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Space Economy, business da 5 miliardi. Leonardo spinge le Pmi


Corre veloce, e guarda sempre più in alto, il settore spaziale del Nord Est, che ha appena firmato una nuova pagina della propria storia industriale e tecnologica.

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Due recenti lanci orbitali hanno visto brillare sul palcoscenico internazionale tre eccellenze del territorio: Qascom (Vicenza), leader nei sistemi di navigazione e cybersecurity satellitare; Zoppas Industries (Treviso), player globale nella componentistica termo-elettrica per applicazioni spaziali; e Officina Stellare (Vicenza), punto di riferimento mondiale nei sistemi ottici avanzati per l’osservazione dallo spazio.

Un successo che non è solo tecnico, ma strategico, come ha sottolineato ieri Federico Zoppas, presidente della Rete Innovativa Regionale AIR (Aerospace, Innovation & Research), durante Space Meetings Veneto, l’evento internazionale ospitato all’Hilton Molino Stucky di Venezia.

Con oltre 360 espositori da 25 Paesi, più di 3mila addetti ai lavori e una folta presenza di buyer internazionali, l’appuntamento ha sancito il posizionamento competitivo del Veneto e del Nord Est nell’economia globale dello spazio e nelle tecnologie emergenti.

«Questi successi» ha dichiarato Zoppas «certificano il ruolo strategico delle nostre aziende nell’economia spaziale mondiale. Nel 2024 il settore del Deep Tech europeo ha raggiunto 4.8 miliardi di investimenti, il massimo storico: un segmento che ha registrato la crescita più forte, +30% negli ultimi due anni, tra tutti i comparti del Venture Capital Deep Tech, dove la space economy è uno dei principali asset».

Zoppas ha portato in primo piano l’ecosistema veneto, che mostra performance di alto livello in ricerca applicata, produzione brevettuale, sviluppo di spin-off e start-up tecnologiche. Non a caso, il Veneto è oggi la terza regione italiana nella filiera dell’aerospazio, un settore che nel territorio regionale sviluppa 2,2 miliardi di euro di fatturato, coinvolge 260 imprese — di cui 88 aderenti alla Rete AIR — confermando un modello produttivo orientato all’innovazione.

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Un potenziale economico stimato in 4,5 miliardi di euro entro il 2040, e la creazione di 2.400 nuovi posti di lavoro compreso l’indotto: principalmente su tecnologie applicate a piattaforme upstream di satelliti, veicoli spaziali e robotica, crittografia quantistica e cybersicurezza per sistemi spaziali e servizi di engineering.

E l’architettura imprenditoriale dell’area, costituita per il 96% da piccole e medie imprese, si dimostra particolarmente fertile per l’ibridazione tra ricerca scientifica e applicazioni industriali, soprattutto in un comparto in cui, a livello nazionale, l’85% delle aziende aerospaziali è costituito da pmi, di cui il 27% start-up. Un terreno ideale per innescare processi di innovazione rivoluzionari nella space economy.

È il caso di Leonardo, attore chiave del settore spaziale italiano che sta ridefinendo il futuro dello spazio con una visione di lungo periodo sulla nuova era dell’esplorazione spaziale.

«Leonardo si pone l’obiettivo di guidare la crescita dello spazio italiano aprendo nuove opportunità di collaborazione per Pmi, con le nuove imprese innovative e i partner internazionali» spiega Massimo Claudio Comparini, managing director della Divisione Spazio di Leonardo, sottolineando il ruolo strategico dei distretti della space economy come incubatori fondamentali per lo sviluppo tecnologico nei sistemi e servizi satellitari, dall’osservazione della Terra alla connettività, dai servizi in orbita agli assetti di nuova generazione.

Nel solo 2024 ci sono stati 259 lanci orbitali totali (+18% rispetto al 2023), segnando un terzo anno consecutivo di crescita a doppia cifra. Gli Stati Uniti hanno condotto più della metà dei lanci (154), di cui 90 da parte di SpaceX per lanciare Starlink, mentre la Cina ha rappresentato il 26%.



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