Il presidente del Trapani: «Ho pagato due advisor per le garanzie sul Gruppo Alfieri, mi hanno fatto vedere anche il certificato della Banca d’Italia e gli ho dato 167mila euro. Usati codici diversi nei documenti. Ho denunciato tutto»
Travolti da un insolito destino finanziario-calcistico, il presidente del Brescia, Massimo Cellino, e Valerio Antonini, patron del Trapani, si sono ritrovati in balia del Gruppo Alfieri Spv. E di una presunta truffa, perché le due società calcistiche avevano compensato i propri debiti con il Fisco e l’Inps attraverso crediti d’imposta acquistati da una società terza. Crediti rivelatisi inesistenti dopo le verifiche dell’agenzia dell’Entrate. A capo della società che ha venduto i crediti c’è Gianluca Alfieri, 25 anni, di Serino in provincia di Avellino. Con un diploma di terza media e nessuna esperienza nel settore. Ma con un ufficio in via Montenapoleone a Milano. Di lui Massimo Cellino dice: «Non l’ho mai incontrato». E ha presentato una denuncia in Procura. Ora anche Antonini, proprietario del Trapani calcio e del Trapani Shark di basket, rivela di non averlo mai visto. Anche lui ha presentato una denuncia alla Guardia di Finanza.
Presidente Antonini, rispetto a questa presunta truffa…
«Un momento, non è presunta. E’ proprio una truffa».
Quando vi è stato comunicato che i crediti erano inesistenti?
«Siamo stati aggiornati il 23 aprile, quindi dopo la scadenza della mensilità. E come ha detto giustamente il presidente Cellino, se fossimo stati avvisati in modo tempestivo, avremmo evitato di avere conseguenze anche sull’anno successivo. Ora non solo dobbiamo pagare delle multe, che comunque sono oggetto di contestazione, ma abbiamo problemi anche per i destini sportivi delle società».
Perché parla di ritardi e responsabilità?
«L’Agenzia delle Entrate ha responsabilità, così come la Covisoc. Un esempio? La Covisoc ha scritto all’Agenzia delle Entrate, sostenendo che nonostante abbia fatto richiesta di documentazione il 28 febbraio, la risposta è arrivata solo il 16 maggio».
Quindi?
«A me sorge un dubbio: come mai la Covisoc, nonostante questa situazione fosse in atto, non ha informato le due società che c’erano perplessità importanti sulle compensazioni utilizzate? Perché hanno aspettato tre mesi prima di dirci che le cose non andavano bene? Questa cosa secondo me è gravissima, ci hanno messo nella condizione di ritenere che andava bene l’operazione di febbraio. E quindi abbiamo sbagliato anche ad aprile».
Lei ha avuto contatti diretti con qualcuno del Gruppo Alfieri?
«Io, come Cellino, non li ho mai visti e sentiti. Siamo stati contattati dal nostro commercialista, con noi da anni: disse che ci aveva contatto una società di Roma, che si chiama Compagnia del Risparmio. Questa società aveva un cliente che proponeva un’operazione, assolutamente legittima, di compensare i crediti fiscali con gli F24 generati dal Trapani Calcio. Inizialmente abbiamo utilizzato questa procedura, solo per la società calcistica, per valutare se era legittima e poteva andare bene».
Mai sorti dubbi al riguardo?
«Chiesi al mio commercialista se ci potevamo fidare dell’operazione e mi rassicurò. Mi diede il certificato di iscrizione alla Banca d’Italia che ho allegato anche nella denuncia alla Guardia di Finanza. In quell’atto c’era scritto che questo gruppo Alfieri era iscritto regolarmente in Banca d’Italia come soggetto Spv (un società veicolo, di cartolarizzazione del credito; ndr), autorizzata per operazioni di cartolarizzazione. Quindi davo per scontato che l’operazione fosse assolutamente buona e legittima. Sostenuta questa mia credibilità dal fatto che avevo in mano, dopo tre giorni dalla avvenuta compensazione delle quietanze, regolare ricevuta dei pagamenti F24 all’Agenzia dell’entrate. E tra l’altro il mio cassetto fiscale, ancora oggi riporta, che tutto è nella normalità. C’è qualcosa che non quadra evidentemente».
