Avvenire, l’ex magistrato piemontese Paolo Borgna, oggi Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Torino, è davvero curioso e bizzarro che proprio quegli americani che diedero dei “forti” suggerimenti ai padri fondatori della Costituzione tedesca nel ’49, oggi rappresentino il paese che dichiara, attraverso i suoi massimi esponenti politici e istituzionali, un vistoso supporto proprio a quel partito neonazista AFD, oggetto della relazione dell’Ufficio Federale tedesca, bollando come “tirannia mascherata” proprio il contenuto del rapporto dell’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione tedesca.

Il razionale di quella norma, dell’art. 21 cioè, è stato definito come una “protezione armata” della Costituzione tedesca. Ed è bene ricordare che nel 1956, la Corte Costituzionale Federale tedesca di Karlsruhe, proprio in base a quell’art. 21, deliberò lo scioglimento del Partito Comunista tedesco che in quel momento aveva ottenuto alle ultime elezioni il 5,7% dei voti. La decisione della Corte Suprema tedesca fu poi confermata dalla stessa Commissione Europea dei Diritti dell’Uomo che ritenne che gli obiettivi del Partito Comunista tedesco non fossero compatibili con la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.

Detto ciò, al di là delle strumentalizzazioni politiche, l’AFD, che ha ottenuto nelle ultime elezioni politiche del febbraio scorso circa 12 milioni di voti, circa il 25% dell’elettorato votante tedesco, negli ultimi anni ha pubblicamente voluto comunicare a tutti i propri elettori, e a tutto il paese, il proprio retaggio nazista, richiamando spesso nei comizi la figura del Fuhrer come una figura di riferimento da imitare per la rifondazione di questa Germania. Insomma, come ha scritto l’Ufficio Federale per la Protezione della Costituzione, nel suo rapporto di oltre 1.100 pagine, un partito di gente aggressiva, violenta e minacciosa, sostenitore di un concetto “di popolo etnico e legato alla discendenza”, incompatibile quindi sia con la dignità umana garantita dall’art. 1 della Costituzione tedesca, sia con l’ordinamento liberal-democratico.

Non dovrebbe quindi sorprendere molto questa conclusione della relazione scritta dall’Ufficio Federale. Anzi, dovrebbe sorprendere… la sorpresa su queste conclusioni. In ogni caso, la relazione per dar luogo al bando nel partito dell’AFD deve diventare oggetto di una specifica istanza formale presentata o dal Parlamento tedesco o dal Governo di Berlino, proprio a quella Corte Suprema di Karlsruhe a cui spetta l’ultima valutazione di merito.

Questo è il quadro dei fatti accaduti: tutto il resto riguarda il dibattito politico, lo ripetiamo più o meno strumentale e più o meno oggetto di propaganda politica e quindi di condivisione o di contestazione delle conclusioni della relazione. La leader dell’AFD, Alice Weidel ha già dato mandato ai suoi legali per impugnare in via d’urgenza le conclusioni della relazione e nelle prossime settimane vedremo come si pronuncerà in merito la magistratura tedesca.

Fatto sta che tutti e tre i casi citati hanno sollevato il tema, con motivazioni e obiettivi diversi perché diverse sono le situazioni giuridiche, del tentativo di una parte politica di eliminare la controparte attraverso interventi della magistratura. E qui torna un interrogativo, tanto antico quanto apparentemente di difficile soluzione. Qual è il limite di tolleranza delle democrazie? A che punto è giusto reagire agli intolleranti?

E reagendo a degli intolleranti, non si nega per ciò stesso il principio cardine delle democrazie medesime? Riflettiamo anche su un altro aspetto del problema: se e quando il dittatore di turno scopre delle disinformazioni nei suoi confronti o, peggio, delle minacce alla sua leadership, non dà tregua agli oppositori. Li incarcera, li tortura, li ammazza o li fa ammazzare, come abbiamo proprio in Russia negli ultimi anni. Le democrazie occidentali rivendicano la loro differenza che sta proprio nella tutela dei diritti delle minoranze che si oppongono al governo in carica, dovendo però, nel contempo, difendere il rispetto della Costituzione.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Ed è proprio su questo tema che abbiamo deciso di recuperare una famosa frase di Palmiro Togliatti che la pronunciò in occasione dei lavori dell’Assemblea Costituente nel 1947. Di fronte a una parte dei deputati, soprattutto democristiani e liberali, che volevano inserire nel corpo della Carta Costituzionale il divieto di ricostituzione del Partito fascista (la mediazione al termine del dibattito in Assemblea portò all’esclusione di tale divieto nel corpo della Costituzione ma il suo inserimento nell’art. XII delle Disposizioni Finali della Carta medesima) Togliatti rappresentò una posizione paradossalmente più “liberale”, affermando che gli avversari politici, rappresentanti milioni di elettori, non possono essere cancellati da una sentenza, vanno sconfitti sul piano della politica.

