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Finalmente riparte Piombino! Luca Villa spiega i progetti di Metinvest e i 2,5 mld di investimenti sul secondo sito siderurgico italiano


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Acciaieria Piombino

Forse è la volta buona per il secondo sito siderurgico in Italia? Dopo anni di incertezze, promesse mancate e passaggi di proprietà – da Severstal a Cevital, poi Jsw – l’area ex Lucchini di Piombino si prepara a un possibile rilancio industriale. In un contesto reso ancora più complesso dalla guerra in Ucraina, Metinvest – gruppo ucraino-olandese, i cui principali azionisti sono Scm Holdings, che detiene il 71,25% e Smart Holding, che detiene il 23,75% – in partnership con Danieli, ha messo sul tavolo un piano da 2,5 miliardi di euro per costruire un nuovo impianto di produzione di acciaio.

«Si tratterebbe del progetto industriale più importante realizzato in Italia negli ultimi cinquant’anni», ci ribadisce Luca Villa, amministratore delegato di Metinvest Adria, che nell’intervista a Industria Italiana illustra i dettagli del progetto, i rapporti con le istituzioni, lo stato dell’iter autorizzativo e la visione di una nuova siderurgia italiana, orientata all’automotive e alla transizione energetica.

È il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha preannunciato la firma dell’accordo con Metinvest per il polo siderurgico di Piombino, che dovrebbe avvenire nella giornata di giovedì 22 maggio.

L’impianto, che sorgerà su una superficie di 600 ettari, sarà in grado di produrre fino a 2,7 milioni di tonnellate di acciaio all’anno e ridurrà significativamente – circa del 50% – la dipendenza dell’Italia dall’importazione di coil. Il cuore tecnologico sarà il sistema castrolling, che integra colata continua e laminazione, permettendo di ottimizzare tempi, costi e qualità. A differenza dei cicli integrali, la produzione utilizzerà materie prime secondarie – rottami, ghisa, Hbi – con un’impronta carbonica stimata in circa 200 kg di CO₂ per tonnellata. Ma l’aspetto più rilevante è forse un altro: Piombino potrebbe finalmente uscire dalla lunga fase di stallo industriale e occupazionale iniziata con il declino della Lucchini. Il sito sarà dotato di una banchina portuale da 800 metri per le importazioni via mare, e prevede l’assunzione di oltre 200-300 nuove figure professionali, in collaborazione con le principali università italiane.

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D. Il progetto dell’impianto siderurgico di Piombino, da 2,5 miliardi di euro, è frutto di una joint venture tra Metinvest e Danieli. Qual è la visione industriale che lo guida?

Luca Villa, amministratore delegato di Metinvest Adria.

R. Si tratta, a mio avviso, del progetto industriale più rilevante realizzato in Italia negli ultimi cinquant’anni. Rappresenta una risposta concreta a una delle principali criticità del sistema produttivo italiano: oggi il nostro Paese importa circa 6 milioni di tonnellate di coil. L’impianto di Piombino può a colmare il 50% di questo fabbisogno, con una produzione perfettamente allineata alle esigenze del mercato nazionale.

D. Quali tecnologie rendono l’impianto particolarmente competitivo?

R. Si tratta di un sito altamente flessibile, progettato per gestire anche piccoli lotti produttivi, mantenendo lead time contenuti senza sacrificare la produttività. La tecnologia adottata è quella del castrolling, sviluppata da Danieli: un sistema che collega direttamente la colata continua al laminatoio tramite un tunnel furnace, consentendo la gestione autonoma dei ritmi di colata e laminazione. Questo consente di coprire un’ampia gamma di acciai, sia per dimensioni sia per caratteristiche meccaniche.

D. Quali prodotti si realizzeranno?

R. L’impianto sarà in grado di produrre acciai con spessori da 0,8 a 25 mm e larghezze fino a 2,134 mm Puntiamo a coprire le esigenze dell’intero mercato italiano ed europeo, servendo non solo la filiera tradizionale ma anche settori ad alto valore aggiunto come l’automotive. Il tutto in coerenza con le più recenti direttive europee che promuovono l’utilizzo di materiali riciclati in cicli produttivi sostenibili.

D. Il comparto automotive rientra dunque tra i settori di riferimento per il nuovo impianto?

La tecnologia adottata è quella del castrolling, sviluppata da Danieli: un sistema che collega direttamente la colata continua al laminatoio tramite un tunnel furnace, consentendo la gestione autonoma dei ritmi di colata e laminazione.

R. Assolutamente sì. L’automotive rappresenta uno dei principali target industriali per la nostra produzione. Siamo in grado di fornire acciaio a basso impatto ambientale, conforme ai criteri della transizione green, anche per applicazioni complesse. Tuttavia, sarà necessario un progressivo allineamento delle specifiche tecniche da parte delle case automobilistiche.

D. Cosa intende?

R. Molte delle attuali specifiche dell’automotive derivano da requisiti formulati oltre vent’anni fa, quando la produzione era esclusivamente basata su ciclo integrale. Questo ha portato a includere parametri che non sempre rispondono a esigenze reali.

D. Il quadro normativo europeo può rappresentare un fattore abilitante per l’evoluzione delle specifiche tecniche nel settore automotive?

R. Sì, oggi esiste una spinta concreta da parte delle istituzioni europee verso l’utilizzo di materiali a basso impatto ambientale e provenienti da cicli virtuosi. È una direzione chiara, che pone il tema non solo in termini di prestazioni tecniche ma anche di sostenibilità e approvvigionamento responsabile. Questo scenario rende possibile – e auspicabile – un aggiornamento dei capitolati tecnici dell’automotive, per valorizzare prodotti come il nostro, nati da rottame selezionato e processi industriali decarbonizzati.

D. Se il progetto ottiene il riconoscimento di interesse strategico nazionale, cosa comporterà in termini operativi?

R. Si tratta di un’attribuzione fondamentale, perché consentirà di attivare strumenti di semplificazione a livello autorizzativo. È inoltre coerente con iniziative europee e con il Piano Mattei, soprattutto in ottica di approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili e idrogeno verde, in arrivo anche dal Nord Africa. È un’iniziativa che ha attratto l’interesse di istituzioni, investitori e advisor internazionali. Gli stessi consulenti delle banche coinvolte nel finanziamento ritengono che, a regime, l’impianto sarà il più competitivo in Europa sul piano dei costi legati alla produzione e alle emissioni.

D. Come nasce l’iniziativa industriale di Metinvest a Piombino?

L’area ex Lucchini di Piombino si prepara a un possibile rilancio industriale. Metinvest – gruppo ucraino-olandese – in partnership con Danieli, ha messo sul tavolo un piano da 2,5 miliardi di euro per costruire un nuovo impianto di produzione di acciaio.

R. Da una parte c’è stata la necessità, per Metinvest, di ricostruire una capacità produttiva persa a Mariupol a causa dell’invasione russa. Dall’altra, una domanda insoddisfatta in Italia, in un mercato che presenta un deficit strutturale di coil. La convergenza di queste due condizioni ha reso possibile il progetto. Inoltre, l’impianto è destinato a fungere da modello per la futura modernizzazione degli stabilimenti Metinvest di Zaporizhzhia e Kamianske, in Ucraina.

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D. Perché è stata scelta proprio Piombino?

R. In primo luogo, esiste un’area industriale disponibile di 600 ettari, all’interno della quale abbiamo individuato i 200 ettari necessari per la costruzione dell’impianto. Inoltre, Piombino è dotata di un’infrastruttura portuale strategica: una banchina di 800 metri che ci permetterà di importare via mare l’intero fabbisogno di materie prime – rottame, ghisa, Hbi – con importanti vantaggi logistici, economici e qualitativi.

D. Quali differenze qualitative esistono tra le materie prime italiane e quelle internazionali?

R. Il rottame presente sul mercato italiano proviene in gran parte da cicli elettrici e presenta un contenuto di rame relativamente elevato. Quello disponibile sul mercato internazionale, invece, essendo generato prevalentemente da cicli integrali, ha una qualità superiore grazie a un contenuto di rame più basso. Questo si traduce in un acciaio finito con caratteristiche meccaniche migliori.

D. Quali sono le caratteristiche ambientali e di sostenibilità che distinguono il nuovo impianto di Piombino?

Gru per acciaierie nel porto di Piombino.

R. L’impianto utilizzerà rottami come materia prima, e questo permetterà di raggiungere un’impronta carbonica molto contenuta: stimiamo circa 200 kg di CO₂ per tonnellata di acciaio (ambiti Scope 1 e 2), contro i circa 2.000 kg del ciclo integrale tradizionale. Si tratterà di uno degli impianti più avanzati d’Europa in termini di sostenibilità.

D. Qual è la ricaduta prevista sul piano occupazionale?

R. Dei circa 1300 lavoratori oggi in cassa integrazione, 500 resteranno con Jsw, che continuerà a gestire il sito di laminazione del rottame. Paradossalmente, il problema non sarà l’eccesso di manodopera, ma il reperimento di nuove risorse.

D. Come intendete affrontare la fase di recruiting?

R. Abbiamo già avviato collaborazioni con alcune delle principali università italiane, tra cui La Sapienza, il Politecnico di Milano e l’Università di Pisa. Il nostro obiettivo è reclutare tra i giovani le competenze necessarie, favorendo un ricambio generazionale qualificato e duraturo. Avremo la necessità di assumere almeno 200-300 persone, con varie competenze.

D. Quali strumenti dovrebbe attivare il governo per supportare in modo efficace la realizzazione dell’impianto di Piombino?

Firmata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’intesa tra Metinvest Group e Danieli, che disciplina la partnership congiunta tra i due gruppi in Metinvest Adria S.p.A.

R. Il supporto atteso riguarda principalmente la semplificazione dei processi autorizzativi. Non si tratta di derogare alle regole, ma di evitare che rallentamenti burocratici, anche minimi, compromettano le tempistiche. Eravamo pronti a firmare già dal 19 aprile, ma un problema secondario ha determinato un rinvio di settimane.

D. Dove si concentrano le principali criticità nell’iter amministrativo?

R. Il sistema richiede l’approvazione di numerosi uffici e livelli decisionali. Bastano uno o due funzionari non allineati a bloccare l’intero processo. Il rischio, soprattutto nei rapporti con partner e finanziatori esteri, è quello di trasmettere un’immagine di incertezza sistemica. È una difficoltà gestionale che chi opera nel settore industriale conosce bene.

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