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Decreto Aree idonee per il fotovoltaico, tutto (o quasi da rifare) – Mondo Agricolo – approfondimenti


di Francesco Bellizzi

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Agricoltura

 

Il Tar Lazio ha confermato i dubbi di costituzionalità sul potere delle Regioni di scegliere se e dove installare gli impianti. Dando ragione, così, agli operatori delle rinnovabili, ma anche alle imprese agricole

 

Alla fine, è successo quello che era largamente prevedibile: il Tar del Lazio è intervenuto con una sentenza che ha annullato una parte (la più importante) del decreto Aree Idonee del ministero dell’Ambiente che avrebbe dovuto mettere un punto sulla disputa relativa alle zone in cui è possibile o vietato installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. 

La sentenza (n. 9155/2025)  è, infatti, intervenuta sancendo la nullità dei commi 2 e 3 dell’articolo 7 del dm che riconoscono alle Regioni discrezionalità nel riconoscere come idonee le aree individuate a livello nazionale dal DLGS 199/2021.

Eccesso di delega, assenza di normativa transitoria, mancanza di omogeneità e fasce di rispetto (fino a 7 km) sproporzionate e non giustificate. Queste le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale amministrati[1]vo e rimesse al vaglio della Corte Costituzionale. Il ministero dell’Ambiente dovrà rivedere i criteri inseriti nel dm. Effetto immediato della sentenza è stato il blocco delle tre leggi regionali attualmente in vigore.

Quelle della Sardegna, del Friuli Venezia Giulia e dell’Abruzzo che, a loro volta, dovranno rimodulare i propri provvedimenti a valle delle modifiche al dm. Per quanto riguarda la discrezionalità nella scelta delle aree, per il Tar, il decreto del ministro Gilberto Pichetto Fratin, conferisce alle Regioni poteri regolatori non previsti che violano il principio di omogeneità normativa, che deve essere garantita su tutto il territorio nazionale.

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Altra eccezione di costituzionalità è quella relativa all’assenza di una normativa transitoria che, non prevedendo misure di salvaguardia, può lasciare senza risposta procedimenti autorizzativi avviati, creando incertezza e potenziali danni agli investimenti. La sentenza è stata una risposta ai ricorsi dell’Associazione Nazionale Energia del Vento e di altri operatori del settore.

Proprio Anev, nel comunicato di commento alla decisione del tribunale, scriveva: “sono stati riconosciuti come validi i motivi che l’Anev aveva anche pubblicamente segnalato come fortemente lesivi della libera attività imprenditoriale degli operatori da fonti rinnovabili”. Una preoccupazione che il settore delle rinnovabili condivide con quello agricolo.

Ad un recente convegno organizzato pochi giorni prima della sentenza del Tar nella Sala del Refettorio della Camera di Deputati, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, esprimeva preoccupazione per la “disomogeneità delle regole tra Regione e Regione”. Il variare delle regole al variare dei confini territoriali, “non aiuta – spiegava –, così come non aiuta il mancato completamento del Quadro regionale attuativo. Tutto ciò è fonte di insicurezza, principale freno agli investimenti delle imprese. C’è bisogno di una strategia nazionale con regole certe e univoche per tutti”.

La censura del Tar Lazio sul divieto di impianti sui terreni agricoli

Oltre che sul dm Aree idonee, il Tribunale amministrativo del Lazio ha accolto le questioni di legittimità costituzionale che erano state solevate dal settore rinnovabili sull’articolo 20 comma 1-bis del dl Agricoltura che vieta l’installazione di impianti fotovoltaici collocati a terra in zone classificate agricole. Per il Tar si tratta di un divieto irragionevole e sproporzionato che va in conflitto, soprattutto, con i principi costituzionali di proporzionalità e ragionevolezza e con la normativa Ue.

Per il giudice (ordinanza n. 9168 del 13.5.2025) l’inidoneità di un’area non può precludere a prescindere l’installazione di impianti FER. Secondo i dati contenuti. Nel primo rapporto dell’Osservatorio sulle agroenergie, di Confagri ed Enel, negli ultimi tredici anni il valore della produzione agricola legata alle rinnovabili è passato da 232 milioni a quasi 2.6 miliardi di euro. Il 2024 si è chiuso con 48mila impianti attivi e una capacità installata di 5 gigawatt. Un trend in costante crescita che ha bisogno di ossigeno.

 Lo dimostrano i risultati della misura del Pnrr sull’Agrivoltaico ed il Parco Agrisolare dove la potenza complessivamente ammessa agli aiuti del PNRR supera di molto quella fissata come obiettivo per le singole misure.

L’articolo è presente sul numero di aprile 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura

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