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quale ruolo nella transizione energetica?


Coniugare efficienza, digitalizzazione e sostenibilità sul mercato della transizione energetica: l’evoluzione delle Energy Service Companies (ESCo) mette al centro la proposta di servizi integrati per modernizzare il sistema energetico nazionale.

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La strada è tracciata, lo confermano studi come “Energy Service Companies: presente e futuro di un settore chiave per la transizione energetica”, presentato a Casa Siemens a Milano da Agici. “Il comparto ha tutte le potenzialità per una crescita solida e strutturale – spiega l’ad di Agici Marco Carta -. A condizione che si riesca ad adattare a un contesto sempre più orientato alla performance e meno dipendente dagli incentivi pubblici. Sarà fondamentale investire in efficienza, tecnologie integrate e modelli gestionali evoluti, affinché le ESCo italiane possano contribuire in modo duraturo agli obiettivi di decarbonizzazione”.

ESCo italiane e progetti energetici: un potenziale altissimo

Veniamo ai risultati della ricerca, che offre un quadro completo dell’evoluzione del settore. Negli ultimi anni, le ESCo italiane hanno vissuto un’espansione significativa, sostenuta soprattutto da incentivi come il Superbonus, ma alimentata anche da solidità interna e modelli operativi maturi.

L’analisi ha coinvolto un campione di 466 ESCo attive nei business dell’efficienza e dei servizi energetici, selezionate tra oltre 900 realtà certificate attive in Italia che operano lungo l’intera filiera. Dalla consulenza all’installazione, dalla gestione operativa al supporto amministrativo, riflettono un mercato dinamico. Capace di rispondere a esigenze eterogenee, per taglia, settore e livello tecnologico dei progetti.

Quanto valgono le ESCo italiane

Il valore complessivo ha raggiunto 16,2 miliardi di euro nel 2023. Una crescita importante, che riflette la capacità concreta di adattamento e innovazione. Con la fine del Superbonus e l’incertezza sui nuovi incentivi, la gestione del procurement tecnologico assume un ruolo ancora più centrale. Uno strumento determinante per garantire efficienza, qualità e continuità operativa in un mercato che deve necessariamente proseguire nella sua evoluzione.

Tornando ai dati economici, le ESCo italiane hanno attraversato tre fasi distinte. Tra il 2014 e il 2019, una crescita contenuta ma regolare, con ricavi tra 5,3 e 6,4 miliardi di euro. Il 2020, chiaramente, ha registrato un lieve calo, tuttavia assorbito dalle imprese più strutturate. A partire dal 2021, grazie all’effetto moltiplicatore dei bonus, il fatturato è passato da 9,13 a 16,2 miliardi di euro (+78% in soli tre anni). L’Ebitda è balzato da 1,74 milioni a 2,16 milioni di euro e l’utile netto ha superato i 700 milioni di euro.

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Vincono specializzazione e integrazione

Le cifre si accompagnano all’analisi dettagliata del comparto e delle differenze in termini di performance. I grandi operatori, quali ESCo di gruppi energetici e service provider integrati, generano il 69% dei ricavi. Contribuendo per il 58% alla composizione dei margini operativi. Tuttavia, le ESCo italiane specializzate, sebbene di dimensioni più contenute, realizzano quasi la metà degli utili complessivi, il 49%. Dimostrando così un livello di efficienza superiore nel convertire i ricavi in utili. Questi attori hanno fatto della specializzazione e dell’elevata competenza tecnologica la chiave per emergere, puntando su qualità e adattabilità delle soluzioni.

Claudia Guenzi, Head of Smart Infrastructure di Siemens Italia

Gestire la complessità tecnologica dell’efficienza

Ultimo aspetto, la crescente complessità tecnologica delle soluzioni richieste alle ESCo italiane. Accanto ai tradizionali servizi di efficientamento energetico, aumenta la domanda di integrazione tra elettrificazione, rinnovabili e gestione digitale degli impianti. Subentrano pompe di calore, colonnine di ricarica, impianti fotovoltaici, sistemi di monitoraggio intelligente e vettori per la deep decarbonization, tra cui biometano e idrogeno. La loro gestione richiede una capacità di integrazione tecnica molto evoluta.

In questo contesto, la gestione strutturata del procurement tecnologico diventa basilare per garantire affidabilità nelle prestazioni contrattuali. Le modalità di approvvigionamento variano in base alla dimensione delle aziende, al loro assetto organizzativo e all’appartenenza a gruppi e multiutility. I modelli spaziano da strutture centralizzate ad approcci più snelli e operativi, utilizzando strumenti come affidamenti diretti, gare pubbliche o accordi quadro. Accanto alla ricerca di efficienza operativa, gli operatori più rilevanti si stanno dedicando anche alle acquisizioni. Operazioni mirate a consolidare la presenza sul mercato e ad ampliare il catalogo di prodotti e servizi, soprattutto alla luce della volubilità degli incentivi disponibili.

“L’innovazione nella gestione dell’energia, unita alla digitalizzazione delle infrastrutture industriali, è essenziale per garantire competitività e sostenibilità nel lungo periodo – conclude Claudia Guenzi, Head of Smart Infrastructure di Siemens Italia -. Pertanto, ci impegniamo a fornire soluzioni avanzate che rispondano alla crescente domanda di integrazione tra energia e digitale. In uno scenario in continua trasformazione, offriamo tecnologia all’avanguardia, competenze e visione strategica per supportare le ESCo italiane e in un percorso di transizione concreto ed efficace”.



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