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Future for fashion, il sistema moda è a caccia di soluzioni anticrisi


Ricette non nuove ma ancora da implementare compiutamente, dalla valorizzazione del Made in Italy al supporto alle Pmi con strumenti finanziari e formazione, passando per l’innovazione attraverso le tecnologie digitali: sono queste alcune delle raccomandazioni contenute nello studio di Teha Group sul sistema moda, intitolato ‘L’eccellenza sfida la crisi’, presentato al convegno Future for fashion 2025 organizzato da Confindustria Toscana Centro e Costa e Centro di Firenze per la moda italiana, con il supporto di Cdp e Kering. Un appuntamento ormai consueto, che quest’anno è stato ospitato nella sede confindustriale di via Valfonda anche per dare il senso della necessità di mettersi al lavoro per l’uscita dalla crisi del settore.

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Pelletteria e accessori, Confindustria lancia due progetti

“Questo Paese deve investire di più sul futuro del fashion”, ha affermato in apertura Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana Centro e Costa, definendo il sistema moda “un’industria unica e strategica, è un capitale sociale dell’Italia che cuba miliardi di valore, dà lavoro e benessere a centinaia di migliaia di famiglie, offre prospettive per i giovani talenti”. Nella sola area metropolitana fiorentina moda significa 6.300 unità produttive e 42mila posti di lavoro: “E’ il nostro automotive”, ha ribadito Bigazzi, secondo cui questa parte di tessuto produttivo “non può rischiare la fine di altri comparti, come abbiamo visto negli ultimi venti anni”.

Anche per questo motivo Confindustria Toscana Centro e Costa, ha annunciato il suo presidente in occasione di Future for fashion, sta completando due progetti volti al rilancio del settore: uno per la re-ingegnerizzazione della pelletteria, con Price Waterhouse Coopers, e uno per il riposizionamento di prodotto, processo e mercato dell’accessoristica con l’Istituto Sant’Anna. L’associazione, al contempo, “apprezza quanto sta facendo la Regione Toscana – dice Bigazzi -, con un confronto che ci vede coinvolti”, e lo stanziamento di “100 milioni, di cui 40 dedicati ai comparti del settore moda e 60 al bando filiere smart“, per cui “chiediamo una messa a terra rapida di questi provvedimenti, e una semplificazione delle procedure per renderli accessibili”.

Le indicazioni di Teha per il rilancio del settore

Il patrimonio culturale e artigianale italiano, secondo lo studio di Teha, deve essere raccontato attraverso “uno storytelling coordinato e integrato, rivolto sia ai consumatori che alla forza lavoro, capace quindi di attrarre talenti, ma anche di rafforzare il legame con i mercati internazionali, soprattutto nelle fasce di mercato del lusso accessibile e dell’absolute luxury”. La riattivazione di brand storici e la creazione di nuove realtà imprenditoriali, a giudizio di Teha, possono rafforzare la leadership italiana nel panorama globale.

Il supporto alle piccole e medie imprese è indicato come strategico e a questo proposito lo studio suggerisce come “strumenti finanziari pubblici dedicati possano favorire la crescita dimensionale, la transizione generazionale e l’innovazione organizzativa delle piccole e medie imprese, cuore pulsante del sistema moda”. In merito alla sfera della formazione e delle competenze, Teha indica come sia necessario investire in “percorsi formativi strutturati per garantire il ricambio generazionale e preservare le competenze artigianali, rendendo le professioni del settore nuovamente attrattive”.

Sul palco la voce delle imprese della moda

“Da parte imprenditoriale – ha affermato Antonella Mansi, presidente del Cfmi – c’è da fare un grande lavoro di riposizionamento e di innovazione all’interno delle aziende”, e “c’è sicuramente uno sforzo che si chiede alle istituzioni per accompagnare questo percorso di rinnovamento e di riposizionamento, quindi con forme di incentivazione, anche di agevolazione per le direttrici legate all’innovazione tecnologica. C’è bisogno di cambiare pelle. Personalmente ritengo che non debba mancare la forte motivazione, e anche una grande fiducia nei nostri fondamentali industriali che sono comunque un elemento non di rendita, ma di rilancio per il futuro”.

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Fra i relatori di Future for fashion 2025 spiccano Barbara Cimmino, vicepresidente di Confindustria con delega all’internazionalizzazione e all’attrazione di investimenti; Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana; Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda; Stefania Lazzaroni, direttrice generale di Altagamma; Antonio De Matteis, presidente di Pitti Immagine. Voce anche al mondo finanziario con Roberta Benaglia, amministratrice delegata di Style Capital Sgr e naturalmente alle imprese del sistema mod con Attila Kiss, amministratore delegato di Gruppo Florence; Niccolò Ricci, amministratore delegato della maison Stefano Ricci; Niccolò Cipriani, fondatore del brand Rifò; Matteo Mantellassi, amministratore delegato di Manteco.





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