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La Campania e la trasformazione digitale


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Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, l’Italia ha fatto passi avanti nella digitalizzazione, partendo da una posizione piuttosto arretrata rispetto agli altri Paesi europei. Grazie anche ai fondi del Pnrr, molte imprese e pubbliche amministrazioni hanno iniziato a investire di più in tecnologie digitali.

La diffusione delle tecnologie digitali nell’economia e nella società si è accompagnata nel periodo più recente, in Campania come in Italia, alla più intensa natalità di imprese a elevato contenuto tecnologico nei settori più interessati dalla trasformazione digitale. In questo contesto, la Campania ha registrato dei miglioramenti, ma resta ancora molto da fare. Per capire meglio la situazione, riprendendo la metodologia impiegata dalla Commissione Europea, è stato usato un indicatore chiamato r-DESI, che misura la digitalizzazione su quattro aspetti principali: competenze digitali, infrastrutture, uso delle tecnologie da parte delle imprese e servizi pubblici digitali.

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Ne emerge un quadro tutto sommato positivo, con diversi segnali incoraggianti e alcune criticità: 
• le infrastrutture digitali sono il punto forte: la maggior parte delle famiglie ha accesso a internet veloce, anche più della media italiana; 
i servizi pubblici digitali sono migliorati: molti Comuni offrono servizi online e l’uso di Spid e PagoPA è cresciuto, anche se c’è ancora strada da fare, soprattutto per rendere tutto accessibile anche da smartphone; 
le competenze digitali dei cittadini sono ancora basse: solo un terzo ha competenze di base e pochi hanno competenze avanzate; 
le imprese usano poco strumenti come il cloud o i big data e anche l’intelligenza artificiale non è molto diffusa.
In sintesi, la Campania sta facendo enormi progressi verso una nuova economia basata su conoscenza, innovazione e sostenibilità digitale. Con investimenti mirati, valorizzazione delle competenze e rafforzamento delle sinergie tra pubblico, privato e mondo accademico, la regione ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nel Sud per la trasformazione digitale. Investire in formazione, diversificazione settoriale e trasferimento tecnologico sarà decisivo per trasformare il potenziale in sviluppo concreto.
Particolarmente interessante è l’approfondimento riservato nel Rapporto all’esposizione del mercato del lavoro regionale all’intelligenza artificiale (IA).

Sebbene negli anni più recenti in Italia siano stati compiuti progressi importanti nella digitalizzazione di base delle imprese, l’adozione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi risulta ancora limitata: secondo l’Eurostat, nel nostro Paese nel 2024 poco più dell’8 per cento delle aziende con oltre 10 addetti aveva utilizzato almeno una tecnologia di IA (13,5 nella media dell’Unione Europea). Indicazioni analoghe provengono dai risultati dell’indagine Invind della Banca d’Italia, secondo cui un ottavo delle imprese con almeno 20 addetti faceva uso di tecnologie IA; per la Campania si è registrata una quota simile.

Nei prossimi anni la domanda di lavoro, in particolare per le professioni che richiedono più elevate competenze cognitive, sarà influenzata dalla diffusione di tecnologie basate su sistemi di intelligenza artificiale. I lavoratori impiegati in settori e tipologie di occupazione in cui vi è complementarità delle loro competenze con l’impiego dell’IA potrebbero verosimilmente conseguirne benefici in termini di produttività e prospettive occupazionali; altri potrebbero essere esposti al rischio di sostituzione, con i loro compiti svolti dalle nuove tecnologie. 
La quota di lavoratori campani impiegati in professioni ad alta esposizione all’IA è in linea con la media nazionale. Tuttavia, la percentuale di occupazioni potenzialmente sostituibili è inferiore (20,5% contro il 24,2% nazionale), grazie a una composizione settoriale orientata verso ruoli meno esposti alla sostituzione. Di contro, è più elevata la quota di lavoratori esposti per complementarità, in particolare nei settori dei servizi pubblici e del commercio. L’analisi per livello di istruzione evidenzia una maggiore esposizione dei lavoratori con titoli di studio elevati, a conferma della capacità dell’IA di svolgere mansioni complesse. 





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