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Firenze, l’Innovation Center motore di cultura digitale (e di posti di lavoro)


Quando, nel giugno 2015, il direttore della Fondazione Cr Firenze, Gabriele Gori, fece per la prima volta un sopralluogo alla caserma Cavalli – l’ex granaio dei Medici in riva all’Arno, che era stato messo sul mercato da Cassa Depositi e Prestiti – l’idea non era ancora quella di trasformare quell’edificio bisognoso di un pesante restauro in un centro che promuovesse la cultura dell’innovazione – assai carente in Toscana – e che sviluppasse startup. Ben presto però si fece largo l’ipotesi di dotare Firenze di un hub digitale che ambisse a creare valore e posti di lavoro per il territorio.

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La collaborazione Fondazione Cr Firenze-Nana Bianca

Per questo già nei mesi successivi la Fondazione prese contatto con Nana Bianca, startup studio e acceleratore di imprese digitali che, già da qualche anno, operava a Firenze: da questa collaborazione è nato l’Innovation Center di piazza del Cestello, come ha ricordato il direttore Gori ripercorrendo, con emozione e orgoglio, la creazione di una “fabbrica della cultura digitale” che non ha eguali in Italia. L’occasione è stata un incontro pubblico che si è tenuto proprio all’Innovation Center a dieci anni dall’idea e a cinque anni dall’apertura avvenuta nel settembre 2020 (dopo una ristrutturazione costata quasi 30 milioni di euro), per fare un bilancio dell’impatto generato sul territorio e “misurato” da due report, illustrati dallo stesso Gori e dal ceo di Nana Bianca, Alessandro Sordi.

L’89% delle startup accelerate è “pienamente soddisfatto”

La Fondazione Cr Firenze ha dato incarico a Triadi, spinoff del Politecnico di Milano, di calcolare l’impatto generato dai due programmi di accelerazione di startup che essa sostiene, Hubble e Italian Lifestyle, il primo partito nel 2017 (ancor prima dell’apertura dell’Innovation Center), il secondo più recente, al terzo anno di vita. Nel periodo 2017-2024 Hubble è stato finanziato dalla Fondazione con tre milioni di euro e ha selezionato 50 startup, operanti soprattutto nei settori fashion, circular economy e media entertainment: l’89% si dice “pienamente soddisfatta” del percorso seguito. Nel 44% dei casi Hubble ha permesso di stabilire nuovi rapporti commerciali e partnership, nel 67% dei casi ha stimolato rapporti con altri attori dell’ecosistema dell’Innovation Center. L’aspetto da migliorare, messo in luce dagli intervistati, è il fundraising, la raccolta di risorse sul mercato che in Italia, a differenza di altri Paesi, stenta a decollare.

Il tasso di mortalità delle startup è (solo) del 18%

Uno dei dati più importanti emersi dallo studio è il basso tasso di mortalità delle startup accelerate: solo nove su 50 hanno cessato l’attività al dicembre 2024, mostrando un tasso di mortalità del 18% contro quello medio italiano che supera l’80%. Il motivo – spiega la Fondazione – potrebbe ricollegarsi al fatto che, dopo il percorso di accelerazione, le startup non vengono “abbandonate”, ma possono avere un grant supplementare per stare altri 12 mesi all’Innovation Center usufruendo dei servizi e delle attività del network.

Nana Bianca ha supportato 140 startup e creato 1.600 posti di lavoro

Anche Nana Bianca ha elaborato un proprio report di impatto dal titolo “Accelerare il futuro”, che ha messo in luce come le startup supportate finora siano state 140, che hanno dato lavoro a oltre 1.600 persone: il 63% ha scelto di aprire uffici nel territorio toscano. Altri novemila posti di lavoro si stima siano stati creati in maniera indiretta. Le 140 startup hanno raccolta sul mercato 124 milioni di euro. “Riusciamo ad accompagnare le prime fasi di vita delle startup – ha spiegato Sordi – ma poi spesso queste realtà devono andare più lontano per trovare le risorse necessarie per crescere”.

Il futuro? L’intelligenza artificiale

Per il futuro Fondazione Cr Firenze e Nana Bianca sono al lavoro, insieme con l’Università di Firenze, per sviluppare le applicazioni di intelligenza artificiale sia nell’ottica di migliorare la vita dei cittadini, che in quella di migliorare i business. “L’intelligenza artificiale è una rivoluzione ancora più grande di Internet – ha concluso Sordi – e, se ben utilizzata, potrà servire davvero a migliorare la nostra vita”.

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