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“La sugar tax mette a rischio posti di lavoro e investimenti”


IL PRIMO luglio (salvo proroghe) entrerà in vigore la tassa che colpisce le bevande zuccherate mettendo a rischio oltre 5mila posti di lavoro. E le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia lanciano un messaggio forte e chiaro ai decisori politici affinché “si prenda atto dell’inutilità della Sugar tax, un’imposta inefficace da un punto di vista salutistico e che ha risvolti socioeconomici devastanti per l’intera filiera e per tutto il Paese”. L’appello è stato lanciato dall’Associazione confindustriale e da rappresentati delle imprese, dei sindacati, del mondo accademico e scientifico insieme a esponenti istituzionali. L’entrata in vigore della tassa porterà a un incremento del 28% di fiscalità sul litro, a fronte delle esigue entrate auspicate per lo Stato.

Contabilità

Buste paga

 

Entrate che non tengono conto dei 275 milioni di euro di mancato gettito Iva conseguente alla contrazione del 16% delle vendite nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma (dati Nomisma). Inoltre, la Sugar tax comporterà un freno degli investimenti per oltre 46 milioni, un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro e un taglio del 10% del fatturato, riducendo di conseguenza attività e investimenti in Italia (-12%). Il presidente Assobibe, Giangiacomo Pierini, lancia un monito a nome di tutte le imprese del settore, fortemente preoccupate dal momento di stasi e di attesa che stanno vivendo.

“L’entrata in vigore della tassa, ormai prevista tra poche settimane, rappresenta un grande motivo di preoccupazione per le nostre imprese, che sono allarmate non solo per l’impatto economico che questa avrà, ma anche per le sue conseguenze a livello occupazionale e burocratico. Urge una decisione definitiva da parte dei rappresentanti istituzionali. È necessario uscire da questo momento di incertezza e dare un sostegno concreto alle imprese che hanno bisogno di tempo per programmare le attività, anche in vista del picco previsto per la stagione estiva”.

La Sugar tax colpisce indistintamente le grandi e le piccole medie imprese che valorizzano le eccellenze del territorio italiano, ha sottolineato Savio Boarini, amministratore unico Tomarchio Bibite: “Pmi come la nostra lottano ogni giorno con le sfide che lo scenario attuale pone davanti: l’incremento dell’inflazione, dei costi di materie prime ed energia, il calo dei consumi a cui ora si aggiungono anche le politiche Usa in continua evoluzione. La tassa non è sostenibile e mette a rischio non solo la produttività, investimenti per lo sviluppo, stabilità dei prezzi al consumo e posti di lavoro, ma anche la sopravvivenza stessa delle imprese come la nostra e un patrimonio unico italiano: gli agrumi siciliani”.

La tassa colpisce l’intera filiera, da valle a monte, compresi i lavoratori. Lo ribadisce Michele Tartaglione, Segretario Nazionale Uila: “Le stime ci dicono che la Sugar tax potrebbe mettere a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, un pericolo non certo in linea con l’obiettivo dichiarato dalla politica di incrementare il tasso di occupazione nel nostro Paese. Continuiamo a chiedere la cancellazione di questa tassa sbagliata e ideologica”. Il tutto con conseguenze allarmanti che, sottolinea Bruno Ferroni, Professore Università Cattolica del Sacro Cuore, “fanno male al Made in Italy e a tutta la filiera italiana. Il complesso scenario socioeconomico attuale vede le imprese vivere un momento di profonda difficoltà. Ora più che mai emerge l’esigenza di misure a tutela e supporto delle aziende, per sostenerne la crescita e la competitività anche all’estero. Allo stato attuale, questa tassa rischia di portare più danni che benefici”.

D’altra parte, neanche la salute ci guadagna. La biologa nutrizionista Silvia Ambrogio evidenzia la mancanza di correlazione tra Sugar tax e decrescita di obesità e sovrappeso. “L’introduzione di un’unica tassa che colpisce le bevande analcoliche con e senza zucchero non porta a benefici tangibili in termini salutistici. L’obesità è una malattia complessa, cronica e recidivante di cui ancora non conosciamo esattamente le cause perché ha origini multifattoriali: non esiste un singolo alimento responsabile ma è piuttosto un insieme di fattori tra cui l’inattività fisica, il patrimonio genetico e gli aspetti socioculturali. È la dieta equilibrata, accompagnata a una corretta educazione alimentare, a portare effetti positivi ed è su questo che si dovrebbero concentrare gli sforzi di tutti”. Anche la Commissione Europea ha considerato la Sugar tax inutile per ridurre sovrappeso e obesità, i cui tassi sono costantemente in crescita nei Paesi in cui è stata introdotta, al punto che alcuni di questi hanno iniziato ad eliminarla. Persino l’Oms riporta evidenze di assenza di risultati della tassa sulla dieta e addirittura in 4 studi su 5 un aumento dell’apporto calorico nei Paesi dove la Sugar tax è in vigore. In Italia, inoltre, i dati sul consumo pro-capite delle bevande analcoliche – come cole, aranciate, chinotti e cedrate – sono tra i più bassi d’Europa (54 litri/annui) e si assiste da anni ad un calo costante del mercato delle bibite zuccherate, con un impatto nutrizionale che è sceso ora allo 0,9% del totale delle calorie quotidiane per gli adulti. Un calo possibile grazie anche all’impegno delle aziende associate nella riduzione degli zuccheri aggiunti nei prodotti.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Anche l’Onorevole Marco Osnato, presidente VI Commissione Finanze della Camera dei deputati, si è espresso sulle imprese penalizzate dall’entrata in vigore della Sugar tax: “Una tassa voluta erroneamente dai governi precedenti, che costringe l’attuale Esecutivo a difendere i cittadini e le imprese italiane da un’imposta che non dà alcun vantaggio né da un punto di vista economico né da un punto di vista di tutela della salute dei consumatori”.



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