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Concordato preventivo biennale, il debutto fiscale del nuovo patto tra contribuenti e Stato


La scadenza per aderire è fissata al 31 luglio 2025, anche se già si prevede una possibile proroga fino al 30 settembre. I contribuenti possono optare per l’invio del modulo di adesione in contemporanea alla dichiarazione dei redditi oppure in maniera autonoma, utilizzando solo il frontespizio del modello Redditi. L’Agenzia invierà a ciascun contribuente una proposta di reddito concordato costruita a partire dai dati ISA storici e dalle previsioni macroeconomiche, che l’interessato potrà accettare o rifiutare. In caso di accettazione, il reddito stabilito sarà vincolante per il biennio 2025-2026. Se invece l’attività d’impresa o professionale dovesse cessare prima del termine, il concordato decade automaticamente.

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Verso un punteggio ISA da massimo affidamento

Per accedere al concordato, è necessario raggiungere un punteggio ISA pari ad almeno 8 per il 2024, ma per ottenere l’effettiva proposta da parte dell’Agenzia occorre avvicinarsi o toccare il punteggio di 10, indice di massima affidabilità. Il contribuente che desidera migliorare il proprio punteggio può farlo simulando scenari differenti tramite il software “Il tuo ISA 2025 CPB”, messo a disposizione gratuitamente dall’Agenzia. Il programma consente di valutare l’impatto delle variazioni di ricavi e compensi sull’indice finale e sull’accettabilità della proposta. Il sistema è calibrato per spingere a un miglioramento dell’affidabilità fiscale attraverso l’adeguamento a soglie prestabilite. Chi aderisce si impegna infatti a dichiarare un reddito maggiore rispetto a quello degli anni precedenti, con l’obiettivo di dimostrare trasparenza e stabilità fiscale.

Meno controlli, più certezza per chi aderisce

Tra i vantaggi principali del CPB c’è la riduzione dell’incertezza fiscale. Chi sottoscrive il patto con l’Agenzia delle Entrate si vede riconosciuto un regime di favore che limita fortemente il rischio di essere oggetto di accertamenti. L’Amministrazione Finanziaria presume che chi ha aderito al concordato e ha rispettato le condizioni sia un soggetto fiscalmente affidabile. Non si tratta soltanto di una semplificazione procedurale, ma di un vero e proprio cambio di paradigma nel rapporto tra fisco e contribuente. Al posto di interventi repressivi, si privilegia un approccio collaborativo, nel quale il contribuente viene incentivato a dichiarare più reddito in cambio di stabilità e protezione.

Una rivoluzione culturale che guarda alle partite IVA

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Il target principale del CPB è rappresentato dalle partite IVA, in particolare quelle che operano al di fuori di strutture societarie complesse. Il sistema punta a introdurre un principio nuovo: chi dimostra affidabilità non viene disturbato. In un paese dove la pressione fiscale è storicamente accompagnata da una diffusa incertezza normativa, l’idea di definire a monte le imposte dovute per un periodo di due anni può rappresentare una svolta, sia per i contribuenti che per l’Amministrazione. Il concordato non sostituisce i controlli, ma li orienta. La differenza la fanno i dati, e la capacità del contribuente di rappresentare con chiarezza la propria situazione.

Effetto domino su trasparenza e pianificazione

Il debutto del CPB non è solo un fatto tecnico. È il primo passo verso una fiscalità più programmabile, in cui anche chi lavora da solo o gestisce una microimpresa può sapere in anticipo quanto pagherà, a patto di giocare a carte scoperte. Questo permette anche una pianificazione più precisa dei costi, una gestione più razionale dei flussi di cassa e una relazione meno conflittuale con lo Stato. L’Agenzia delle Entrate, da parte sua, potrà concentrare le risorse su chi resta fuori da questo patto di trasparenza. In attesa dei risultati, la sfida più grande sarà culturale: convincere una platea spesso diffidente che la via dell’adempimento spontaneo, se ben regolata, può convenire.



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