Ed è proprio sul piano della politica e cioè sull’impostazione di una strategia di rilancio dell’economia tedesca, che la nuova coalizione di governo del Cancelliere Merz (purtroppo per l’Europa battezzata in maniera faticosa dal Parlamento di Berlino pochi giorni fa) dovrà impostare il suo programma mirandolo a delle misure che riducano le disuguaglianze sociali, aumentino il potere di acquisto delle classi medio-basse, gestiscano in maniera solidale ma rigorosa la politica dei migranti, insomma riducano quel malessere diffuso, soprattutto esistente nella ex Germania dell’Est, che sta alla base del successo del partito di Alice Weidel che, nei sondaggi, continua a salire.

Quando, dopo la strage di Brescia del 1974 – ha scritto Paolo Borgnamolti di noi, allora ventenni, sostenevamo la campagna “MSI fuori legge”, i vecchi comunisti, cresciuti alla scuola di Togliatti, ci rispondevano: “Potete abrogare un partito, ma non milioni di voti”.

Qui, su questo punto, si gioca, a nostro avviso, il futuro delle democrazie occidentali. Da un lato, non venendo meno al rispetto delle volontà popolari, con l’adozione di politiche economiche e sociali che non diano vita ad un malessere da iniquità e, dall’altro, però, monitorino con grande attenzione, sanzionando con estrema rigorosità, ogni tipo di possibile manipolazione delle menti e dei cuori dei cittadini di una nazione, soprattutto quando sono costruite e provengono da paesi terzi, interessati, a suon di dollari, ad alimentare il dissenso nelle piazze europee contro le leadership democratiche. Dalla Brexit in avanti abbiamo assistito a troppe manovre di disinformazione, orchestrate dal Cremlino: non possiamo più permetterci di far finta di niente o di avere alibi di impossibilità di reazione.

L’ex presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili (fino al 2024) ci ammonisce in tal senso, mettendoci di fronte alla drammatica realtà del suo paese. Un paese dove alle ultime e recenti elezioni ha vinto il candidato di Mosca che ha potuto contare su una formidabile campagna di disinformazione e manipolazione del popolo georgiano che forse non ha altri esempi così vistosi nella recente storia europea: “La Georgia è il campo di prova di un altro tipo di strategia di dominio russo, costruito tramite la manipolazione del voto, la propaganda e l’instaurazione di un governo fantoccio. Non siamo ancora lì, ma se alla fine Putin dovesse riuscire, proverà seriamente a replicare lo schema georgiano in Ucraina, in Moldavia e in Romania”.

La Zourabichvili oltre ad aver auspicato che gli europei non si dimentichino dello sventurato popolo della Georgia, ha ventilato con grande sofferenza e dolore la concreta ipotesi che la Georgia possa, a causa di quelle elezioni manipolate, sprofondare in una tragica e crudele guerra civile, con un effetto domino anche sugli altri paesi: “C’è stata una massiccia operazione di  manipolazione orchestrata mesi prima del voto dalla Russia – ha dichiarato l’ex presidente della Georgia – con l’uso di propagandisti, tecnologia e 3500 call center, uno per distretto elettorale. Servivano a controllare i votanti, di cui avevano informazioni personali e riservate. Sfruttandole, hanno fatto pressioni sui soggetti più vulnerabili”. E ancora “E’ uno sbaglio – ha concluso la Zourabichvili – pensare che questi eventi possano accadere soltanto nei paesi dell’ex orbita tedesca. Le libere elezioni sono state attaccate in Romania e succederà anche in Moldavia, la propaganda russa ha toccato persino gli Stati Uniti e noto dei segnali anche in Repubblica Ceca e in Germania. Nessuno è immune!”.

A questo grido di dolore, Bruxelles e tutte le capitali delle democrazie europee devono rispondere con fermezza e rigorosità, respingendo al mittente le “invasioni di campo americane”, accertando e sanzionando le manipolazioni russe e rispettando poi sempre un esito elettorale che fotografi correttamente le reali volontà degli elettori, non più  a rischio di contaminazione della propaganda da parte di altri paesi.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Dobbiamo avere chiaro in testa, a titolo di esempio, che dal 16 aprile di quest’anno capeggia nel sito web dell’SV, l’intelligence esterna della Federazione Russa (l’immagine che avete rappresentata in questo contributo), la testa di Ursula von der Leyen, in versione vampiro, che sovrasta un corpo a forma di croce uncinata con quattro estremità che finiscono in artigli insanguinati. Al centro c’è il cerchio blu stellato simbolo dell’Unione Europea. Ai fianchi due baionette con le bandiere russa e americana che infilzano l’immonda creatura. Come ha scritto Paolo Valentino: “Putin ha trovato il suo nuovo nemico: l’euro-nazismo”.

Riccardo Rossotto



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi