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Sedicesime in Europa ne 2024 le pmi italiane per puntualità nei pagamenti, con il 45,1% delle fatture saldate alla scadenza. Calano i crediti bancari. I calcoli di Crif


Con il 45,1% di pagamenti alla scadenza, l’Italia si posiziona nel 2024 al 16° posto in Europa (26  i Paesi scrutinati in termine di puntualità), in miglioramento di due posizioni rispetto al 2023, sebbene si registri una lieve diminuzione della percentuale di imprese che pagano alla scadenza, erano il 46,7% a fine 2023. Resta tuttavia ampio il divario con le nazioni più virtuose: la Danimarca è al primo posto nel continente con una percentuale pari al 94,2%, seguita da Polonia con l’87,5% e i Paesi Bassi con l’80,2%. Chiudono la classifica Bulgaria (19,1%), Portogallo (18,7%) e Romania (12%).

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Ricordiamo che il terzo trimestre del 2024 si era chiuso con il 44,3% sul totale di aziende italiane analizzate che pagano con puntualità, e il tempo medio di pagamento era pari a 67 giorni contro i 71 nel terzo trimestre del 2023 (si veda altro articolo di BeBeez).

Guardando alle performance generali delle principali economie si può notare un rallentamento nell’incremento dei pagamenti puntuali, e un più sostenuto aumento dei ritardi gravi. Un caso tra tutti gli Stati Uniti in cui i ritardi gravi sono aumentati dell’11,5% rispetto all’anno precedente. La Cina al contrario, sta vedendo un lieve ma continuo miglioramento nella puntualità di pagamento e un -5% nei ritardi gravi, dopo il periodo particolarmente critico della pandemia. Anche in Europa Centrale, in cui si concentrano alcune delle economie più virtuose e puntuali si nota la medesima tendenza.

È invece in aumento il numero di aziende in Italia che hanno registrato ritardi gravi (oltre i 90 giorni) nei pagamenti, con una percentuale che passa dal 3,4% nel 2023 al 4,4% nel 2024. Ciononostante  l’Italia guadagna posizioni anche nel ranking internazionale, dove si posiziona al 24° posto (su 38 Paesi considerati), rispetto alla 28a piazza  della scorsa edizione.

A guidare la classifica mondiale è ancora la Danimarca, seguita anche onquesto caso da Polonia e Nuova Zelanda (83,2%). In coda al ranking ritroviamo Bulgaria, Portogallo e Romania.

Anche in Europa Centrale, in cui si concentrano alcune delle economie più virtuose e puntuali si nota la medesima tendenza.

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“L’Italia guadagna due posizioni nel ranking pagamenti puntuali rispetto allo scorso anno e si avvicina alle più importanti economie europee. Tra queste, la Germania, che vede una diminuzione nella percentuale di aziende che pagano con puntualità. Questo comporta un miglioramento nella competitività delle nostre imprese che devono comunque continuare a gestire il credito con particolare attenzione, soprattutto in un momento di particolare incertezza. La discussione sui dazi, soprattutto, interessa da vicino l’Italia, un’economia caratterizzato da una forte vocazione all’export. Più in generale, lo scenario delineato dall’ultima edizione dello Studio Pagamenti evidenzia una dinamica internazionale eterogenea, caratterizzata da segnali contrastanti. Se da un lato alcuni Paesi continuano a registrare elevati livelli di puntualità, dall’altro emergono segnali di cedimento anche in economie storicamente solide come Norvegia e Germania, a conferma di un contesto globale sempre più esposto a pressioni economiche e finanziarie. La crescita dei ritardi gravi rappresenta un segnale d’allarme che le aziende non possono permettersi di sottovalutare. In uno scenario in cui l’incertezza è diventata la norma, le imprese devono dotarsi di una cultura del rischio più evoluta, basata su strumenti informativi tempestivi, analisi predittive e una governance attenta delle relazioni commerciali”, ha concluso Marco Preti, amministratore delegato Cribis.

Anche perché l’affidabilità nei pagamenti delle aziende affidte può dventare un fattore cruciale nell’arena competitiva del mercato bancario italiano, che vede gli  istituti di credito, nonostante i rusltati ottenuti negli anni più recenti, alle prese con sfide sempre più impegnative, che sono state esposte, nel corso dell’evento di Milano, tra gli altri da  Roberto Nicastro, presidente e cofondatore di Banca AideXa.

“Il settore bancario italiano sta vivendo uno dei momenti migliori dal 2000 a oggi. Tuttavia I ricavi per gli operatori sono destinati a diminuire in futuro, principalmente a causa della progressiva riduzione dei tassi, e ciò non sarà compensato da maggiori introiti da commissioni. E il costo del rischio è ai minimi storici”, ha spiegato nel corso del suo intervento Nicastro, che ha aggiunto: “Per mantenere la redditività le banche debbono attrezzarsi per affrontare tre sfide principali. Innanzitutto, la riduzione dei costi operativi, che sta avvenendo anche con il consolidamento in atto nel settore. La seconda sfida è quella della tecnologia. Da una parte l’AI ha un impatto pervasivo su tutti i processi e prodotti, dall’altro la concorrenza arriva sempre più da operatori non tradizionali come Revolut e Apple Pay che offrono al cliente esperienze bancarie decisamente migliori. Terzo, micro e piccole imprese crescono nel numero, contano per il 30% del Pil, ma vedono invece dal 2010 ad oggi un continuo calo dei crediti bancari e questo alla lunga diventa un grosso problema per tutti. Il risiko bancario risponde alla prima sfida, non certo alle altre due”.

 



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