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Birra italiana, consumi in calo. Tengono investimenti e innovazione


Roma, 21 maggio 2025 – Dopo un decennio di crescita e la ripresa post-pandemia, il settore birrario italiano affronta un 2024 segnato da nuove sfide che hanno determinato una flessione dei principali indicatori di mercato. A offrire la fotografia aggiornata del comparto è l’Annual Report 2024 di AssoBirra, l’Associazione di riferimento per il settore birrario italiano, presentato in conferenza stampa a Roma alla presenza del Senatore Gian Marco Centinaio, Vice Presidente del Senato.

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I dati di AssoBirra

La produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,2 milioni di ettolitri, registrando una contrazione abbastanza contenuta rispetto ai 17,4 milioni di ettolitri del 2023 (-1,27%), attestandosi appena sotto i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri). I consumi nel 2024 si sono attestati a 21,5 milioni di ettolitri, in lieve calo del 1,54% rispetto al 2023, una lieve contrazione che va di pari passo con il calo del consumo pro capite (36,4 litri vs 37,1 litri nel 2023).

Nonostante la flessione rispetto al picco storico del 2022 (22,5 milioni), i consumi 2024 restano solidamente sopra la soglia pre-Covid del 2019 (21,2 milioni) e segnano una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa (17,6 milioni), segno di una domanda oggi più strutturalmente solida. L’import ha registrato una flessione del 4,95% rispetto all’anno precedente, pari a 400 mila ettolitri. La Germania rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 44,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (seppur con una quota in calo, scesa all’11,6%), Polonia (11,4%) e Paesi Bassi (8,8%). Tra i Paesi non comunitari, che rappresentano oggi il 2,7% del totale dell’import, il maggior esportatore verso l’Italia è il Regno Unito, con circa 103.004 ettolitri su un totale complessivo di 208.541 ettolitri provenienti da Paesi terzi

 Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2023 (3,3 milioni di hl nel 2024, con un -7,82% rispetto ai 3,6 dell’anno precedente). Nella distribuzione dell’export si rileva un leggero calo della quota verso il Regno Unito (41,5% nel 2024 rispetto al 43,9% del 2023), con una contrazione in volume di circa 205.000 ettolitri. In crescita invece le esportazioni verso Albania (+27%), Paesi Bassi (+6,6%), e soprattutto Stati Uniti, con un incremento del 12,7%. Tra i canali distributivi prosegue la ripresa del fuori casa, che nel 2024 registra un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente in termini di incidenza sul totale dei consumi (38,5% vs 37,6% nel 2023), bilanciando in parte la flessione di consumo domestico del canale Gdo, ancora in calo (61,5% nel 2024 vs 62,4% nel 2023).

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Accise, un ostacolo alla ripresa

Nel 2024 le accise sulla birra hanno superato i 714 milioni di euro, in crescita di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente, principalmente a causa dell’aumento dell’aliquota, considerando il calo nei consumi. Quest’ultimo è stato principalmente causato da un potere di acquisto ridotto dalle dinamiche inflattive, che a loro volta sono impattate anche dalle accise. L’accisa incide fino al 40% del prezzo finale nel formato più popolare e venduto in Italia, la 66 cl. Nel 2023 e 2024 i consumi e la produzione sono stati in contrazione. La birra in Italia genera oltre 10,6 miliardi di euro di valore condiviso (lo 0,51% del Pil), occupando più di 100mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.009 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie).

Verso la transizione ecologica

La crescita del comparto passa necessariamente anche attraverso la transizione ecologica e l’impegno per la sostenibilità, sempre più riconosciuti non solo come obblighi normativi, ma come driver strategici di competitività e sviluppo per le imprese. Secondo l’ultima ricerca del Centro Informazione Birra, oltre il 75% dei consumatori, soprattutto giovani, considera la sostenibilità un fattore chiave nella scelta e, in questo contesto, trasparenza e indicatori misurabili sono essenziali per garantire credibilità. Federico Sannella, vicepresidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità, commenta: “La transizione ecologica riguarda l’intera filiera produttiva, a partire dal mondo agricolo, sempre più impegnato nella ricerca e nell’impiego responsabile delle risorse naturali. Ma a fare davvero la differenza è la capacità di investimento: solo con un adeguato supporto economico è possibile adottare le tecnologie più avanzate e incentivare modelli produttivi sostenibili su larga scala. In un contesto segnato da margini sempre più ridotti, il cammino verso la neutralità climatica impone un’azione collettiva, che non può più gravare unicamente sulle singole imprese”. Infine, da segnalare che nel 2024 le birre low e no alcol hanno rappresentato il 2,11% del totale dei consumi, in aumento del 13,4% rispetto all’1,86% del 2023, segnando un trend positivo costante a partire dal 2020.



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