GLI AFFARI E LA RAGIONE DIETRO IL CONFLITTO

La guida suprema iraniana Alì Khamenei “non può essere autorizzato a vivere più a lungo”. (Can no longer be allowed to exist). Sono parole del ministro della difesa israeliano Israel Katz e spiegano il senso compiuto dell’operazione di attacco all’Iran intrapresa dal governo Netanyahu. Chi andava cercando spiegazioni alle parole del cancelliere Friedrich Merz (Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi), ha avuto risposta. L’occidente si affida a Israele per risolvere militarmente la questione mediorientale. La comunità di affari che ne guida le sorti vuole campo libero. La portaerei americana Nimitz sta navigando verso il Golfo Persico. Lascia sguarnito il quadrante presidiato dell’Estremo Oriente, conteso alla Cina, per andare in aiuto agli israeliani. Definire una volta per tutte che il Medio Oriente diventa zona di influenza americana attraverso Israele vuol dire costringere Russia e Cina a stare sulla difensiva e limitarsi alle Repubbliche centro asiatiche come aree di riferimento.

Sebastian Kurz è stato il più giovane cancelliere austriaco, un enfant prodige della politica, inciampato in una storia di finanziamenti ha dovuto dare le dimissioni. Adesso fa l’imprenditore di cybersecurity e lavora con Israele e i Paesi arabi. Utilizza l’innovazione degli israeliani e i capitali degli sceicchi. Sono questi due elementi che rendono profittevole il Medio Oriente per gli imprenditori. Quando la superiorità militare sul campo rende chiari i rapporti di forza l’uomo d’affari guarda già oltre. Vede un’area che va dalla Siria all’Iran, pacificato dalla superiorità militare israeliana, fino agli Stati del Golfo dove lo sviluppo economico ha enormi potenzialità.

Gli accordi di Abramo che prevedono l’avvicinamento di Arabia Saudita e Israele hanno messo in atto un processo del quale entrambi gli attori colgono i vantaggi. Il petrolio gioca ancora la sua parte ma decisiva è la congiunzione fra know how e capitale. Ed è il motivo anche del silenzio europeo. La ricerca, l’innovazione sono presenti in molte aziende familiari europee. Il problema di queste realtà è la mancanza di capitali. Portare i petrodollari anziché sulle squadre di calcio nelle aziende e nelle start-up è il sogno neanche tanto nascosto di molte cancellerie europee.

Le opinioni pubbliche del vecchio continente sono scosse dagli attentati e vedono nell’estremismo islamico un fattore di pericolo. Questo spiega molto della ritrosia con la quale si guarda ai fatti della striscia di Gaza e della Cisgiordania, caduti ora in un cono d’ombra perché sopravanzati dal conflitto tra due Stati sovrani. Israele con il suo attacco all’Iran ha alzato l’asticella spostando quindi l’attenzione. Assistiamo ad un conflitto dove la ragione di Stato è sopravanzata dall’odio e quindi dalla delegittimazione dell’avversario. Su queste basi non si costruisce un dopoguerra. Ciò che verrà distrutto ed umiliato risorgerà nei singoli individui vindici delle ingiustizie patite. È un vaso di Pandora che si apre e scatena i suoi spiriti maligni. Dove andranno ad infrangersi non è dato sapere ma avere preferito l’uso scriteriato delle armi alla ragione pacificante è segno di debolezza.

Vuol dire che non si coglie ciò che unisce. L’occidente pensa al denaro, ovvero alla profittabilità del business. Il che può avere anche senso se l’identità culturale dei popoli trova riconoscibilità e quindi rispetto. Esportare la democrazia è un esercizio pericoloso come l’Iraq, la Libia stanno a dimostrare. Questa volta l’America di Donald Trump delega il suo sodale Netanyahu nel lavoro sporco. Negare le tradizioni altrui, gli usi e i costumi, ne esacerba i caratteri. La realtà umana è universale perché diversa. La standardizzazione in nome della superiorità tecnologica e militare il grande pericolo.