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Legambiente critica la deroga al blocco diesel Euro 5


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La posizione di Legambiente sulla possibile deroga al blocco dei veicoli diesel Euro 5 nelle regioni della Pianura Padana è di netta contrarietà. Le sezioni regionali di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto sottolineano che un simile rinvio rischia di compromettere la tutela della qualità dell’aria e di rallentare la transizione verso una mobilità a basse emissioni. Secondo l’associazione, attribuire all’Europa l’origine della misura distorce il dibattito e oscura la responsabilità delle scelte politiche nazionali.

Secondo l’associazione, l’eventuale sospensione di una misura introdotta con il Decreto Legge n. 121 del 12 settembre 2023 rischia di compromettere il raggiungimento degli obiettivi ambientali fissati dal Protocollo del 2017 per il risanamento dell’aria nel bacino padano. La norma era già stata definita prima della strategia europea del Green Deal, e attribuire a Bruxelles la responsabilità della decisione rappresenta, per Legambiente, una narrazione fuorviante.

Inazione politica e mancanza di misure strutturali

A distanza di anni dalla definizione del blocco, osserva Legambiente, non sono stati introdotti strumenti per gestire in modo efficace il passaggio verso una mobilità a basse emissioni. Le misure necessarie a incentivare il trasporto pubblico locale, il ricambio dei veicoli inquinanti e l’accesso a mezzi elettrici per categorie specifiche come artigiani, piccole imprese e pendolari restano ancora in gran parte assenti.

Il risultato è un doppio effetto negativo: da un lato, la permanenza di livelli elevati di inquinamento atmosferico, e dall’altro, la mancata attuazione di politiche di accompagnamento che permettano una transizione graduale, equa ed efficace.

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Elettrico e incentivi: criticità di mercato e scelte politiche

Nel contesto attuale, sottolinea l’associazione, la disponibilità di incentivi economici per l’acquisto di auto elettriche non è stata accompagnata da un’effettiva accessibilità sul mercato. La scarsità di modelli a basso costo e la struttura degli incentivi, in molti casi più vantaggiosi per l’acquisto di veicoli a combustione interna, hanno limitato l’efficacia degli strumenti adottati.

In parallelo, continua Legambiente, si continua a sostenere una visione oppositiva nei confronti della mobilità elettrica, facendo leva su presunte difficoltà di accettazione da parte dei cittadini, mentre il problema reale è l’assenza di un quadro infrastrutturale e commerciale in grado di supportare una reale alternativa all’uso dell’auto privata inquinante.

Le priorità infrastrutturali e il nodo delle risorse pubbliche

Legambiente richiama infine l’attenzione sulla destinazione delle risorse nazionali, citando i 13,5 miliardi di euro previsti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Secondo l’associazione, l’utilizzo di tali fondi potrebbe essere valutato in un’ottica alternativa, finanziando interventi di potenziamento del trasporto pubblico locale, misure di sostegno all’elettrificazione e strumenti di accesso agevolato alla mobilità sostenibile, come microcredito o social leasing.

Il messaggio finale è un richiamo alla coerenza tra gli obiettivi dichiarati e le azioni concrete: senza un piano strutturato di interventi pubblici, sottolineano le sedi regionali di Legambiente, ogni tentativo di deroga alle misure antismog rischia di tradursi in un arretramento sul fronte ambientale e sanitario, con conseguenze dirette per milioni di cittadini.



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