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29 miliardi dalle banche spagnole alle fossili


Ogni anno, il rapporto Banking on Climate Chaos rivela una verità scomoda: mentre gli impatti della crisi climatica si fanno sempre più gravi, i grandi istituti bancari continuano a iniettare miliardi di dollari in aziende che espandono l’uso dei combustibili fossili. L’edizione 2025 non fa eccezione, anzi: segna un aumento rispetto agli anni precedenti e mette nuovamente in evidenza il ruolo di primo piano di diverse banche spagnole.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

In un contesto europeo segnato da un arretramento normativo – con l’indebolimento del Green Deal e l’approvazione del pacchetto legislativo Omnibus, che sposta le priorità verso la competitività industriale e riduce l’ambizione ecologica in settori chiave – il settore finanziario trova terreno fertile per continuare pratiche che, sebbene redditizie nel breve periodo, compromettono la stabilità climatica ed economica del Pianeta. Mentre si rallentano o ridimensionano iniziative come la direttiva sulla due diligence aziendale in materia di sostenibilità o gli obiettivi climatici nel settore agricolo, le banche operano senza vincoli obbligatori che impediscano loro di finanziare nuovi progetti fossili.

Le banche spagnole finanziano ancora il modello fossile

Secondo il rapporto Banking on Climate Chaos 2025, curato da organizzazioni come Rainforest Action Network, BankTrack e Reclaim Finance, i 65 maggiori istituti bancari del mondo hanno finanziato nel 2024 con 869 miliardi di dollari aziende legate ai combustibili fossili. Di questi, ben 429 miliardi sono andati a imprese con piani attivi di espansione. Non solo quindi si mantiene l’impegno verso il fossile, ma lo si rafforza.

In questo quadro, tre banche spagnole compaiono nell’elenco: Santander, BBVA e il gruppo La Caixa. Il caso più rilevante è quello di Banco Santander, che nel solo 2024 ha destinato 17,3 miliardi di dollari a imprese legate ai combustibili fossili. Dal 2016, la cifra cumulata arriva a 48,3 miliardi. Nonostante il gruppo si presenti come leader nella sostenibilità e sia membro fondatore della Net Zero Banking Alliance (NZBA), i dati smentiscono la narrazione. Sul sito aziendale, Santander dichiara l’obiettivo di diventare «net zero entro il 2050, incluse le emissioni finanziate». Tuttavia, nel 2024 ha investito 7,5 miliardi in aziende che stanno ampliando infrastrutture come oleodotti, impianti a gas e trivellazioni petrolifere.

Anche BBVA non è da meno: ha finanziato per 9,2 miliardi di dollari nel 2024, raggiungendo un totale di 30 miliardi dal 2016. In particolare, 5,9 miliardi sono andati specificamente a progetti di espansione fossile, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. La terza banca, il gruppo La Caixa, ha ridotto il totale dei finanziamenti a 3,2 miliardi, passando da 2,6 a 2,3 miliardi quelli destinati all’espansione fossile: un calo significativo, pur restando all’interno del report.

Banche spagnole e fossili: i progetti più controversi

Il rapporto documenta anche casi concreti di finanziamenti a progetti particolarmente controversi. Uno è Vaca Muerta, una zona di estrazione massiccia tramite fracking nella Patagonia argentina, dove si sommano impatti sulle comunità mapuche e su ecosistemi unici. Il report indica che Citigroup, Deutsche Bank, Itaú Unibanco, JPMorgan Chase e Banco Santander hanno partecipato a colloqui per finanziare parte del gasdotto e del terminal di esportazione. Un altro esempio è l’oleodotto EACOP (East African Crude Oil Pipeline), legato a TotalEnergies e oggetto di forti critiche per gli impatti sociali e ambientali in Uganda e Tanzania. Sebbene le banche spagnole non siano direttamente coinvolte, il report segnala che molti istituti continuano a finanziare le società madri di queste imprese.

L’indebolimento della Net Zero Banking Alliance – con l’uscita di numerose banche globali – e le pressioni per allentare regolamenti come la tassonomia green stanno creando un clima favorevole al greenwashing. Le banche possono continuare a finanziare l’espansione fossile, pur proclamando un futuro a “emissioni zero”. Di fronte a questo scenario, il rapporto ribadisce che «non esiste una giustificazione valida per continuare a finanziare l’espansione dei combustibili fossili se si vuole mantenere l’aumento del riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale». E propone alternative chiare: bloccare i finanziamenti all’espansione, fissare obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni finanziate, richiedere piani di transizione credibili e destinare capitali a progetti di energia rinnovabile e giusta.

Come uscire dalla finanza fossile: l’alternativa etica

Contro un modello finanziario orientato al profitto immediato e alla perpetuazione del sistema fossile, le organizzazioni promotrici del rapporto chiedono misure urgenti e vincolanti: fermare i finanziamenti dell’espansione fossile, introdurre obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni, aumentare la responsabilità delle banche rispetto ai propri impegni climatici e ridirigere i capitali verso progetti energetici sostenibili.

Per chi ha a cuore la giustizia climatica, non bastano le dichiarazioni istituzionali. Servono dati verificati, analisi puntuali e trasparenza sulle pratiche reali dei grandi gruppi finanziari. Solo così è possibile capire dove si gioca il nostro futuro. Una regolazione stringente, l’accesso all’informazione e la pressione della società civile possono invertire la rotta di un modello economico e finanziario che alimenta la crisi. La finanza etica rappresenta un’alternativa concreta e coerente con gli obiettivi climatici globali e i limiti biofisici del Pianeta.



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