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Il nuovo dazio americano? Sui risparmi degli europei: cos’è la tassa doppia (per noi) secondo il «One, Big, Beautiful Bill»


di
Federico Fubini

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Nel maxi-pacchetto fiscale in esame alla Camera dei rappresentanti a Washington si propone di tassare gli stranieri sui loro investimenti finanziari negli Stati Uniti: i rischi (anche) per la stabilità finanziaria Usa

Nella sua «Guida per ristrutturare il sistema del commercio globale», uscita a novembre scorso, Stephen Miran proponeva una norma rivoluzionaria: imporre una «commissione di utilizzo» sui fondi sovrani o le banche centrali estere che detenessero titoli di Stato americani, «per esempio attraverso la ritenuta di una parte dei pagamenti degli interessi» su quelle obbligazioni. Sembrava una provocazione anche solo l’idea: far pagare agli stranieri una tassa speciale (e supplementare) per i loro investimenti negli Stati Uniti. Ma veniva dall’uomo che oggi è presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca ed aveva il sostegno di colui che oggi è segretario al Tesoro, Scott Bessent.

Sono passati sei mesi da allora e qualcosa di simile alla proposta di Stephen Miran oggi è nel cosiddetto «One, Big, Beautiful Bill»




















































Che cos’è? È il maxi-pacchetto fiscale in esame alla Camera dei rappresentanti di Washington che conferma i tagli delle tasse introdotti da Donald Trump nel 2017, aggiungendone altri. Naturalmente il problema è far tornare i conti, di fronte a un aumento del debito fra i tremila e i cinquemila miliardi di dollari stimato in dieci anni grazie a quella legge. Per questo la «sezione 899» prevede in forma estesa e più destabilizzante, se possibile, la stessa misura ipotizzata da Miran: tassare gli stranieri sui loro investimenti finanziari negli Stati Uniti.

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Lo si potrebbe chiamare un dazio sui risparmi di chi, dall’Italia, dalla Francia o magari dal Brasile, colloca acquista titoli quotati a Wall Street.
Il prelievo funzionerebbe, come molto nell’America trumpiana, in modo arbitrario e in piena rottura con le pratiche e i trattati internazionali. La «sezione 899» prevede infatti una ritenuta fiscale del 5% al primo anno, fino a un massimo del 20% dal quarto anno in poi, su redditi da capitale di chi vive in Paesi accusati dal governo americano di pratiche fiscali «sleali»

Un problema è che la definizione di «sleale» è vaga, arbitraria e include tutto ciò che l’Europa e in particolare l’Italia fanno: per esempio la tassa digitale sulle Big Tech o l’adesione agli accordi dell’Ocse sulla tassazione minima (al 15%) delle multinazionali, contro l’elusione nei paradisi fiscali. Dunque i risparmiatori europei, con i loro 300 miliardi di euro l’anno di risparmi inviati negli Stati Uniti, finirebbero per essere colpiti in pieno dal dazio sui risparmi dello «One Big, Beautiful Bill». 

C’è poi un ulteriore problema, perché gli stessi redditi da capitale finirebbero per essere tassati due volte. In piena violazione dei trattati internazionali in materia. La ritenuta fiscale ordinaria al 26% del capital gain che si pratica per esempio in Italia, in particolare, non cambierebbe niente: il governo americano preleverebbe comunque, in più, un’altra ritenuta fra il 5% e il 20% supplementare. 

L’America negli anni di Donald Trump è così disperatamente alla ricerca di fondi per tagliare le tasse senza aprire altre voragini nel deficit, che Incluse le banche centrali o i fondi cerca di tassare gli stranieri. Incluse le banche centrali o i fondi sovrani che investono nei titoli del Tesoro degli Stati Uniti. Anche per questo, la «sezione 899» è un gioco pericoloso come si sono dimostrati i dazi «reciproci» annunciati nel Liberation Day del 2 aprile. Quella norma minaccia infatti di spaventare gli investitori internazionali, spingendoli a tenersi a distanza dai titoli del Tesoro americano. A quel punto il costo del debito degli Stati Uniti, già appesantito nel caos di questi mesi, salirebbe ancora.

Miran e Scott Bessent rischiano di accorgersi che le loro idee sembrano brillanti, ma nella pratica non favoriscono la stabilità finanziaria americana: la sabotano. Anche per questo resta da vedere se la «sezione 899» arriverà davvero all’approvazione del Congresso, fra qualche settimana.

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21 maggio 2025

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