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Elon Musk nel mirino dei Verdi: chiesto lo stop a 330 milioni di euro di fondi europei alle sue aziende


di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

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Il gruppo dei Verdi ha chiesto alla Commissione Ue di sospendere i finanziamenti pubblici destinati a Tesla, SpaceX e alle altre aziende del miliardario: timori di ingerenze nelle democrazie europee

Il partito dei Verdi ha intensificato le sue pressioni sull’Unione Europea, chiedendo un’immediata sospensione dei finanziamenti pubblici alle aziende di Elon Musk, tra cui Tesla, SpaceX, X (l’ex Twitter), Neuralink, The Boring Company e xAI. Questa mossa arriva dopo una serie di interventi politici del miliardario statunitense che hanno suscitato preoccupazioni in molti Stati membri perché percepite come vere ingerenze politiche sulla scena europea.

Un appello a Bruxelles

«Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ha ricevuto centinaia di milioni di euro in fondi Ue. Questo è sbagliato», ha scritto il deputato tedesco dei Verdi, Daniel Freund, su X, il social di Musk. «L’Ue dovrebbe interrompere i pagamenti a un uomo che è un nemico dichiarato dell’Unione europea e dei nostri valori fondamentali», ha proseguito l’eurodeputato. Sempre Freund, il 4 marzo scorso, aveva inviato una lettera alla Commissione Europea, chiedendo un elenco dettagliato dei fondi europei destinati alle aziende di Musk negli ultimi cinque anni, inclusi sovvenzioni, appalti e spese pubblicitarie. Nella missiva, Freund chiedeva di «sapere quanti soldi dei contribuenti vanno» a Musk.




















































La risposta del commissario per il Bilancio Ue: 330 milioni a Musk

Il post pubblicato da Freund su X è a commento proprio della risposta alla sua lettera arrivata dal commissario europeo per il Bilancio, Piotr Serafin. Secondo il documento da luo prodotto, i fondi europei ricevuti dalle società controllate da Musk sono oltre 330 milioni di euro, di cui 180 milioni a Space X, 158 milioni a Tesla e 630 mila euro a X. Nello specifico, secondo dati del Sistema di trasparenza finanziaria (Fts), sono in corso tre sovvenzioni concesse a Tesla Motors Netherlands BV nell’ambito del Meccanismo per collegare l’Europa. Le sovvenzioni fanno parte del Fondo per le infrastrutture per i combustibili alternativi per la diffusione di stazioni di ricarica per veicoli a lunga percorrenza lungo la rete transeuropea di trasporto (Ten-T), e sono contributi di finanziamento per unità, basati su punti di ricarica e relativi collegamenti alla rete. 

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Nel 2024, si legge ancora nella risposta della Commissione Ue, «Space X ha ricevuto un contratto eccezionale dall’Agenzia spaziale europea (Esa) per conto della Commissione per due lanci pianificati da tempo, ciascuno dei quali trasporta due satelliti Galileo (la costellazione dell’Ue per i servizi di posizionamento, navigazione e cronometraggio). Ciò è dovuto a ritardi nella messa in servizio di Ariane 6, il veicolo di lancio standard per Galileo che è stato messo in servizio nel luglio 2024». Per quanto riguarda X, invece, la risposta del commissario europeo riporta finanziamenti di 630 mila euro in pubblicità a pagamento sulla piattaforma da quando Elon Musk ne ha acquisito la proprietà. Dall’ottobre 2023, precisa infine la lettera della Commissione Ue, l’esecutivo europeo ha sospeso tutte le pubblicità e i servizi a pagamento sulla piattaforma. Alla luce di tutto questo, «è inaccettabile che continuiamo a pagare centinaia di milioni di sussidi all’uomo più ricco del mondo», ha chiosato l’eurodeputato Freund su X. 

Le critiche e l’approccio cauto della Ue

Intanto, anche il presidente francese Emmanuel Macron ha criticato apertamente Musk per il suo sostegno a movimenti di estrema destra, come l’Alternative für Deutschland (AfD) in Germania, e per le sue dichiarazioni contro l’Unione Europea, mentre altri 38 eurodeputati si erano uniti all’appello di Freund, chiedendo una valutazione della conformità delle azioni di Musk con il Digital Services Act (Dsa). La lettera che avevano sottoscritto sottolineava che Musk non è solo un miliardario straniero, ma anche il proprietario di una piattaforma che l’imprenditore utilizza per promuovere le sue opinioni personali a scapito di quella dei suoi oppositori oltre a veicolare contenuti fuorvianti.

Tuttavia, la Commissione Europea ha adottato un approccio cauto, evitando di alimentare ulteriormente lo scontro. Un portavoce ha dichiarato che rispondere alle richieste degli eurodeputati «significherebbe alimentare il dibattito», indicando dunque la scelta politica di non intervenire direttamente nella querelle.

Implicazioni economiche

Ma le dichiarazioni politiche di Musk, che a molti sembrano veri attacchi alla democrazia in Europa e alla sua storia liberale e di libertà, hanno avuto anche ripercussioni economiche per lo stesso supermilionario. Le vendite di Tesla in Europa sono diminuite drasticamente, con un calo del 59,5% in Germania a gennaio 2025 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Inoltre, alcune aziende, come la tedesca LichtBlick, hanno deciso di interrompere i rapporti con Tesla a causa proprio delle posizioni politiche estremiste di Musk.

Prospettive future

In un contesto di crescente polarizzazione politica e attenzione alle questioni etiche nel finanziamento pubblico, il caso Elon Musk potrebbe essere il punto di svolta per un’Unione Europea che cerca di ridefinire i rapporti con le grandi aziende tecnologiche statunitensi. Da anni Bruxelles, infatti, tenta di esercitare maggiore controllo fiscale e normativo sulle Big Tech — tra cui Google, Apple, Amazon, Meta e Microsoft — accusate di eludere il fisco spostando i profitti in paradisi fiscali come l’Irlanda o il Lussemburgo, pur generando enormi ricavi in tutta l’Ue.

Iniziative come la Digital Services Act (Dsa), la Digital Markets Act (Dma) e la recente proposta di una «web tax europea» rappresentano un tentativo sistemico di responsabilizzare le piattaforme, sia dal punto di vista fiscale che in termini di trasparenza e contenuti. La crescente tensione con Musk è quindi anche simbolica: non si tratta solo di un imprenditore controverso, ma di un sistema più ampio in cui il potere economico e mediatico delle Big Tech si scontra con la sovranità normativa dell’Unione Europea.

I rapporti Ue-Silicon Valley

Il pressing dei Verdi e di altri gruppi politici potrebbe così fungere da catalizzatore per un cambiamento più radicale: subordinare l’accesso al mercato europeo al rispetto delle regole fiscali, democratiche e ambientali. In questo scenario, Bruxelles potrebbe non solo mettere fine ai sussidi pubblici per le aziende che violano questi principi, come chiedono ora a gran voce i Verdi, ma anche ridefinire il rapporto tra l’Europa e la Silicon Valley. La sfida, in ultima analisi, è più grande di Elon Musk: riguarda il futuro dell’economia digitale in Europa e la capacità del continente di proteggere i propri valori, i propri dati e le proprie risorse contro una concentrazione di potere sempre più globale.

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