Nonostante la consueta retorica dell’ufficio comunicazione della presidente Todde — pronta, anche questa volta, a incensare la bontà dell’azione della Giunta — la Delibera n. 32/63 approvata il 18 giugno scorso ha provocato più di un malumore anche all’interno della stessa maggioranza. Parliamo di uno stanziamento complessivo di quasi 3 milioni di euro, distribuiti tra il 2025 e il 2027, destinati a consulenze esterne per “studi, ricerche e incarichi fiduciari”. Una voce di spesa che non ha mancato di sollevare dubbi e critiche, anche da chi siede nelle stesse file del centrosinistra.
Nel dettaglio, ben 300 mila euro saranno destinati al supporto tecnico per la “riscrittura della legge elettorale e dello Statuto della Sardegna”. Un compito, questo, che secondo molti — tra cui il Partito Socialista Italiano — dovrebbe spettare al Consiglio regionale e non essere esternalizzato a “mani tecniche”. “La legge elettorale non si appalta: torni in Aula, la vera casa della democrazia”, tuonano i Socialisti. Ma, che sia la casa della democrazia, vista la qualità dell’attività legislativa, i dubbi restano…
La giustificazione dell’esecutivo Todde però, messa nero su bianco dall’ufficio comunicazione, è che le consulenze sono “specialistiche” e “a supporto di politiche strategiche per la Regione Sardegna”, e che “una ricognizione puntuale condotta con tutti gli Assessorati ha evidenziato il fabbisogno di prestazioni non reperibili internamente”. Una narrazione che, però, lascia trasparire più di una debolezza strutturale nella macchina amministrativa regionale e che, nei fatti, suona come un’ammissione di inadeguatezza degli organici attualmente in carica. Ma non erano i migliori? Quelli con valori e competenze? Quelli agli antipodi del centrodestra sardo-leghista della XVI Legislatura?
A far discutere, in casa centrosinistra, e poi il metodo. Lo stesso che ha già sollevato polemiche in altre occasioni — basti pensare alla reazione scomposta dell’ufficio stampa della Todde in occasione della pronuncia della Corte dei Conti sulle spese elettorali -. Stavolta, sotto accusa è l’impostazione “parallela” della riforma elettorale: un cantiere tecnico, per i socialisti, che si muove al di fuori del perimetro democratico dell’Aula, privando i consiglieri regionali del loro ruolo centrale.
“Il metodo scelto dalla Giunta regionale, che ha incaricato consulenti esterni per elaborare la nuova legge elettorale, è sbagliato nel merito e nel principio – si legge nella nota del segretario regionale Gianfranco Lecca -. Svuota il Consiglio delle sue prerogative e mortifica il ruolo dei rappresentanti eletti dal popolo sardo. Con un investimento di 300 mila euro, si è aperto un cantiere parallelo, scollegato da quel dibattito politico e civile che dovrebbe guidare ogni vera riforma”.
E non è solo una questione di principio. “Servono preferenze, rappresentanza plurale, equità territoriale e accesso paritario”, dicono, “non scorciatoie tecnocratiche né soglie di sbarramento punitive”.
Una presa di posizione che rompe il fronte (peraltro sempre meno compatto e autorevole) della maggioranza e che, forse, anticipa tensioni più profonde in vista del prossimo assestamento di bilancio, ovvero l’ennesima greppia per i consiglieri di maggioranza e minoranza in Consiglio regionale.
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