Lei ha pagato degli advisor per queste verifiche sul Gruppo Alfieri?
«Cinquemila euro al nostro commercialista come commissione e 23mila euro alla Compagnia del Risparmio».
E al Gruppo Alfieri quanto ha versato?
«Quasi 167.000 euro. Cifra che non abbiamo ricevuto indietro. E per noi rappresentano per noi già una prima perdita».
Che farà adesso dopo la denuncia?
«Noi ci difenderemo, abbiamo nominato gli avvocati Paolo Rodella per il calcio ed Enrico Cassì per il basket. Noi riteniamo di essere parte lesa. E riteniamo cia siano responsabilità diffuse. Anche la Comtec e la Covisoc, ad esempio, per mancati controlli nei tempi stabiliti e soprattutto nelle risposte che dovevamo avere».
Quando si è scatenato il caso, avete cercato di contattare il Gruppo Alfieri?
«Appena ricevuta la comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, il 23 aprile, noi abbiamo immediatamente chiamato questi signori. Abbiamo diversi email in cui sostenevano di aver sbagliato il codice di presentazione. La cosa strana è che nei documenti di compensazione utilizzati per gli F24, non è stato utilizzato il gruppo Alfieri Spv srl, ma due società terze: che avevano bilanci assolutamente inesistenti con 7.000 euro di fatturato ma crediti Iva per milioni di euro. Quindi noi se avessimo saputo che andavano in compensazione attraverso queste società, avremmo fatto un altro tipo di controllo».
Però poteva controllare i codici.
«Il mio avvocato ha notato che sull’F24 quietanziato, l’intermediario ha inserito il codice di queste altre società. E’ il mio commercialista che avrebbe dovuto fare una verifica. Quindi doppio errore. Il primo errore proprio sul gruppo Alfieri, il secondo errore perché ha mancato i check di controllo non rendendosi conto che stavano utilizzando queste due società, una credo si chiami NCG costruzioni».
I prossimi passi? Che speranze ha per le sue società sportive?
«Mi auguro di vincere lo scudetto nel basket perché voglio dare un bello schiaffo morale a tutti questi che parlano, alimentati anche dall’odio che hanno accumulato durante l’anno perché una squadra del Sud sta trionfando in uno sport che vede da 20 anni vincere solo squadre del Nord. E poi vorrei cominciare il campionato con meno punti possibili di penalizzazione, perché ci sentiamo assolutamente parte lesa. Io riconosco, perché sono una persona perbene, che abbiamo mancato come Trapani calcio, perché traditi dai nostri stessi consulenti nella fase di verifica e di controllo. Ma non è che io posso essere ritenuto, come presidente, responsabile, se i miei organi di advisoring mi dicono che le cose sono a posto».
Ha parlato con Cellino?
«Abbiamo parlato quando abbiamo visto che i nostri due nomi erano coinvolti e ci siamo sentiti. Siamo entrambi due pugili che hanno preso un cazzotto, ma si sono rialzati. Abbiamo capito chesiamo solamente delle vittime e dobbiamo cercare di lottare. Ho detto a Massimo di non arrendersi assolutamente, perché non può darla vinta a nessuno. Chissà quante aziende stanno lottando e stanno piangendo per le conseguenze di questa truffa».
Ma perché avete acquistato questi crediti d’imposta da un’agenzia?
«Parta dal presupposto che, nel mio caso, dal serie C e dalla serie A di basket riceviamo introiti dalle leghe che non servono a pagare neanche un paio di giocatori. Mentre, dall’altra parte, investiamo tanti milioni. Quindi, quando ci sono opportunità legali, consentite dalla legge, per portare alla riduzione dei costi, le società cercano di coglierle. Per compensare uscite costanti a fronte di entrate pari a zero. Questo è il tema principale di cui nessuno parla».
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