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Nel cratere del sisma umbro cresce il gettito Irpef, ma scendono contribuenti e reddito complessivo


Nei 14 comuni del cratere (Arrone, Cascia, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Montefranco, Monteleone di Spoleto, Norcia, Poggiodomo, Preci, Polino, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Vallo di Nera), esclusa Spoleto, i redditi complessivi dichiarati si sono ridotti del 7,7% in termini reali tra il 2015 (anno pre-sisma) e il 2023, passando da 278,6 a 257,2 milioni di euro.

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Un crollo netto che riflette la fragilità ancora irrisolta di questi territori. Ma se si guarda al reddito medio Irpef per contribuente, emerge un dato sorprendente: +5,1%. Ogni contribuente, nel 2023, ha dichiarato mediamente 20.855 euro, contro i 19.012 del 2015 (valori attualizzati).

A metterlo nero su bianco è la Camera di commercio dell’Umbria, che con il Progetto Fenice – condotto insieme all’Università per Stranieri di Perugia, al Comune di Norcia e alla Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica – ha prodotto un report sulla dinamica dei redditi nel cratere. Obiettivo: ricostruire sviluppo e fiducia. Non solo ricostruzione fisica, dunque, ma rigenerazione economica e sociale. 

Il progetto Fenice sostiene lo spirito della ricostruzione e della ripresa del cratere del sisma umbro

Questi dati raccontano una realtà complessa – afferma Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbriafatta di difficoltà ma anche di capacità di reazione. La riduzione del reddito complessivo e del numero dei contribuenti è un segnale allarmante, che ci obbliga a rimettere al centro le aree interne e i comuni colpiti dal sisma. Ma l’aumento del reddito medio per contribuente dimostra che chi è rimasto ha saputo reggere l’urto e reinventarsi. Con il Progetto Fenice vogliamo sostenere proprio questo spirito, costruendo strumenti concreti di rilancio economico e sociale. Non ci può essere ricostruzione senza persone, lavoro e fiducia”.

Il nodo dell’esodo col calo dei contribuenti e la sola eccezione di Spoleto, dove peròscende il reddito medio

A pesare sui redditi complessivi è soprattutto la fuga di residenti. Nei 14 comuni, i contribuenti sono passati da 14.655 nel 2015 a 12.482 nel 2023: una contrazione del 14,8%. Con Spoleto inclusa, il calo si attenua a -2,4%, ma resta.

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Nel frattempo, in Umbria i contribuenti sono aumentati da 606.924 a 639.745. Il cratere rappresentava il 2,41% della platea regionale, oggi solo l’1,95%. Più che ricostruzione, si è assistito a un ridimensionamento demografico strutturale. Un problema che si riflette anche sull’accesso ai servizi, sulla tenuta delle imprese e sulla capacità attrattiva del territorio.

Il caso di Spoleto è l’opposto. Qui il numero di contribuenti è cresciuto (da 26.513 a 27.705), ma il reddito medio è calato del 2,2%, scendendo da 21.328 a 20.855 euro. E se si aggregano i dati di Spoleto agli altri comuni, la crescita del reddito medio si riduce allo 0,3% appena.

Questa dinamica è rivelatrice: anche in contesti meno colpiti fisicamente dal sisma, il benessere economico individuale può contrarsi, segnalando fragilità più ampie, legate ai cambiamenti occupazionali, ai costi della vita e alla qualità dell’offerta lavorativa.

Dipendenti in difficoltà e autonomi resilienti, lieve incremento del reddito dei pensionati per l’indicizzazione

Guardando alle tipologie di contribuenti, la frattura è netta. I lavoratori dipendenti nei 15 comuni del cratere hanno perso terreno: il loro reddito medio Irpef è calato del 15,2%, da 21.031 a 17.107 euro. Peggio che nel resto dell’Umbria, dove il calo si ferma a -13%.

I pensionati hanno invece visto un lieve incremento, probabilmente legato alla stabilità delle prestazioni previdenziali e all’indicizzazione. Ma sono soprattutto autonomi e imprenditori a sorprendere: nonostante il forte calo numerico dei contribuenti (autonomi da 641 a 400; imprenditori in contabilità ordinaria da 245 a 187; semplificata da 1.405 a 1.124), chi è rimasto ha aumentato in modo sensibile il proprio reddito medio. Una dinamica che suggerisce selezione naturale: restano i più competitivi, con attività consolidate o capaci di adattarsi.

Una ricostruzione a doppia velocità: il territorio si impoverisce e si svuota, ma pochi contribuenti resistono e aumentano la ricchezza

Il quadro che emerge è quello di una ricostruzione selettiva: pochi contribuenti, spesso più forti e strutturati, che resistono e si arricchiscono. Ma un territorio che si impoverisce e si svuota. Il Progetto Fenice prova a invertire la rotta, puntando sulla rigenerazione economica e sociale, sulla formazione e sul rafforzamento dell’identità locale.

La domanda cruciale resta: è sufficiente il dato positivo sul reddito medio per dire che il cratere stia rinascendo? Probabilmente no. Occorre un investimento stabile e duraturo per riportare giovani, famiglie e imprese, incentivare il reinsediamento e trasformare la resilienza individuale in coesione strutturale. Senza questa base, l’aumento del reddito medio rischia di fotografare più l’abbandono che la ripartenza.

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A livello di reddito complessivo prodotto, a Cerreto di Spoleto si registra il tonfo maggiore: -60,9%. Male anche Polino (-28,8%). In controtendenza Cascia (+14,6%) e Norcia (+7%).Quanto al reddito medio per contribuente, sei comuni segnano il segno meno: Monteleone di Spoleto (-27,6%), Arrone (-8%), Sellano (-7,1%), Preci (-7%), Spoleto (-2,2%) e Vallo di Nera (-1,7%). Ma ci sono anche balzi impressionanti: Norcia +30,8%, Polino +23,1%, Cascia +11,7%, Poggiodomo +11,1%, Sant’Anatolia di Narco +9,3%.Un dato su cui riflettere: a Norcia e Polino, dove il reddito medio cresce più del 20%, la popolazione è diminuita drasticamente. Si crea così un paradosso contabile: meno persone, ma con redditi più alti. Non sempre per reale benessere diffuso, ma perché i più deboli sono scomparsi dal radar statistico.



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