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Dazi, Trump minaccia ancora l’Ue: lettera tra due giorni


Altro giorno, altra minaccia sui dazi. Donald Trump continua a inviare le sue lettere come dei missili e non ha intenzione di smettere. Dopo aver colpito numerosi partner commerciali, annuncia che una lettera indirizzata all’Unione europea sui dazi potrebbe essere inviata “tra due giorni”, come dichiarato durante una diretta televisiva dalla Casa Bianca. Una mossa che serve più che altro a velocizzare gli accordi già in corso.

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Il presidente americano ha anche minacciato ulteriori imposte del 10% per i Paesi Brics e del 200% per il settore farmaceutico, mentre per il rame si ipotizza un prelievo del 50%.

Queste dichiarazioni non sono solo voci, ma hanno fatto impennare il prezzo del rame a New York, che ha toccato un nuovo massimo storico. Secondo il Comex, il metallo rosso ha superato i 5,46 dollari la libbra, battendo il precedente record di marzo.

Ue trattative prorogate e margini per un accordo

Abbiamo ancora un mese per ascoltare Trump che brandisce la clava. L’amministrazione americana ha ufficializzato il rinvio della scadenza per il negoziato con Bruxelles al 1° agosto. Il segretario al Commercio statunitense Howard Lutnick ha dichiarato che “sul tavolo ci sono vere offerte dell’Ue” e che Washington le valuterà.

Anche il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis ha confermato che il rinvio concede margini per un accordo, mentre la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha ribadito la fiducia dell’assemblea nel commissario Maros Sefcovic. Stephanie Lose, ministra dell’Economia della Danimarca per la presidenza di turno dell’Ue, ha esortato a mantenere aperto il dialogo ed evitare escalation, il che vuol dire non dare troppo adito alle minacce di Trump e concentrarsi solo sull’accordo. Un accordo che, qualora si trovasse, è molto probabile non sia del tutto azzerato ma che si aggiri al 10%.

Gli scenari futuri: cosa potrebbe accadere

Gli Stati Uniti, infatti, hanno proposto all’Ue un accordo con una tariffa base del 10% e eccezioni per settori sensibili come aerospazio e alcolici. Klingbeil, ministro delle Finanze tedesco, ha avvertito che l’Ue è pronta a contromisure se l’intesa non sarà equa.

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Iraxte Garcia Perez, dei Socialisti europei, ha commentato che “l’Europa non si piegherà al bullismo commerciale“. La guerra dei dazi vista così com’è, rischia di danneggiare le economie su entrambe le sponde dell’Atlantico e di aggravare le disuguaglianze globali. Questa non è una posizione dei soli socialisti, come vedremo, ma anche di veri e propri colossi commerciali.

La politica economica internazionale di Trump infatti, è più impopolare che mai. Il Wall Street Journal ha definito i dazi “un aumento delle tasse arbitrario”, dannoso per consumatori e aziende. Blackrock prevede che peseranno su inflazione e crescita globale, ma esclude una recessione.

La Banca d’Italia ha rilevato che il 32% delle imprese manifatturiere e il 12% dei servizi temono effetti negativi.

Tariffe confermate su sette Paesi considerati ostili

Washington ha introdotto tariffe tra il 25% e il 40% contro sette Paesi con le prime lettere, tra cui Giappone, Corea del Sud e Sudafrica. Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha definito la scelta “davvero deplorevole” e ha annunciato che Tokyo rafforzerà i colloqui per tutelare l’industria automobilistica, che vale oltre un terzo delle esportazioni verso gli Stati Uniti.

Ryosei Akazawa, capo negoziatore giapponese, ha precisato di avere tre settimane per preparare un dossier dettagliato e ha confermato colloqui telefonici con il segretario al Commercio americano Howard Lutnick.

Anche il presidente sudcoreano Lee Jae Myung e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa hanno espresso la volontà di continuare le trattative per trovare un’intesa.

Malcontento anche dalla Cina, che ha ribadito che “nessuno vince in una guerra commerciale”. Il premier Li Qiang ha ricordato che Pechino dispone di risorse per contrastare l’impatto delle tariffe.

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