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proteste Coldiretti contro le importazioni fuori controllo


Un’ondata di grano estero, in gran parte canadese, ha riacceso le tensioni nei porti italiani: a Manfredonia, in provincia di Foggia, gli agricoltori di Coldiretti hanno dato vita a una protesta eclatante contro l’arrivo massiccio di cereali dall’estero.

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Con gommoni e motoscafi, hanno simbolicamente circondato la nave cargo “Rooster”, proveniente dal Québec e carica di circa 24mila tonnellate di grano duro. Un’azione dimostrativa per attirare l’attenzione pubblica sul crescente rischio di “falso Made in Italy” e sulle ricadute pericolose per l’agricoltura nazionale.

Crescono le importazioni, crollano i prezzi: l’allarme di Coldiretti contro il grano estero

Secondo Coldiretti Puglia, il solo mese di gennaio 2025 ha visto un’impennata dell’82% nelle importazioni di grano canadese rispetto allo stesso periodo del 2024, con ben 87,4 milioni di chili sbarcati nei porti italiani. Una tendenza preoccupante, soprattutto perché si accompagna a un netto calo del prezzo del grano pugliese, sceso di 40 euro a tonnellata in un solo anno. Una crisi che colpisce in pieno una regione che rappresenta il cuore pulsante della produzione nazionale di grano duro.

Gli agricoltori denunciano una concorrenza che definiscono “sleale”: il grano importato risulta spesso coltivato con prodotti chimici banditi in Italia e in Europa, come il glifosato, impiegato in fase di preraccolta in Canada, o fungicidi e pesticidi vietati da anni nell’Unione Europea.

“Non siamo contro l’import, ma servono regole uguali per tutti”

Coldiretti chiarisce di non opporsi agli scambi commerciali internazionali, ma chiede a gran voce una regolamentazione più rigorosa che imponga trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari e condizioni di equità tra produttori italiani e stranieri. «Siamo le sentinelle dei consumatori», ha dichiarato Pietro Piccioni, direttore regionale di Coldiretti. «Pretendiamo che quanto arriva da Paesi extracomunitari sia chiaramente tracciato in etichetta e non venga trasformato in falso pane o pasta italiana».

A rendere ancora più incerto il contesto è il possibile effetto domino dei dazi internazionali. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Canada potrebbero infatti spingere quest’ultimo a riversare ancora più prodotto sul mercato europeo, aggravando la pressione sugli agricoltori locali.

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Piccole aziende in bilico, rischio abbandono delle coltivazioni

La situazione rischia di diventare esplosiva anche per un altro motivo: secondo le prime proiezioni, le superfici destinate alla semina del grano duro in Puglia potrebbero ridursi fino al 10% nella prossima campagna. A incidere, oltre alla concorrenza estera, ci sono l’aumento dei costi di produzione e gli effetti dei cambiamenti climatici, con la siccità che l’anno scorso ha tagliato i raccolti di un quinto. A pagarne il prezzo più alto sono soprattutto le piccole aziende, già messe in ginocchio da condizioni di mercato instabili e politiche agricole ritenute insufficienti.

“Serve più trasparenza e più controlli alle frontiere”

Coldiretti punta il dito contro un sistema che permette l’ingresso in Italia di grano trattato con sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente. Il grano turco, ad esempio, sarebbe coltivato usando fungicidi come il Carbendazim e il Malathion, tossici e banditi in Europa, mentre quello russo e canadese conterrebbe tracce di erbicidi e pesticidi vietati, tra cui il Fenoxaprop Pethyl e il già citato glifosato. Anche il grano proveniente dall’Ucraina non sarebbe esente da problemi, poiché prodotto con il Chlorothalonil, un fungicida sotto osservazione per sospetti effetti cancerogeni.

La richiesta è chiara: intensificare i controlli doganali, verificare qualità e sicurezza dei prodotti importati e applicare in maniera rigorosa il principio di reciprocità, per garantire che tutti i beni agroalimentari rispettino gli stessi standard ambientali, sanitari e sociali richiesti ai produttori italiani.

Una battaglia che parla anche ai consumatori

Lo slogan scelto per la mobilitazione, “Mamma, è ora di dare battaglia”, punta a coinvolgere direttamente l’opinione pubblica, e in particolare le famiglie. Con un appello semplice ma incisivo: sapere davvero cosa arriva nei piatti degli italiani. Una trasparenza che oggi, secondo Coldiretti, è tutt’altro che garantita.



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