Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Per le nostre imprese in gioco il boom di vendite nei Paesi del Golfo


di
Federico Fubini

Microcredito

per le aziende

 

L’incremento di esportazioni di made in Italy in aumento nell’area aiutano a compensare i cali in Cina, Germania e Usa. Arabia saudita terza destinazione più cresciuta al mondo

Tre giorni fa l’esponente iraniano Ehsan Khandouzi ha condiviso su X le frasi più preoccupanti per l’economia internazionale dall’inizio della guerra con Israele: «A partire da domani, per cento giorni, nessun petroliera o nave gasiera potrà passare dallo stretto (di Hormuz, ndr) senza l’approvazione dell’Iran». Non è la politica ufficiale di Teheran, ma Khandouzi ha il suo peso specifico: è stato ministro dell’Economia fino all’estate scorsa.

Uno scenario simile — un filtro iraniano sull’uscita dal Golfo, da cui passa il 30% dell’energia fossile mondiale — può mandare il prezzo del petrolio verso quota cento dollari. Ma questo conflitto presenta anche rischi meno evidenti per l’economia internazionale e, più specificamente, quella italiana. Perché non è chiaro se possa durare il boom del made in Italy nel Golfo in queste condizioni, né se l’export del Paese possa tenere senza di esso.




















































Nel 2024 le vendite di beni italiani negli Emirati Arabi Uniti sono cresciute di 1,27 miliardi di euro — secondo l’Istituto del commercio estero — con un aumento del 19%. Quanto all’Arabia Saudita, l’impennata dei fatturati è stata di 1,4 miliardi, pari a un impressionante più 30%, mentre l’accelerazione è confortante anche in altri regni petroliferi quali Qatar o Oman. Per il made in Italy l’Arabia Saudita è la destinazione cresciuta di più in assoluto in volumi finanziari nel 2024, tolte Turchia e Kirghizistan (più 80%) che però sono usate dalle imprese come piattaforme per aggirare illegalmente le sanzioni contro la Russia.

Contabilità

Buste paga

 

Senza la sua crescita rapida e continua grazie ai petroldollari del Golfo, l’export italiano semplicemente non può tenere ai livelli degli anni scorsi. Nel 2024 solo i miliardi incassati dai produttori del Paese ad Abu Dhabi, Dubai, Riad o Doha hanno impedito al fatturato totale di scendere in modo sensibile malgrado i cali in Cina (meno 20%), Germania, Stati Uniti e Francia. Quest’anno si presenta lo stesso tema: il calo dell’export verso la Cina è già dell’11,7% nei primi cinque mesi — secondo le dogane di Pechino —, Germania e Francia sono in stagnazione e gli Stati Uniti hanno alzato i dazi ai livelli più alti dal 1940.

Per il proprio export l’Italia ha bisogno più che mai di un Golfo Persico aperto, stabile e concentrato sugli investimenti; non di una guerra a poche braccia di mare più a nord. Ma Marco Forgione, direttore generale del Chartered institute of export and international trade di Londra, vede una realtà diversa. Forgione osserva che nell’ultima settimana anche per i portacontainer, non solo per le petroliere, il costo di assicurazione sembra essere salito di circa il 60% per transitare da Hormuz; nei porti degli Emirati si registrano già ingorghi di mercantili in attesa di tempi più tranquilli; e questa settimana il frequente blocco dei segnali satellitari, probabilmente legato alla guerra, ha già provocato una collisione fra due petroliere vicino a Hormuz. «Abbiamo tensioni e un’incertezza enorme simultaneamente all’ingresso del Golfo e del Mar Rosso (a causa degli Houthi, ndr) — dice Forgione — proprio mentre gli Stati Uniti rimettono in discussione l’intero sistema mondiale del commercio. È una minaccia esistenziale per l’economia globale».

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

21 giugno 2025 ( modifica il 21 giugno 2025 | 09:46)

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Microcredito

per le aziende