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Space V, una serra nello spazio




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Ultim’ora news 18 aprile ore 14


Un orto tra le stelle per verdure a km zero anche nello spazio. È quello che promette l’Adaptive Vertical Farm, primo prototipo italiano di serra spaziale pensata per coltivare verdure e piante fuori dall’atmosfera terrestre. A portarla tra i padigilioni della fiera Euroflora, in programma dal 24 aprile a Genova, è Space V, startup spin-off dell’Università di Genova, fondata da Franco Malerba, primo astronauta italiano, che ha trasformato la sua esperienza in un progetto di innovazione sostenibile che unisce ricerca spaziale, scienze biologiche e robotica.

La serra Space V destinata alla stazione orbitante

La serra, che sarà esposta allo stand B135 nel Padiglione Blu, è progettata per la crescita delle piante in ambienti estremi, come le stazioni orbitanti future, le missioni lunari del programma Artemis della Nasa o, in un futuro ancora da immaginare, da utilizzare sulle navi in rotta verso Marte.

«Coltivare nello spazio non è più solo un sogno, ma una necessità concreta per garantire l’autonomia delle future missioni interplanetarie», commenta Franco Malerba, founder di Space V. «La nostra serra è il risultato di anni di ricerca interdisciplinare e rappresenta un passo fondamentale verso un’agricoltura sostenibile, tanto nello spazio quanto in ambienti difficili sulla Terra».

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Franco Malerba, founder di Space V

La tecnologia, brevettata da Space V, è pensata infatti per rispondere alle esigenze nutrizionali degli astronauti impegnati in missioni di lunga durata. Grazie a un sistema di micro-condizionamento separato per ogni livello di coltivazione, Space V, dove la V sta per Space Vegetables, consente di coltivare tipologie di piante diverse e ridurre nello stesso tempo i consumi energetici in modo significativo. La serra presenta una struttura multipiano dinamica, in grado di adeguare il volume disponibile per ogni pianta al suo livello di crescita in modo da sfruttare completamente il volume a disposizione e non lasciando mai spazio inutilizzato come nelle serre a ripiani fissi. Inoltre, programmando semina, raccolti e scelta delle piante si riesce a ridurre il consumo energetico ed idrico allo stretto necessario. Il risultato atteso è un raddoppio della resa produttiva rispetto alle serre verticali tradizionali. Le verifiche sul campo sembrerebbero confermarlo. Un prototipo terrestre della serra AVF di Space V è stato testato all’Università di Genova. Lo studio ha dimostrato un aumento della resa produzione fino al 135% rispetto alle serre verticali standard e una riduzione del consumo energetico del 43%.

A caratterizzare la proposta della start-up fondata nel 2021, con base a Genova e Torino è, inoltre, la versatilità: le stesse soluzioni possono trovare applicazione anche sulla Terra, in contesti estremi come regioni polari, deserti, ambienti isolati o piattaforme offshore. Space V ha recentemente raccolto un finanziamento pre-seed dal fondo Galaxia, il Polo nazionale di Trasferimento tecnologico per lo sviluppo di nuove imprese dedicate al settore dell’Aerospazio, nato da CDP Venture Capital in partnership con Obloo.



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